«Ecco le prove del massacro»
«Ecco le prove del massacro» «Ecco le prove del massacro» 7/ dossier americano su Srebrenica NEW YORK. L'ambasciatore americano all'Onu, Madeleine Albright, ha presentato ieri al Consiglio di sicurezza prove in grado di dimostrare che i serbobosniaci lo scorso mese hanno massacrato oltre 2000 persone a Srebrenica, nella Bosnia orientale. La signora Albright ha sottoposto al Consiglio una serie di otto foto scattate da aerei spia americani U-2, nelle quali sono visibili un campo di prigionia e quella che sembra essere una fossa comune. Una delle fotografie mostra un grande campo circondato da alberi, che secondo l'interpretazione dell'immagine fornita da un funzionario statunitense, sarebbe stata utilizzata per tenervi i prigionieri, nei pressi di Srebrenica. Un'altra foto mostra una zona contrassegnata da tre linee, a un chilometro di distanza dal campo della prima foto, coir segni evidenti di terra rimossa di fresco. Sono evidenti anche tracce lasciate da veicoli pesanti, che conducono a quelle zone di terra rimossa. Si tratta, secondo la denuncia della Albright al Consiglio di Sicurezza, di una delle fosse comuni, contenente fino a 600 cadaveri di civili musulmani, trucidati in massa dai miliziani serbi dopo l'espugnazione di Srebrenica. Le varie fosse comuni attorno a Srebrenica, secondo la denuncia statunitense, contengono fra le 2.200 e le 2.700 salme. La Albright ha anche presentato un superstite al massacro, un bosniaco di 63 anni, salvatosi perché si gettò al suolo nascondendosi sotto i cadaveri. Tali prove saranno consegnate al tribunale dell'Onu per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia. L'amministrazione Usa auspica che il tribunale indaghi anche sulla fossa di Srebrenica. Gli Usa si muovono anche sul terreno diplomatico. Una delegazione americana guidata da Anthony Lake, consigliere del presidente Clinton per la sicurezza, ha avuto ieri incontri di alto livello coi dirigenti britannici e quelli tedeschi in due successive visite a Londra e a Bonn per valutare la possibilità di una eventuale soluzione del conflitto nella ex Jugoslavia. Lake ha presentato un nuovo piano di pace. Al termine di quattro ore di colloqui a Londra, ha rilevato il funzionario, si può parlare di decisa convergenza fra Gran Bretagna e Stati Uniti sul nuovo sforzo diplomatico articolato da Washington. Sembra invece che il governo di Bonn si sia mostrato più freddo; i tedeschi hanno più volte ribadito che il piano di spartizione della Bosnia, elaborato dai Paesi del gruppo di contatto (il cinquantun per cento del territorio alla federazione croatomusulmana e il quarantanove per cento ai serbi di Bosnia) deve essere alla base di una soluzione politica del conflitto. Oltre all'alleggerimento delle sanzioni imposte alla Serbia, a condizione che questa riconosca il governo di Sarajevo, il progetto prevede una ridefinizione delle aree di spartizione decise dal «gruppo di contatto» (Usa, Russia, Francia, Germania e Gran Bretagna) nel giugno 1994. Il piano americano, secondo indiscrezioni pubblicate ieri dal New York Times e dal Washington Post, prevederebbe una sorta di spartizione della Bosnia tra la Serbia e la Croazia e l'invio di una forza Nato con armi pesanti per garantire i nuovi confini, compreso un consistente contingente americano. Il piano prevede l'abbandono ai serbi dell'ultima «area protetta» nella Bosnia orientale, Gorazde, che verrebbe compensato con la restituzione al governo bosniaco di territori intorno a Sarajevo. L'Occidente finanzierebbe un mini «piano Marshall» di aiuti economici ai bosniaci musulmani, che sarebbero anche sostenuti da Stati Uniti e alleati per approntare un esercito sufficientemente forte. Washington non si è mai mostrata troppo convinta dal piano di spartizione del gruppo di contatto, che a giudizio degli americani premierebbe gli aggressori serbi garantendo loro una percentuale di territorio troppo alta. Va peraltro notato che i serbi considerano invece il piano di spartizione troppo penalizzante per loro, dal momento che attualmente controllano della Bosnia, dopo averlo occupato con le armi, circa il settanta per cento del territorio. Dunque ai serbi toccherebbe restituire in cambio della pace un venti per cento abbondante del teritorio complessivo della Bosnia-Erzegovina. Per questa ragione il governo dell'autoproclamata repubblica serba di Bosnia con sede a Pale ha finora rifiutato di accettare il piano, spingendo per ulteriori concessioni (mentre i mediatori internazionali hanno sempre affermato che quella del gruppo di contatto è l'ultima offerta, non più negoziabile). Clinton ha detto ieri che la ex Jugoslavia vive un «momento promettente» perla ricerca della pace. «L'instabilità di questo momento potrebbe portare in qualsiasi direzione. Cogliamo l'occasione per uno sforzo congiunto per raggiungere con la diplomazia l'obiettivo della pace», ha detto. !Agi-Ansa] A destra una foto scattata da un aereo spia mostra le fosse scavate dai serbi. A sinistra una donna attende di attraversare il confine
Persone citate: Albright, Anthony Lake, Clinton, Madeleine Albright
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