Val di Lanzo, parroci sotto stress di Gianni Giacomino

L'estate moltiplica fedeli e funzioni, un sacerdote fisso diventa status symbol L'estate moltiplica fedeli e funzioni, un sacerdote fisso diventa status symbol Val di Ionio, parroci sotto stress Pochi e contesi dalle frazioni La Messa del sabato sera nella parrocchia della Santissima Trinità di Balnie? Un ricordo. Fra i cinquanta fedeli che la settimana scorsa hanno atteso invano l'arrivo del parroco qualcuno non ha dubbi: «Ci hanno già tolto tutto, manca il prete, così non si può andare avanti. Non è la prima volta che restiamo senza Messa». Lui, don Bruno Giavazzi, parroco di Ala di Stura e Balme da quasi tre anni, la prende con filosofia e spiega: «Gli orari delle funzioni da luglio ad agosto sono cambiati, chi è attento lo sa perfettamente». Altri sostengono che se risiedesse a Balme invece che ad Ala di Stura tutto sarebbe risolto. Per farla breve, un prete per paese sarebbe l'ideale. «Lo vorrebbero per prestigio, come un soprammobile» commenta don Bruno. L'estate oltre i villeggianti ha portato anche lo scompiglio nelle chiese della valle: troppe funzioni, feste religiose e ricorrenze da celebrare nelle più sperdute cappelle, un numero di parroci che si conta sulla punta delle dita e anche una buona dose di campanilismo. Due mesi fa in occasione dell'ingresso di don Renato Molinar alla guida delle comunità di Pessinetto, Mezzenile e Traves, il vicario zonale don Vincenzo Chiarie aveva dato un quadro completo della situazione ad alcuni amministratori che reclamavano un sacerdote per paese: «Questa diocesi è in difficoltà», aveva detto. «Le vocazioni diminuiscono, la gente deve imparare ad adattarsi, noi operiamo con i mezzi che abbiamo». «Di solito ci arrangiavamo con i sacerdoti in ferie» continua don Bruno, che con i ragazzi della parrocchia anima un coro polifonico e un periodico d'informazione «Tuti ansembiu», scritto interamente dagli abitanti. «Ma quest'anno non abbiamo potuto adottare questa soluzione perché non abbiamo trovato nessuno». Don Bruno dà una tirata d'orecchie ai parrocchiani: «Chi si lamenta di solito viene poco in chiesa, per loro dovrei essere solo uno che amministra i sacramenti di passaggio, ma io non li giudico». Pochi chilometri più giù il «collega» don Renato Molinar da due mesi deve badare alle parrocchie di Pessinetto, Traves e Mezzenile. Un superlavoro. «La domenica mattina riesco solo a celebrare due funzioni - dice -, l'altra l'ho spostata di sera anche per i turisti che scendono a valle». «Alcune volte dovrei addirittura essere in quattro posti contemporaneamente. La gente è abituata bene, tutti vorrebbero la Messa nella cappella della frazione. Io dico invece che le Messe devono essere concentrate nelle chiese principali, il vero luogo di ritrovo dei fedeli». Don Renato Molinar, che ha 64 anni e ha già imparato a percorrere in lungo e in largo le strade delle valli per spostarsi da una funzione all'altra, è aiutato dai diaconi di Pessinetto e Traves, una novità assoluta per due paesi rimasti senza prete da pochi mesi. Osvaldo Boggio con la sua famiglia ha sostituito don Giuseppe Trucco nel comune di Traves, la roccaforte «rossa» delle Valli di Lanzo. Una specie di don Camillo? «Per carità, con la gente del posto mi sono subito trovato a mio agio, a livello di impressione il diacono è visto come una figura meno clericale del parroco». A differenza di quest'ultimo, Osvaldo Boggio non può consacrare le ostie, per il resto, funerali, matrimoni, battesimi, non c'è problema. ((Anche se - osserva - la gente deve ancora abituarsi. Non è facile sostituire una figura religiosa che ha sempre avuto un rapporto molto particolare con gli abitanti di questi comuni». Gianni Giacomino Diaconi a Pessinetto e Traves, rimasti senza un prete Sotto, don Renato Molinar, che deve badare alle comunità di fedeli di Mezzenile, Pessinetto e Traves. A destra, don Bruno Giavazzi, parroco di Ala di Stura e Balme