Algeria, la morte quotidiana

Inarrestabile l'ondata di violenza islamica, donna-killer ammazza un vigile per strada narrestabile l'ondata di violenza islamica, donna-killer ammazza un vigile per strada Algeria, la morie quotidiana Due autobombe, esplode un treno IL CASO EUTANASIA DI UN PAESE IL quotidiano terrore è cominciato quando ancora la notte di Algeri era popolata dalla guerra tra i ninja, le truppe speciali antiterrorismo, e i commandos fondamentalisti, una caccia dove inseguitori e prede si scambiano spesso le parti. Ben-Aknum è un sobborgo della capitale, sulle colline dove un tempo i «pieds noirs» cercavano riparo dalla calura. L'autobomba è esplosa davanti al municipio, che è crollato come un castello di carte. Due morti dicono alcune voci, solo feriti sussurrano altri. Non si saprà mai, perché il massacro di Algeri è avvolto da anni nel silenzio. I giornalisti, vittime di una feroce campagna terroristica islamica, hanno perso la voce, si limitano a registrare gli scarni comunicati ufficiali che, a distanza di giorni, annunciano attentati, o più volentieri declinano elenchi di centinaia di «terroristi» eliminati dalle forze dell'esercito. Sempre l'altra notte a Baraki, un altro sobborgo, quasi contemporaneamente è stata udita un'altra tremenda esplosione: ma questa volta è rimasto soltanto il rumore. Sono passate alcune ore. A Ksar el Boukhari, duecento chilometri di distanza dalla capitale, decine di persone erano salite su un treno locale. I binari sono saltati in aria, sventrati da una bomba nascosta sotto le traversine. Il tam tam della morte racconta di almeno cinque vittime imprigionate nei vagoni deragliati, di altre decine di feriti gravi. Ancora ieri: il vigile che stava controllando il traffico in una delle strade centrali della capitale aveva notato la ragazza, ben vestita, senza velo, che veniva verso di lui sorridendo. Le ha sorriso anche lui. Fino a quando lei non ha tirato fuori un revolver e ha sparato. Il vigile è rimasto lì in mezzo alla strada, mentre la donna si allontanava tranquilla, senza correre, scortata da due complici, tra i passanti silenziosi. Il nome del morto avrà un posto particolare nell'elenco di questo grande suicidio nazionale. E' la prima volta, infatti, che i fondamentalisti utilizzano una donna per commettere un attentato. Finora erano state soltanto vittime: uccise perla colpa di avere come parenti soldati o poliziotti, o rapite e violentate come preda di guerra. Il dramma algerino è alla fase finale. I fondamentalisti che sostengono di aver raccolto la bandiera di coloro che lottarono per l'indipendenza, paradossalmente, stanno copiando proprio i metodi dell'«Oas», i bianchi irriducibili che fino all'ultimo lottarono per l'Algeria francese. Applicano cioè il terrorismo come valore assoluto, in un continuo accumularsi di macerie che punta a spremere la gente fino all'ultima goccia, a bruciare fino all'ultima caloria spirituale. Perché, stordita e narcotizzata dall'orrore, debba poi rassegnarsi a una pace da cimitero. Per decifrare questo piano, la sua mostruosa efficacia, basta scorrere una settimana qualsiasi di cronaca algerina. E pensare che è così, da tre anni. Agosto, ad esempio, è cominciato con due donne sgozzate: le hanno trovate a pochi chilometri da casa, vicino ad Algeri, le mani legate dietro la schiena. Una notiziola che si è persa nel grigiore delle colonne del quotidiano Liberté. Il 2 agosto quattro bombe hanno seminato il panico a El Harrach, sempre alla periferia di Ai- gerì. La notizia pende, angosciosamente nuda, nel fondo pagina di El Watan. Il 3 i fondamentalisti, per dimostrare la loro onnipotenza, colpiscono nel lontano dipartimento di Tiaret, nessuno saprà mai il numero dei morti. Un giorno di silenzio, poi un camion bomba colpisce a morte la centrale elettrica della capitale e uccide una ventina di persone, che passavano sulla vicina autostrada. Dopo ventiquattro ore la risposta del governo: cento integralisti uccisi in una battaglia furibonda a una trentina di chilometri da Algeri. Ignote le perdite tra i soldati. Il 7 agosto ha una «sola» vittima, un solitario tocco di orrore: Ancha Benamar, giornalista di un settimanale, 36 anni, torturata e uccisa vicino a casa sua. Algeria, agosto 1996, in faccia all'Europa. [e. st.] Si dice che gli ordigni abbiano fatto due morti ma ormai i dati dei massacri non trapelano più i giornalisti, decimati, tacciono Nel convoglio ferroviario colpito le vittime sarebbero cinque, molti i feriti Milli ATt Ahmed, presidente del Fronte delle forze socialiste, la figura più rappresentativa della opposizione democratica Il generale Zerouale, presidente algerino, ha annunciato che si terranno elezioni Ali Benhadj, cofondatore del Fis condannato a dodici anni di prigione, è considerato il capo dell'ala dura degli islamici

Persone citate: Agosto, Ali Benhadj, Benamar, Boukhari, Milli Att Ahmed

Luoghi citati: Algeri, Algeria, El Harrach, El Watan, Europa, Tiaret