«Darei fatto, anche l'impossibile»

L'attrice è stanca del cliché di cattiva: «Io intrattabile? Amo i ruoli forti» L'attrice è stanca del cliché di cattiva: «Io intrattabile? Amo i ruoli forti» «Darei fatto, anche l'impossibile» La De Sio vuol cambiare personaggio «Cerco un regista incontentabile» ROMA. Forse è stato tutto un equivoco. Forse quelle leggende su Giuliana De Sio, da sempre descritta come un tipo spinoso, aggressivo, difficile, sono tutte frutto di un abbaglio. Magari, come spiega l'attrice, derivavano da quel successo arrivato molto presto e tutto insieme, quando aveva solo 18 anni ed era «una ragazzina inesperta»; magari hanno a che vedere con una caparbietà professionale che poco si addice all'immagine della giovane attrice in cerca di affermazione. Fatto sta che la De Sio, in questi giorni impegnata sul set di «Italiani», diretta da Maurizio Ponzi, il regista di uno dei suoi film più fortunati, «Io, Chiara e lo Scuro», ci tiene a raccontare quanto sia lontana da quel vecchio stereotipo di attrice intrattabile. E quanto sia invece in sintonia con il cinema che si fa oggi in Italia, tanto diverso da quello degli Anni 80 in cui pure ha molto lavorato. Che cosa c'è di buono nel cinema italiano Anni 90? «Rispetto al precedente decennio è molto migliorato, c'è una grande sincerità e tanti nuovi registi danno l'impressione di aver appreso la lezione del buon cinema. Amerei recitare in questo nuovo clima, in questo cinema che mi somiglia di più». E che tipo di personaggi vorrebbe interpretare? «Ho bisogno di personaggi forti, con un percorso di vita segnato da una stortura, da un disturbo della crescita, da un accidente. La mia prima vocazione è sicuramente drammatica, mi sento perfetta per recitare il dolore in tutte le sue sfumature: dalla disperazione ai toni del grottesco e del comico». Però non le è capitato spesso di poter dare fondo a tutte le sue energie interpretative. E forse per questo lei ha sempre comunicato una certa impressione di scontentezza, d'insoddisfazione. «Boiate non ne ho mai fatte, qualche volta ho accettato dei compromessi e ora aspetto un premio per la pazienza dimostrata fin qui. Vorrei lavorare con registi che chiedono tantissimo, anche l'impossibile. Perché io sono pronta a darlo». Non ha mai pensato, come tante sue colleghe, di tentare la fortuna all'estero? «Sì, forse dovrei starmene fuori per un po', magari in Francia dove ho dei progetti e dove sarei facilitata dalla conoscenza della lingua. Però il mio desiderio di fondo è continuare a fare questo mestiere in Italia: sono un'inguaribile ottimista e cerco di far sentire qui la mia voce». C'è nella sua carriera un passo falso, una decisione di cui s'è pentita? «Sì, ho rifiutato un ruolo nella "Regina Margot" di Patrice Chereau: mi trovavo in un momento in cui avevo difficoltà psicologiche ad allontanarmi dall'Italia». Quando non lavora cosa fa? «Passo il 60% della vita a leggere: sono entrata in una dimensione della vita pensosa e quasi filosofica. Leggo cose impervie: adesso, per esempio, ho appena finito un libro di ritratti di psicanaliste intitolato "Psicanalisi al femminile"; prima avevo letto "Un antropologo su Marte" di Oliver Sacks, "Eppure" di Clara Sereni e un'edizione dell' "Elogio della follia" con introduzione firmata nientedimeno che da Silvio Berlusconi». Perché ha deciso di tagliare i capelli? «Non so, è una decisione presa in 5 minuti. Volevo togliermeli, da circa un anno li sentivo come un di più fastidioso; il taglio è arrivato quando ho toccato l'apice di una pulsione verso l'essenzialità». Dopo il cinema tornerà al teatro? «Credo di sì, a patto che la scelta non comporti lunghissime tournée lontano da casa. Intanto sto traducendo con Enzo Monteleone un testo di Woody Alien intitolato "Central Park West": risate dall'inizio alla fine». Fulvia Caprera Giuliana De Sio ci tiene a raccontare quanto sia lontana dallo stereotipo di attrice intrattabile

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