«Senza aiuti dallo Stato me ne torno a casa mia»
Messina, la vittima è un operaio incensurato. I killer lo hanno atteso sotto casa «Senza aiuti dallo Stato me ne torno a casa mia» LA SFIDA A COSA NOSTRA PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Con fatalismo tutto siciliano, il pentito della mafia Gaetano Lima è tornato a casa esposto alla vendetta delle cosche. Con parole che sembrano colpi di frusta, accusa il servizio centrale di protezione. «Mi trattavano come un pacco postale», denuncia sostenendo che gli hanno detto di dover provvedere a molti pentiti, ma di avere troppi pochi soldi a disposizione. Sa di poter essere assassinato da un momento all'altro e che a poco servirebbero il sistema d'allarme e le porte blindate che comunque ha installato nel suo confortevole alloggio annesso alla pizzeria che gestisce a Trabia, 20 chilometri da Palermo. «Presto la chiamerò Pizzeria del Cimitero tanto qui siamo a due passi dal camposanto - afferma Lima -. Se mi ammazzano, il funerale costa poco perché la tomba ce l'ho a 50 metri da casa. Non ho paura dei miei ex colleghi, forse sono loro che ne hanno di me». Questo sorprendente personaggio che. rotti tutti gli schemi, ha cominciato un nuovo capitolo della sua sfida alle cosche è convinto che «tanto prima o poi si deve pur morire». Quando due anni fa si pentì accusando un funzionario della Cancelleria del tribunale di Termini Imerese, un alto funzionario di banca e altri dieci Scriminati poi per associazione mafiosa, Gaetano Lima immaginava ben altro destino, magari come quello dei pentiti «di lusso» Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, Francesco Marino Mannoia: senza assilli economici, alloggio e vitto assicurati, altra identità, soprattutto protetti da agenti speciali non meno abili o pronti dei killer delle cosche. Invece è andata in tutt'altro modo: «Quale protezione? - risponde con una domanda il pentito nella sua casa di Trabia -. Mi sballottavano lontano dalla Sicilia da un paese o da una città all'altra, in albergo sempre a spese mie. Mi dava¬ no ogni tanto un milione, un milione e duecentomila lire tanto che di tasca mia finora ho speso circa 18 milioni che lo Stato non mi vuole rimborsare. Non hanno mantenuto una sola promessa». La moglie l'ha abbandonato e vive tuttavia in un appartamento vicino. Un figlio se n'è andato, mentre l'altro continua a lavorare con lui nella pizzeria e il genero gli dà pure una mano convinto di non aver niente a che dividere con il suo passato e quindi di non avere alcuna colpa agli occhi dei boss. Dalle sue parole, dal suo sguardo trapela una grande rabbia mista a delusione più che la paura. Perché ha voltato le spalle alla mafia? «Perché è come in un vicolo cieco», risponde sicuro Lima, che aveva cominciato a collaborare con la giustizia nell'estate '93 quando stava scontando gli ultimi nove mesi di una condanna per associazione per delinquere. Dopo le sue prime dichiarazioni, i trasferimenti da una caserma all'altra in città del Nord Italia. Ma per lui il «piano protezione» scattò solo in minima parte. Antonio Ravidà
Persone citate: Antonio Ravidà, Francesco Marino Mannoia, Gaetano Lima, Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno
Luoghi citati: Lima, Nord Italia, Palermo, Sicilia, Termini Imerese, Trabia
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