A tu per tu con il SUPERMOSTRO

racconti destati agosto con la bestseller tours (2). Le due di notte, un fruscio dal basso e poi... eccolo! racconti destati agosto con la bestseller tours (2). Le due di notte, un fruscio dal basso e poi... eccolo! A tu per tu con il SUPERMOSTRO IL PARERE DI HEIDEGGER EIAMO da tre giorni all'Holiday Inn e il grosso della nostra comitiva, che non sa niente dello ScalatoreSmembratore, è fuori co¬ me al solito per uno dei suoi giri in città, nel bus corazzato dell'agenzia. Ma noi e Zanetti (il giovane studioso con gli occhiali, docente di bestselleristica al Politecnico di Vercelli) abbiamo preferito restarceme al bar dell'albergo per fare il punto della situazione. «Il fatto è - sta dicendo Zanetti che di questi killers telescopici, di questi scuoiatori, di questi cannibali eccetera, una volta che ne hai visto uno li hai visti tutti. Perché in realtà, come osserva Heidegger in un capitolo celebre del suo Sein und Zeit, la motivazione di fondo dell'assassino in serie è sempre la stessa: ammazzare il tempo». «Così da distruggere anche l'Essere e quindi ri-fecondare (iviederbefruchten) il Nulla primigenio», precisa il Sec/man (addetto al servizio di sicurezza) dell'albergo, venuto a prendere un cappuccino con noi. «Sennonché - continua Heidegger limita praticamente il suo studio a Jack lo Sventratore e al mostro di Dusseldorf: il che significa, a mio avviso, privilegiare le pulsioni egoiche del sesso rispetto a quelle dell'alienazione sociale elucidate da Lukàcs». «Perfettamente d'accordo - diciamo -. Però noi stessi siamo ancora qui a stillarci il cervello sul perché lo Scalatore-Smembratore farebbe vacanza il lunedì, invece di chiedersi quale sia il suo problema sotto il profilo sociale». «Scusate, ma secondo me le due cose potrebbero essere connesse», dice una voce dietro di noi. E qual è il nostro stupore nel riconoscere, seduta su uno sgabello all'altra estremità del bar, l'anziana commerciante che in aereo s'era dimostrata esperta in giubbotti di salvataggio. «Ma lei non era andata con gli altri in città?», chiediamo alzandoci per salutare. <<Sì, ma questi mostri ordinari, come dicevate giustamente, sono così ripetitivi da venir presto a noia. Per cui ho preso un taxi e, a rischio di finire in qualche rogo di automezzi, sono tornata qui. Vorrei sapere un po' perché la notte ci fanno dormire con le finestre ermeticamente chiuse, malgrado il caldo soffocante». «Be' - comincia cautamente il Sec/man dell'albergo -, secondo le autorità ci sarebbe un virus che...». L'anziana signora, che si chiama Cagherò e gestisce a Bra un avviato negozio di maglieria, si mette a ridere. «Non crederete - dice - che la storia dei pipistrelli l'abbia bevuta anch'io? Io per me sono sicura che a entrare dalle finestre è una persona, non un animale o degli animali. E il fatto che faccia vacanza il lunedì m'interessa personalmente perché...». «Perché lei stessa, immagino, chiude il lunedì - dice il Sec/man -. Solo che lo Scalatore uccide in genere tra le due e le tre di notte, quando tutti i negozi sono chiusi. Per cui non si vede come possa entrarci il lavoro». La puntigliosa commerciante lo vede invece benissimo, e non si può dire che abbia torto. Chi riprende il lavoro il martedì, generalmente, la notte sul lunedì se ne sta ancora in weekend o comunque si riposa. Varrebbe dunque la pena di procurarsi una lista degli esercizi, commerciali o d'altra natura, che in questa città restano chiusi il lunedì. DALL'A ALLA ZETA «A cominciare dai musei - suggeriamo -. A Torino, per esempio, c'è un alpinistico Museo della Montagna di cui non ricordiamo se chiuda come gli altri il lunedì. Ma supponiamo che chiuda. Ecco allora che l'identikit del mostro comincerebbe a profilarsi nettamente». «Ma certo!», approva la Cagherò. «Si tratterebbe infatti di qualcuno che non solo, come purtroppo non di rado i guardiani di museo, sarebbe socialmente alienato, ma disporrebbe dell'equipaggiamento necessario per scalare le pareti più a picco». Il Sec/man dell'albergo è così colpito da questa idea che corre in portineria a procurarsi il dépliant con gli orari e i giorni d'apertura dei musei e delle altre istituzioni locali di pubblico interesse. Zanetti da parte sua osserva che per lacerare con le mani le sue vittime - spiccandogli dal busto non solo le membra ma addirittura la testa - il supermostro con cui abbiamo a che fare dev'essere dotato di una forza di braccia eccezionale. «Il che sarebbe normale per un rocciatore», commenta la commerciante di Bra. Ma il Sec/man, quando ritorna col dépliant, ha un'aria delusa. «In città c'è una quantità di posti che chiudono il lunedì, ma nessun museo dell'alpinismo o altro che a mio avviso sia collegabile con lo Scalatore. Vedete un po' voi», dice porgendoci la lista e lasciandoci per tornare nel suo ufficio. Anche la Cagherò perde interesse e sale al 36° piano per andare a riposare nella sua stanza tanto più che ha un principio di raffreddore. Noi invece, con Zanetti, ci mettiamo a studiare pazientemente la lista dall'Aalla Z. Siamo poi alle ultime lettere e ormai sul punto di scoraggiarci, quando - arrivati alla Z - ci battiamo con indicibile vergogna una mano sulla fronte. «Ma che razza d'imbecilli!», gridiamo. «Come abbiamo fatto a non pensarci prima?». «A non ricordarcene prima», precisa Zanetti ancora più mortificato di noi. Recriminare non serve, però. Adesso si tratta di agire, e il più rapidamente possibile! ASPETTANDO L'FBI Da quel momento non abbiamo perso un secondo. Telefonando a un giornale locale abbiamo accertato innanzitutto che un individuo come quello di cui ci siamo ricordati esiste veramente ed è anche abbastanza noto in città. Poi abbiamo chiamato la Sezione di Scienza del Comportamento, all'Accademia di Quantico dell'Fbi, col risultato che due dei suoi Feds («agenti federali») saranno qui col primo aereo. Nell'attesa abbiamo rispolverato le nostre nozioni di malese colloquiale {bahasa malaysia posar) acquisite a suo tempo in qualità di inviati della Stampa a Kuala Lumpur per incidere su nastro un breve messaggio che Zanetti si è incaricato di portare a destinazione. Con Ed Martinez (il Sec/man dell'albergo) siamo infine saliti alle nostre stanze al 36° piano per un sommario sopralluogo. «Ha scalato muri anche più alti e lisci di questo - dice Martinez indicando le incorniciature in rilievo delle nostre finestre e di quelle sottostanti -. Non per niente di notte vi facciamo dormire con le serrande ben chiuse». «Stanotte però ne terremo una bene aperta», replichiamo informandolo del piano concordato con l'Fbi e guardando Zanetti, il quale è appena tornato dalla sua missione e risponde alla nostra occhiata con un cenno affermativo. Arrivano ora anche i due Feds spediti da Quantico, riconoscibili dal loro sguardo impietoso e dal rigonfio delle loro Magnimi sotto la giacca. D'ora in poi ogni altra disposizione dovranno prenderla loro. SALAM, SAHABAT BORIS! Sono quasi le due di notte. Delle nostre due stanze comunicanti, una è al buio e con le finestre sbarrate. Nell'altra, in cui ci troviamo, una delle finestre è aperta e una lampada è accesa sul basso tavolo davanti al divano. La porta di comunicazione è socchiusa, ma resta in ombra. Nulla permette di sospettare che dietro di essa si nascondano i due Feds con le loro Magnum 44 in pugno, nonché Martinez, Zanetti e perfino la commerciante di Bra, che ha voluto essere della partita. Ecco ora un orologio che batte le due. Eccone altri, più distanti. E infine, dal basso... Un fruscio? Un leggero raschiamento che s'avvicina?... Saremmo tentati di affacciarci, sennonché non vedremmo nulla perché di notte, come precauzione contro i killers telescopici, i lampioni restano spenti. E poi... Eccolo!!! Senza che avessimo udito altri rumori, una figura gigantesca è comparsa nel riquadro della finestra e in un attimo il supermostro è nella stanza, a pochi passi da noi, fissandoci come se si preparasse al balzo. Riusciamo a non svenire solo perché sappiamo che questo ci perderebbe. E per la stessa ragione quando lo Scalatore-Smembratore s'accosta col braccio teso grugnendo cavernosamente «Salam, Ef-dan-El» («Salve, F. & L.»), ci guardiamo dal fare un passo indietro. Prendiamo invece il coraggio a due mani e stringiamo la sua con un cordiale: «Salam, sahabat Boris!» («Salve, caro Boris»). RIPRENDENDO DA ZETA Ma un passo indietro, a questo punto, dobbiamo farlo col lettore, che avrà ben diritto di capirci qualcosa anche lui. Ripartiamo dunque dalla lista dei luoghi chiusi al pubblico il lunedi. Qual era la parola cominciarne con Z che ha risvegliato in noi il ricordo rivelatore? Ma Zoo, naturalmente! E il ricordo è stato quello degli Omicidi della Rue Morgue, dove si finisce per scoprire che il killer era un gigantesco orango sfuggito al suo guardiano. Nel concentrato bestseller di Poe, che si svolge a Parigi, l'orango in questione si arrampica per un alto muro, e da una finestra aperta s'introduce «per scopi probabilmente pacifici» in un alloggio. Ma di fronte alla reazione terrorizzata delle due inquiline è preso da cieca furia e le fa letteralmente a pezzi, con urla gutturali che alcuni vicini scambiano per tedesco, altri per russo, e altri ancora per italiano o spagnolo. Dal che Dupin (l'investigatore di Poe) deduce che non si trattava di un linguaggio articolato e che l'assassino doveva essere un animale, non una persona. Solo che né Poe né Dupin conoscevano il malese. Altrimenti avrebbero saputo che orang significa proprio «persona», «essere umano». Per cui orang-melàyu, orang-china, orang-itàli, ad esempio, significano, «un malese», «un cinese», «un italiano», e non già un orango di queste nazionalità. Gli orang-hulàn d'altra parte, dato che hutàn significa bosco, sono letteralmente le «persone dei boschi», il che la dice già lunga sulla loro personalità. Ma ignorando tutto ciò, Dupin era più che mai lontano dall'immaginare che gli oranghi più evoluti, benché secondo un proverbio locale lo nascondano «per non essere costretti a lavorare», capiscano il malese e lo parlino abbastanza correntemente. Noi invece l'avevamo sempre pensato. E una volta accertato che nello zoo cittadino un gigantesco orango (chiamato Boris per la sua impressionante rassomiglianza con l'attore Karloff) era noto per i «grugniti quasi umani» con cui replicava ai lazzi volgari del pubblico, non abbiamo esitato a riconoscere in lui uno di quegli alienati sociali che Lukàcs contrappone giustamente ai «criminali egoici» come Jack lo Sventratore o il mostro di Dusseldorf. Invitandolo da noi, dunque, contavamo che la nostra accoglienza cameratesca l'avrebbe portato a ravvedersi, come pure ad avviare dialoghi costruttivi in ogni altro alloggio che avesse visitato in futuro. E i fatti ci stanno dando ragione. Ma perché non uccide il lunedì? Questo vedremo oia di saperlo più precisamente da lui. PENGKHANIAT!!! «Gli è che il lunedì - ci spiega in malese letterario - quando il ke bun binatang (zoo) chiude per il riposo dei guardiani, entra in funziono un sistema di bimbang lo tronik (allarme elettronico) che segnala l'eventuale circolazione di animali fuori dei loro recinti. Io quindi non posso lasciare il mio, come le altre notti, con la chiave falsa che mi sono fabbricala da me». «Orang faber (homo laber)!», lo complimentiamo incoraggianti. Al che, accomodandosi meglio nulla sua poltrona, egli prende ad esporci obiettivamente e spassionatamente la lunga scrii? dei suoi omicidi: fatale conseguenza, osserva, dell'incomprensione altrui e della sua condizione di «persona emarginata» {orang buangan), disposta a tutto pur di entrare in «rapporti interpersonali con altre persone» {perhubungan antaraorang dengan lain orungorang). Qui ci manca lo spazio, purtroppo, per riassumere la lunga intervista. Basti dire che gli orologi hanno suonato da un pezzo le tre quando il nostro ospite accenna ad alzarsi. «Teriambat! I.ebih kembalinya», dice («E' tardi, faro meglio a tornare a casa!»). Quand'ecco dall'altra stanza un sonoro starnuto, certo della Cagherò col suo dannato raffreddore. In un baleno Boris è in piedi e guarda con occhi di fuoco ora noi ora la porla socchiusa da cui adesso però... Sì: consapevole del pericolo in cui ci ha messo, e con rara presenza di spirito, l'animosa commerciante entra con la mano tosa e va immediatamente a stringere quella del nostro ospito, salutandolo con effusione nel dialetto di Bra. «Voglia scusarmi per il ritardo mente con naturalezza -. Ma...». Conoscendo male il langarolo di Bra (che peraltro assomiglia abbastanza al malese) non capiamo che cosa abbia inventato per giustificare la propria presenza. Ma la sua vivace, briosa affabilità conquista subito il rustico orango, e un momento dopo rieccoci tutti seduti a conversare piacevolmente del più e del meno. Boris è fuori di sé dalla contentezza e fuma beato il ceintu («sigaro») che la Cagherò, gran fumatrice lei stessa, non ha mancalo di offrirgli. Ma saranno ormai le quattro e mezzo. L'ex emarginato lancia un'occhiata afflitta alla finestra. «Hampir pagi! Perlu pergi!» («E' quasi l'alba, devo andare»), dice alzandosi. E con la stessa rapidità con cui è venuto eccolo già sul davanzale, da cui si volta a salutarci col braccio: «Salam, saudara!» («Salute, fratelli!»). «Salam, saud...», gli stiamo rispondendo quando dalla porta socchiusa le due Magnum 44 fanno fuoco ripetutamente colpendolo in pieno petto. Mai potremo dimenticare lo sguardo e il grido che l'infelice ha avuto il tempo di lanciarci prima di precipitare: «Pengkhaniat!!!» («Traditori»). Ma neppure dimenticheremo la voce dei due agenti federali che ci spiegano con agghiacciante indifferenza: «Dovevamo farlo, gentlemen. E poi era solo un orango». Maledetti Feds\ Maledette Magnum 44 \ Lukàcs aveva ragione! Carlo Frutterò Franco Lucentini (Fine della seconda puntata) P] ER chi ama il brivido non solo nei romanzi e nei film ma nella realtà, la Bestseller Tours (un'agenzia di viaggi di Grugliasco) ha organizzato un giro nelle zone Usa più ricche di I orrori e di suspense. E' così che la settimana scorsa 26 turisti (tra cui F. &- L. in incognito) sono partiti da Caselle su un aereo dell'agenzia sbarcando la sera stessa nell'infernale Zona S.K. Questa è detta così perché formicolante, appunto, dei più mostruosi serial killers (assassini in seriel che si conoscano. Ma il più agghiacciante di tutti è il cosiddetto Scalatore Smembratore, che da oltre un mese ogni notte (salvo il lunedì) fa orrendo scempio delle sue vittime scalando i muri anche più alti ed entrando dalla finestra. Su questo supermostro però, per non scatenare il panico, le autorità cercano ancora di mantenere il silenzio. La cittadinanza è stata solo avvertita di tenere ben chiuse le imposte, di notte, «per evitare l'intrusione di una certa specie di pipistrelli portatori di virus». Seconda puntata. Lo Smembratore ci saluta grugnendo, si accomoda sulla poltrona e inizia a raccontare: «Il lunedì non uccido perché...» Nell'immagine in alto, accanto al titolo, Carlo Frutterò e Franco Lucentini Una figura gigantesca compare nella stanza, in un attimo è vicino a noi, ci fissa Prendiamo coraggio e gli stringiamo la mano esporci obienatamente lomicidi: fatserva, dell'ie della sua cemarginata»sposta a tu«rapporti inpersone» {porang dengQui ci mtroppo, perintervista. Bgi hanno sutre quando na ad alzars«Teriambnya», dice («tornare a caQuand'ecsonoro stargherò col sure. In un baguarda con ora la poradesso peròSì: consacui ci ha msenza di spmerciante ee va immedquella del ndolo con efBra. «Voglia scmente con Conoscendo