Tudjman in extremis dice no a Eltsin

Zagabria chiedeva che ci fosse anche Izetbegovic, oggi al Cremlino solo Milosevic Zagabria chiedeva che ci fosse anche Izetbegovic, oggi al Cremlino solo Milosevic Tudjman in extremis dice no a Eltsin Salta il vertice, Mosca accusa: colpa di Usa e Germania MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Eltsin ci ha provato, ha rischiato il tutto per tutto, ma gli hanno tagliato le gambe. Il vertice di Mosca tra Tudjman e Milosevic non si farà. Il presidente croato ha annunciato ieri mattina, in extremis, la sua indisponibilità, dopo aver fatto sperare il leader russo per due giorni consecutivi. Le ragioni addotte (non si può fare un incontro del genere senza la presenza del presidente bosniaco Izetbegovic) appaiono prestestuose. Così almeno le ha interpretate ufficiosamente il Cremlino. Un alto funzionario, che ha richiesto l'anonimato, ha ieri dichiarato, con molto veleno, che «Stati Uniti, Germania e Turchia hanno esercitato forti pressioni su Tudjman» affinché rifiutasse l'invito a Mosca. Com'è andata si saprà più avanti. Ma che 0 sospetto sia fondato lo prova il contenuto della conversazione te¬ lefonica di ieri tra il presidente russo e il cancelliere Helmut Kohl. Quest'ultimo, stando alla Itar-Tass, non ha nemmeno fatto cenno al vertice «a tre» di Mosca e si è limitato a «esprimere la certezza che, tra un po' di tempo, si porrà la questione di attuare la proposta di Eltsin per una conferenza sull'ex Jugoslavia con la partecipazione di Russia, Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia». Si capisce dunque che Bonn ha acceso il semaforo rosso di fronte alla locomotiva di Eltsin e ha fatto capire nettamente che non intende concedere al leader russo la minima libertà di manovra autonoma. L'iiritazione del Cremlino per lo scacco subito è evidente, anche se ufficialmente il ministero degli Esteri russo ha reagito invitando a «non drammatizzare». Oggi dovrebbe arrivare solo il presidente jugoslavo. Magra consolazione, di nessuno o scarso effetto ai fini diplomatici. Tant'è che fino all'ultimo non è stato chiarito di che tipo di visita si tratti: se ufficiale o di lavoro. Da Belgrado ieri sera ancora s'insisteva che Milosevic sarebbe stato disposto a recarsi a Mosca se avesse ricevuto «assicurazioni sull'eventualità di ima visita utile», il che sembrava significare qualche perplessità. Comunque il ministro degli Esteri jugoslavo, Jovanovic, aveva precisato che «non sarà necessario un nuovo invito da parte russa». Fin qui la diplomazia. Ma è evidente che la pace ò di nuovo più lontana che mai. Lo stesso Jovanovic, intervistato telefonicamente da Interfax, non ha escluso l'eventualità di uno scontro armato diretto Belgrado-Zagabria. «Tutto dipende dalla Croazia. - ha detto -. Se continuerà l'aggressione fino a minacciare la Jugoslavia, a noi non resterà che fermarla». Tuoni di guerra, ai quali Eltsin ha aggiunto - nell'intervista a un giornale giapponese - un avvertimento a Washington. Se gli americani porteranno a compimento la decisione unilaterale di annullare l'embargo delle armi ai musulmani di Bosnia, «ci troveremo di fronte a una violazione senza precedenti dei principi Onu». In tal caso, «sebbene non sia ciò che vogliamo, la Russia non sarà vincolata a divieti di formire armi a una qualunque delle parti in ! tta nella crisi jugoslava». Un commento ufficiale del Cremlino al fallimento dell'iniziativa trilaterale non eia ancora disponibile ieri sera. Ma le reazioni ufficiose, indirette, non si sono fatte attendere. L'agenzia Itar-Tass è stata la prima ad aprire la polemica: «Non si può che trarre la conclusione che l'incontro a tre che era stato proposto da Mosca non soddisfaceva gl'interessi di determinati circoli politici, inclusi quelli che si trovano al di fuori della Croazia. Si può anche ipotizzare che questi circoli non solo vogliono ridurre il ruolo della Russia nel regolamento pacifico della crisi, ma cercano di guidare il processo basandosi su posizioni fin troppo unilaterali e faziosi;». Giuliette Chiesa Kohl telefona al premier russo «Presto faremo una conferenza sull'ex Jugoslavia» Il Cremlino minaccia Washington «Se cesserà l'embargo di armi ai musulmani non ci sentiremo più obbligati a non dare armi alle altre parti» A sinistra il presidente russo Boris Eltsin e, qui accanto, il presidente serbo Milosevic che oggi sarà al Cremlino A sinistra Tudjman, il Presidente croato con il bosniaco Izetbegovic