Sotomayor, un altro colpo al mito cubano di Giorgio Barberis

Il recordman dell'alto è bloccato da un dolore al piede e viene superato dal sorprendente Kemp Il recordman dell'alto è bloccato da un dolore al piede e viene superato dal sorprendente Kemp Sotomayor/ un altro colpo al mito cubano A Goteborg giornata fiacca per gli azzurri, Ottoz manca la finale GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Nel giorno di Gebresilasie e Kipketer, in cui gli italiani rifiatano e vedono sfumare le speranze legate a Laurent Ottoz finalista dei 400 hs, cade uno dei «grandi», Javier Sotomayor. Il cubano, cui è stata fatta un'infiltrazione al piede di stacco poco prima della finale, fatica a trovare i giusti tempi su una pedana dove, invece, si ritrova a meraviglia Troy Kemp, ventinovenne delle Bahamas con alle spalle un'onorevole carriera di meeting. Così, mentre Sotomayor è costretto al terzo tentativo per superare i 2,25 d'entrata, l'antillano procede sicuro nella scalata verso le misure che daranno il podio. Con la classe il cubano rimedia a una condizione fisica che lo tormenta, anche se nei suoi gesti e nel suo muoversi per la pedana nulla tradisce difficoltà. Ma quando la lotta si restringe, Kemp piazza la botta risolutiva: 2,37 al secondo tentativo. Il cubano risponde al terzo, ma poi gli sono fatali i 2,39, anche se al terzo salto sbatte giù l'asticella per un soffio. Sfuma così - anche se l'argento non è mai da buttar via un altro pezzo di sogno per Cuba, che con i salti sperava di raccogliere un ricco bottino: Quesada nel triplo non ò riuscito a salire sul podio, Sotomayor ha perso l'oro dell'alto. Rimane solo Pedroso, reso vulnerabile sostiene Juantorena - dal «non record» del Sestriere e che dovrà vedersela con un Powell che, guarito, ha deciso di gareggiare ed è già a Goteborg. L'oro, intanto, l'ha conquistato Gebresilasie vincendo i diecimila con irrisoria facilità. Gli sono bastati 150 metri di volata per scavare il vuoto tra sé e chi (due marocchini e due keniani) era rimasto in testa fino a quel punto. E dire che avversario nella volata c'era Skah, ben noto per i suoi brucianti finali. Le cifre, cartina di tornasole in atletica, sono emblematiche: Skah (secondo) ha ottenuto il record marocchino; Tergat (terzo), Hissou (quarto) e Machuka (quinto) hanno ottenuto il primato personale. E Gebresilasie? Neftenga, ossia «il boss» come lo chiamano in patria, è rimasto poco meno di 30" sopra il suo primato del mondo. In ottima forma, come aveva dichiarato alla vigilia, Gebre può mettere in preventivo anche l'oro dei 5000 senza grossi affanni. A questo punto prima di parlare della finale degli 800 consentiteci un pensiero a Benvenuti, il campione d'Europa costretto da una serie di infortuni a restarsene a casa. Ebbene, anche se i «se» non hanno valore, il veneto è stato il grande assente di una gara in cui avrebbe senz'altro recitato da protagonista. Tanto più perché Kipkoter, conscio della sua superiorità, l'ha interpretata con un pizzico di presupponenza. Come spiegare altrimenti quel suo restare in fondo al gruppo e correre la penultima curva all'esterno, mentre davant' Rodai si dannava per tenere alto il ritmo e garantire un minimo di selezione? Il norvegese ha fatto quanto ci si aspettava dai tre americani, incapaci invece di un minimo gioco di squadra. Il cambio di passo decisivo - in pratica l'inizio della volata - si è avuto a 300 metri dal traguardo: Rodai ha resistito fino ai 150, con nella scia anche un Giocondi che aveva trovato il posto giusto, a ridosso del battistrada. Poi, con un'altra marcia nelle gambe, è sopraggiunto Kipketer, il keniano della Danimarca. La lotta per l'oro è finita all'ingresso in rettilineo, dove Giocondi arrancava ormai sesto. Ed è rinvenuto forte anche l'ennesimo sconosciuto d'Africa, il burundiano Hatungimana (21 anni, vive in Francia) che proprio sul traguardo ha tolto a Rodai l'argento. Tutto facile anche per «canna da zucchero», la francese di Guadalupe Mnrie-Jo Perec che, scacciati i fantasmi di una semifinale poco convincente, si è imposta alla grande nel giro di pista donne. A una bielorussa, Natalya Shikolenko, è invece andato il titolo del giavellotto, cui il pubblico ha riservato l'attenzione che solo i nordici sanno avere per questa specialità. La giornata degli azzurri non è stata esaltante e a salvarla sono state le qualificazioni per la finale del pesista Paolo Dal Soglio e della triplista Barbara Lab, che ha mancato per un solo centimetro il primato italiano della Gapriotti. Baldini è invece finito in fondo ai diecimila, né miglior sorte hanno avuto Mori e Ottoz nei 400 hs. Il primo è stato squalificato per passaggio irregolare di barriera, il secondo si è perso nel rettilineo finale, finendo quinto solo grazie alla squalifica del giamaicano Graham. «Ho corso male e pagato l'aver tirato troppo in batteria» ha spiegato Laurent abbastanza avvilito, mentre papà Eddy cercava di consolarlo: ed in effetti Ottoz jr, al primo anno sulle barriere basse, deve guardare avanti e far tesoro di questa esperienza proiettandola sull'Olimpiade di Atlanta. Giorgio Barberis A lato Sotomayor, il grande battuto Sotto Fiona May, al suo arrivo a Firenze, abbraccia il marito: finalmente insieme, e felici

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