Saper vedere la Grecia eterna di Sabatino Moscati

Gli studi di Moreno sull'ellenismo Gli studi di Moreno sull'ellenismo Saper vedere la Grecia eterna ELLENISMO: una parola in apparenza facile, in realtà complessa e problematica. E tuttavia fondamentale, perché è alle origini stesse della nostra civiltà; che senza di essa non si spiega, o non si spiega appieno. L'ellenismo è rivissuto in questi giorni dal più insigne studioso che esso abbia in Italia e fuori d'Italia, Paolo Moreno: le cui ricerche, le cui attribuzioni, le cui innovazioni «esplodono», per così dire, una dopo l'altra. E' il momento, dunque, di farne un bilancio. Il lettore che voglia documentarsi può fare riferimento, da ultimo, a due apporti di primaria importanza: la mostra su Lisippo a Roma, con il relativo grande catalogo, e i due volumi Scultura ellenistica, pubblicati in circa mille pagine dalla Libreria dello Stato. Ma limitarsi a queste sintesi non basta: c'è un fervore di singoli saggi, di studi analitici eppure ben accessibili al grande pubblico, di cui è buon esempio la rubrica «Saper vedere» che appare periodicamente nella rivista Archeo. Saper vedere... Il fatto sta che, tra i molti e valenti allievi del compianto Ranuccio Bianchi Bandinella Moreno è quello che più di ogni altro ha ereditato la capacità della critica d'arte. Infatti il momento archeologico nel recupero e nello studio dell'arte antica è stato e resta, da noi, di molto prevalente: mentre le scoperte, evidentemente, si fanno non solo sul terreno, ma anche attraverso l'analisi storico-artistica. Citiamo un esempio per tutti. Qualche mese fa il mondo giornalistico fu messo a rumore dagli argomenti con i quali Moreno dimostra che la celebre Venere dell'Esquilino, scoperta nel 1874, è in realtà un ritratto di Cleopatra. La dimostrazione è stringente, per via dei caratteri fisionomici e dei confronti con i ritratti che abbiamo di Cleopatra. Donde la conclusione che la statua fu eseguita a Roma, dove la regina visse onorata da Cesare tra il 47 e il 44 a. C. Tornando all'argomentazione generale, «ellenismo» significa l'epoca e la civiltà di origine e di caratteri ispiratori greci che fa seguito alla morte di Alessandro (323 a. G.), quando il mondo reso unitario dalle conquiste del re macedone comincia a frammentarsi; e dura fino alla battaglia di Azio (31 a. C), quando quel mondo ormai frammentato viene sottomesso dal nascente impero romano. L'ellenismo, dunque, non è la grecità classica; bensì ciò che ne rimane, che si diffonde, che si sedimenta nell'area mediterranea fino all'unificazione politica sotto Roma. Tre secoli, che a lungo furono considerati di decadenza rispetto all'irripetibile miracolo di civiltà culminato in Fidia e nel Partenone. Ora, invece, quei secoli si rivelano vitali, espressivi, multiformi: in una parola moderni e a noi umanamente più vicini, per l'intensità di un'arte che riflette non tanto la staticità degli ideali quanto la mobilità dei sentimenti vissuti e delle esperienze sofferte. E' questa l'arte che, rotto lo splendido isolamento della grecità classica, conquista il mondo mediterraneo sovrapponendosi da un capo all'altro come una patina uniforme. Ed ecco il riflesso storico; Moreno individua acutamente l'evolversi dell'ellenismo da una prima fase di «maniera classica» a una seconda di presa coscienza della distanza e della diversità dal classico, per giungere a una terza e ultima fase segnata dall'affermarsi di Roma e dal conseguente mutare della motivazione degli artefici e delle condizioni in cui operarono. Il momento fondamentale, per il nostro giudizio, è quest'ultimo. Senza la forza unificante dell'ellenismo, senza quella che abbiamo chiamato la sua patina uniforme, la formazione dell'impero romano sarebbe stata più difficile. E ciò non perché l'arte possa imporsi alla politica, ma perché l'arte può rendere più comprensibile la politica: altro è trovarsi di fronte a genti che si esprimono in forme figurative nuove e diverse, altro è avere la piacevole sorpresa di un linguaggio comune a premessa e a condizione degli eventi. In più v'è un fatto contenutistico. La civiltà greca classica, nel suo maestoso e sereno splendore, poteva restare circoscritta a un tempo e a un'area, quelli facenti perno all'Atene di Pericle. Ma la civiltà ellenistica esprime anche la calamità e il dolore, si adegua assai meglio alle contingenze drammatiche che conobbero i popoli del Mediterraneo prima della pace romana. Si guardi un altro celebre monumento ristudiato da Moreno, l'altare di Pergamo: il fregio che corre intorno al podio può dirsi il simbolo più efficace dell'ideologia ellenistica. Fatto erigere agli inizi del II secolo a. C. per commemorare la vittoria sui barbari, esprime nel combattimento tra dèi e giganti, con trasparente allegoria, la contesa tra le forze del bene e quelle del male. Ecco l'età nuova, quella della sofferenza e della crisi riflesse nell'arte: se anche, come fase storica, l'ellenismo finisce con la conquista di Roma, come atteggiamento dell'arte esso riaffiorerà periodicamente nei secoli, a riflesso di un dramma umano che è veramente eterno. Sabatino Moscati

Persone citate: Archeo, Esquilino, Paolo Moreno, Pergamo, Ranuccio Bianchi Bandinella Moreno

Luoghi citati: Atene, Grecia, Italia, Roma