PERSONE «Ma non è colpa nostra» di Lietta Tornabuoni
F F PERSONE Ma non è colpa nostra ARA' il caso di sgridarci ogni giorno a causa della tragedia dell'ex Jugoslavia? Molti, troppi commentatori televisivi o giornalistici lo fanno. I toni possono variare. Possono essere enfatici, invitare alle armi («Tutti a Sarajevo!») o al mea culpa («Siamo tutti responsabili»). Possono essere moralistici, rimproverare un'indifferenza da dimostrare, colpevolizzare («Intanto, sulle spiagge e ai monti, i nostri vacanzieri...») chi dopo un anno di lavoro sta riposando un po'. Possono essere ricattatorii, accorati, ironici, dolenti, drammatici: non mancano mai o quasi, e sono quanto di più retorico, futile ed equivoco si possa immaginare. Alcune persone hanno scelto di partecipare direttamente all'orrore sanguinoso della guerra nell'ex Jugoslavia, di viverlo per conoscerlo, per condividerlo, per rendersi utili se possibile, perché sentono che non potrebbero fare altrimenti. Sono i volontari, gli organizzatori e raccoglitori di soccorsi, certi medici, certi religiosi come don Bizzotto, chi dà soldi, cure, cibo, alloggio per le vittime e.jL profughi, chi da anni ormai si prodiga a fornire • ogni aiuto praticabile-So-4 no pure altri. Susan Sontag, la scrittrice americana, ha deciso per un lungo periodo di vivere a Sarajevo: non per scrivere sui giornali, questo lo fa già suo figlio David e lei non intende soverchiarlo con la propria notorietà; soltanto per essere là dove la gente soffre di più, per fare la loro stessa vita, e intanto insegnare l'inglese ai bambini che anche in un possibile esilio ricaverebbero certo vantaggio dal parlare una lingua internazionale. La scelta di queste e d'altre persone, difficile, aspra, seria, è degna di ogni rispetto e ammirazione. Cosa significa invece prendersela con gli ita■ liani, imputare loro una I leggerezza irresponsabi¬ le, accusarli d'incoscienza edonista, terminare ogni ragionamento (come il «così sia» delle preghiere cattoliche o il finalino delle canzoni) con la condanna d'un loro preteso insensibile e freddo disinteresse? Non siamo di fronte alla guerra di Spagna, a un colpo di Stato militare inteso a rovesciare un governo democraticamente eletto, a un conflitto opponente fascisti e antifascisti. Non siamo di fronte alla seconda guerra mondiale, con una potenza come la Germania decisa a conquistare a sé e alla propria ideologia nazi-razzista tutta l'Europa. Non siamo di fronte a una lotta semplificata tra il bene e il male, tra ragione e torto: e ormai sappiamo per esperienza che nessuna guerra è giusta. Cosa dovrebbero fare gli italiani oltre quello che fanno, ossia aiutare le vittime dell'ex Jugoslavia e manifestare il proprio sdegno e dolore quanto e come possono? Formare Brigate internazionali per andare pure loro a uccidere, arruolarsi volontari nell'uno o nell'altro esercito belligerante? Ma andiamo. Non è neppure che questi rimproveri siano sempre dettati da convinzioninterventiste o da astrattfurori mistico-sacrificaliNo, quasi sempre appaiono mossi dal desiderio dsembrare più nobili e bravi degli altri, da un moralismo generico e sentimentale, dal gusto facile di ammonire, condannare e colpevolizzare, da pura retorica: c'è qualcosa dmeno rispettoso verso disastri umani della guerra, di più intellettualmente disonesto? Lietta Tornabuoni T>ni le, accusarli d'incoscienza edonista, terminare ogni ragionamento (come il «così sia» delle preghiere cattoliche o il finalino delle canzoni) con la condanna d'un loro preteso insensibile e freddo disinteresse? Non siamo di fronte alla guerra di Spagna, a un colpo di Stato militare inteso a rovesciare un governo democraticamente eletto, a un conflitto opponente fascisti e antifascisti. Non siamo di fronte alla seconda guerra mondiale, con una potenza come la Germania decisa a conquistare a sé e alla propria ideologia nazi-razzista tutta l'Europa. Non siamo di fronte a una lotta semplificata tra il bene e il male, tra ragione e torto: e ormai sappiamo per esperienza che nessuna guerra è giusta. Cosa dovrebbero fare gli italiani oltre quello che fanno, ossia aiutare le vittime dell'ex Jugoslavia e manifestare il proprio sdegno e dolore quanto e come possono? Formare Brigate internazionali per andare pure loro a uccidere, arruolarsi volontari nell'uno o nell'altro esercito belligerante? Ma andiamo. Non è neppure che questi rimproveri siano sempre dettati da convinzioni interventiste o da astratti furori mistico-sacrificali. No, quasi sempre appaiono mossi dal desiderio di sembrare più nobili e bravi degli altri, da un moralismo generico e sentimentale, dal gusto facile di ammonire, condannare e colpevolizzare, da pura retorica: c'è qualcosa di meno rispettoso verso i disastri umani della guerra, di più intellettualmente disonesto? Lietta Tornabuoni T I >ni I
Persone citate: Bizzotto, Lietta Tornabuoni, Susan Sontag
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