LA TENERA ITALIA

Le industrie si rivolgono ai tribunali e il Presidente rischia i voti del Sud DALLA PRIMA PAGINA LA TENERA ITALIA giostre a caccia di un bel soldatino con la bustina azzimata e gli scarponi lucidi di Brill. In scena, mi piace l'amore sottovoce, un bisbiglio dopo l'altro, le carezze da pochi spiccioli, il bacio a bocca cucita... Nella commedia c'è il Paradiso: cosi facciamo contenti Andreotti e la de...». In quella Roma che non conosce ancora la ferocia, c'è posto anche per Hollywood, che trascura la Borgata Finocchio, ma si diverte a spiare i luoghi sacri come Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, via V eneto. Li spia e li disegna in cartoline patinate, da inviare ai parenti del Connecticut o del Missouri, che poi le appenderanno alle pareti per un «memorial Italy». Vacanze romane di William Wyler non si accontenta di questo dépliant. Vuole - come dire? - graffiarlo allegramente e decide di far salire Sua Altezza Reale Ann («scognomata», avrebbe detto Totò) su di una Vespa. La principessa scappa dal Castello-Ambasciata, non ordina un cocchio o la Cadillac, ma cavalca il motorino abbarbicata a Gregory Peck. La Vespa taglia Roma, la tramortisce (il traffico era ancora timido), passa dovunque. Sua Altezza la frusta quasi fosse un destriero impertinente, abbatte bancarelle, sfiora signore con la veletta, forse aggiunge un buco al Colosseo. E' una Roma alla Franz Lehar; si balla nelle feste vicino al fiume, sotto stelle travestite da palloncini colorati. Ann danza anche con un parrucchiere (lo fa Paolo Carlin; il tic-tac dell'ora che fu, riprende...)- L'incantevole Audrey si stringe al suo Gregorio Gambalunga, gli sussurra paroline che hanno già il pianto nelle vocali. E lui replica, con la voce bollente e «baciosa» di Emilio Cigoli. A un certo punto della fiaba Peck presta a Hepburn mille lire. Uno pensa: «Le basteranno solo per un cono gelato». Invece lei acquista mezza città, le danno anche il resto. Certo: se potessi avere mille lire al mese... Qualche anno prima però. Ma il fatto è che costa poco sognare, specie nel '50. Arriva il momento che Audrey deve tornare al suo paese dei campanelli, tra baroni in marsina e generali decorati per improbabili battaglie. Peccato che Trovajoli non avesse ancora scritto: «Roma, 'nun fà la stupida stasera...». Forse sull'onda di quella tenera musica, Audrey sarebbe risalita in V espa, lasciando la guida all'adorato Gregorio e addormentandosi sotto la luna. Non svegliamola, perché sta per entrare una terza Roma in un episodio di «Ieri, oggi, domani» di Vittorio De Sica. Una Roma papale papale, con tanto di seminarista, dove è in arrivo, da Bologna, quel sesso che avrebbe impaurito la principessa. Anzi: quel «sssesso», che in Emilia si pronuncia sotto una ammucchiata di «s» impure. Se lo trascina dietro un commerciante bolognese (Mastroianni). Marcello urla d'amore, ma il suo è un sesso d'epoca, bonario e dialettale. Non ce la fa a smuovere quella mondana mistica della Loren. Per farlo contento, sul finir della sera, lei gli improvvisa uno strip sveltino e quasi monacale. La signora, per impararlo, dev'essere andata a una scuola serale, dove di certo non insegnava Dodo d'Hamburg. Sofia ci ride sopra, le calze nere si sfilano a fatica, i fianchi sembrano un po' anchilosati. E' uno spogliarello casalingo, da offrire in tinello dopo aver visto in Tv una partita Bologna-Roma. Alla fine Mastroianni lancia l'urlo di tarzan per aver intravisto un lembo di coscia. Altri tempi. Sandro Boleti!