I medici fermano la corsa di John-John

I medici fermano la corsa di John-John L'ULTIMO MISTERO DEI KENNEDY I problemi clinici arrivano alla vigilia del debutto come editore, primo passo verso la politica I medici fermano la corsa di John-John «Ilfiglio dijfk sta combattendo con un male oscuro» vv* J WASHINGTON OHN Kennedy mi aspetta alla cassa del supermercato, aggrappato alla rastrelliera dei tabloid tra le scatole di chewinggum, i tubetti di fissatori per dentiere e le compresse contro l'acidità di stomaco, chiaramente a disagio, lui della famiglia reale americana, esiliato in mezzo a dentiere, bolle di gomma e ruttini. Non lo avevo mai visto così male. Magrissimo, scavato in viso e cadaverico nella luce bianca dei flash dei fotografi, John F. Kennedy junior, John-John, il bimbo in paltoncino blu che fece il saluto militare al feretro del padre, il giovanotto che tutte le donne d'America vorrebbero adottare o portarsi a letto, è chiaramente, forse gravemente malato. O almeno così insinuano quelle foto di copertina e quei grandi titoli neri su giornali scandalistici: « JFK junior colpito da misteriosa malattia: ha perso 10 chili in due mesi». E poi il colpo di grazia: «E' in cura nello stesso ospedale dove morì la mamma, Jacqueline». Il New York Hospital. In altri tempi, avrei attraversato le casse senza degnare quei giornalacci di una seconda occhiata. Ma gli «altri tempi» sono passati da un pezzo. Nel «circo» dell'informazione contemporanea, la finzione della gerarchia fra giornali seri e poco seri si è finalmente assottigliata fino all'invisibilità. Dunque, leggiamo, e preoccupiamoci, per quest'ultimo capitolo della «Saga dei Kennedy». «...John-John ha una gravissima disfunzione alla tiroide, e per questo perde peso, lui già così magro e atletico...». Il suo stupendo corpo cesellato dai muscoli e dalla palestra, quel corpo che due anni or sono esibì a una festa in costume di Manhattan coperte soltanto da una foglia di fico travestito da «David» di Michelangelo (ma sotto la foglia di fico, per l'acuto disappunto delle invitate e di qualche invitato presenti, c'era un collant color carne) oggi sarebbe «scheletrico». Il medico curante, il massimo specialista di tiroide negli Usa, il professor Hurley, gli ha imposto di rinunciare a tutti gli sport e gli esercizi fisici che l'erede di JFK praticava con intensità maniacale e chiaramente ipocondriaca: tennis, vela, sollevamento pesi, cor- sa, pattini, skateboard, basket, surf, equitazione e donne. Soprattutto donne, Julia Roberts, Madonna, Molly Rin- gfield, Darryl Hannah (la sirena) soltanto per citare quelle conosciute. L'illustre specialista non parla e una telefonata nel suo studio alla Cornell University viene respinta con un secco: «Non divulghiamo nomi né cartelle cliniche di pazienti». Ma le infermiere del New York Hospital, che de¬ vono aver lasciato agonizzare decine di altri malati qualsiasi per assistere «l'uomo più sexy d'America», raccontano che John-John arrivò all'accettazione dell'ospedale «irriconoscibile». Che sedette silenzioso in attesa dell'appuntamento, con lo sguardo mogio e inquieto del cane dal veterinario, tormentato dalla paura e dai ricordi delle ore trascorse in quello stesso posto, appena un anno fa, mentre Jacqueline moriva di un cancro alle ghiandole. Come una ghiandola è la tiroide. Come ghiandole erano quelle surrenali che diedero al padre un male chiamato «morbo di Addison», per il quale doveva ingerire grandi quantità di cortisone. Una disfunzione cronica molto seria, che per anni i portavoce ed i cortigiani di casa Kennedy tentarono di nascondere e poi dì minimizzare. E proprio conoscendo il sempre formidabile apparato di propaganda e di disinformazione che circonda i Kennedy, viene il sospetto che in questa storia pubblicata dallo «Star» ci sia qualcosa di vero. Molti sono i Kennedy, i cugini e le cugine in politica, lo zio senatore, le zie dentone sposate a personaggi celebri come Schwarzenegger, ma uno solo è «il» Kennedy, il primogenito maschio, il portatore del nome John Fitzgerald, dal quale egli ha discretamente lasciato cadere qualche tempo fa il «junior». Il dubbio che lo scoop sia legittimo cresce guardando la stessa rastrelliera del supermercato, dove, accanto alla foto del principe Kennedy sofferente, è spuntata subito una copertina del «serio» Newsweek, il settimanale della signora Graham, editrice anche del «Washington Post» e grande amica della famiglia Kennedy. Nella copertina buona, dedicata, chissà perché proprio questa settimana, alÌ'«awento del nuovo JFK», il suo volto è bellissimo, abbronzato, salubre. Coincidenza editoriale o controffensiva del clan? Il pretesto per l'inatteso interesse «positivo» per il principe Kennedy è fragile. Sarebbe l'imminente pubblicazione, in settembre, di un mensile di politica pettegola che lui ha inventato e creato, «George», dal nome di George Washington. Circondato dallo scetticismo degli editori e degli inserzionisti americani, che dubitano esista oggi un mercato giovane per una pubblicazione interamente dedicata al pettegolezzo politico, «George» ha trovato invece un finanziatore europeo, abbagliato dal nome Kennedy. La «Hachette Filipacchi» francese ha promesso 20 milioni di dollari, 32 miliardi di lire, in sostegno pubblicitario. «E' molto impegnato e molto stanco» rassicura uno dei cortigiani storici dei Kennedy, il giornalista ed ex portavoce del padre, Pierre Salinger, per spiegare come possa essere nata la storia della «grave malattia». «John è fatto così, si butta in quello che fa con una passione divorante». Dopo aver lasciato il posto, noiosissimo, di «sostituto procuratore» a New York, John-John aveva schettinato molto con la fidanzata del momento, Darryl Hannah, con la quale divideva la passione per i pattini e per il disordine. L'appartamento di Manhattan dove i due vivevano è stato oggetto di molti, e approfonditi servizi, da parte della stampa newyorkese. «Per andare a letto - scrisse il "New York Post" non sappiamo con quali fonti - i due dovevano letteralmente farsi largo tra cataste di indumenti sporchi, sacche sportive, riviste e detriti vari». Ma la bionda attrice Hannah, alla madre moribonda non piaceva affatto, forse per l'antico rancore che Jackie nutriva verso le attrici bionde come Marilyn Monroe, amanti! del marito. Subito dopo il funerale, Kennedy lascio Darryl Hannah e sta ora con un'altra bellissima newyorkese, vista anche lei all'ospedale. Si chiama Carolyne Bessette, capo ufficio stampa di Calvin Klein, ed è - anche questa sarà una coincidenza - di sangue francese, come Jacqueline, Gli amici dicono che questa è la donna giusta, la donna che sarebbe piaciuta alla madre, bella ma non appariscente, chic, cosmopolita, poliglotta, colta e, soprattutto, non attrice. Una donna che potrebbe benissimo recitare la parte di futura «First Lady» alla Casa Bianca, domani. Perché è inutile fìngere: presto o tardi, quando ii tempo del vino e delle rose sarà finito, quando il periodico «George» avrà consumato i soldi della «Hachette» e avrà chiuso, l'orfano in cappottino blu sarà chiamato a rivelare se sotto la foglia di fico della sua esistenza da bambino viziato di 34 anni c'è la vocazione, c'è la coscienza della sua dinastia: la politica. Per ora, John-John resiste, recalcitra, pattina, accetta soltanto di fare comparsati.' e di portare in processione il suo nome, come fece in un famoso, e commovente discorso al Congresso Democratico del 1988, ma il clan aspetta e fa i conti. Alla sua età, il padre era già sonatore. Deve decidersi. Dopo la iurte dello zio Robert, nel 1968, Jacqueline ebbe una più che giustificata crisi isterica. Disse: «Questo Paese ammazza i Kennedy e non voglio che i miei figli muoiano solo per il nome che portano» e se li portò con sé nell'isola fortezza di Onassis intimando al suo primogenito maschio, che somigliava tanto a lei: «Tu non farai mai politica». Ma ora la madre è morta. L'ora delle attricette e dei letti sfatti è finita. JohnJohn gioca a fare l'editore, cominciando ad annusare l'odore della politica, da lontano. Inesorabilmente, per il suo lavoro di editore politico, sta riallacciando i contatti, ricucendo le relazioni con Washington, la città dove seppellì il padre. Si ricompongono gli attori, i pezzi, le scene di un dramma americano che non vuol mai finire. Speriamo che quella «gravissima, misteriosa malattia» da tabloid si dissolva in fretta, come lo zucchero sulle stecche dei chewing-gum venduti a! supermercato. Vittorio Zucconi I tabloid newyorkesi «E' in cura nello stesso ospedale in cui morì la mamma Jacqueline» Avrebbe perso 10 chili in due mesi per una disfunzione alla tiroide Gli amici: solo stress del trattamento Uk 101 che non trovano alcun riscontro in pubblicazioni di carattere scientifico, attendibili sul piano clinico». E si augura che, in futuro, la valutazione sull'efficacia di prodotti analoghi «sia oggetto di discussione scientifica, per partito preso a una sostanza. Ma sono convinto che si debba procedere, nella sperimentazione, secondo le regolo. Il rischio è di alimentare inutili speranze». sa, pattini, skateboard, basket, surf, equitazione e donne. Soprattutto donne, Julia Robrt Mdvono aver lasciato agonizzare decine di altri malati qualsiasi per assistere «l'uomo più d'Ari John Kennedy e nella foto a fianco al tempo della sua love-story con Daryl Hannah In basso Jfk e Jacqueline

Luoghi citati: Alì, America, Manhattan, New York, Usa, Washington