I profughi tra due fuochi

I profughi tra due fuochi I leader di Zagabria e Belgrado forse già domani al Cremlino per parlare di pace con Eltsin I profughi tra due fuochi Cinquantamila civili serbi in trappola ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Ancora notizie di sangue dalla Krajina, dove i profughi serbi sono sotto il fuoco incrociato dei croati e degli sconfitti miliziani di Knin che rifiutano di deporre le armi, mentre a livello diplomatico si registra una schiarita: il presidente serbo Slobodan Milosevic si recherà a Mosca domani per il vortice con il leader croato Franjo Tudjman proposto dal presidente russo Boris Eltsin. Lo ha annunciato ieri l'agenzia russa Itar-Tass da Belgrado citando «fonti molto informate vicino alla cancelleria del presidente della Serbia». Le fonti hanno aggiunto che con ogni probabilità il vertice Eltsin-Milosevic-Tudjman si terrà in giornata. Un forte sostegno all'iniziativa di Eltsin è stato chiesto ieri dal primo viceministro degli esteri Igor Ivanov nell'incontro avuto a Mosca con gli ambasciatori dei Paesi del gruppo di contatto. Sui campi di battaglia, nella zona di Dvor, a Nord della Krajina, e a Topusko, nel Sud, ci sono ancora delle unità paramilitari sorbe che rifiutano la resa. Insieme a loro sono bloccati 50 mila profughi serbi. Le autorità di Zagabria non permettono ai miliziani serbi di lasciare i territori della Croazia con le armi. Per impedire la fuga i croati hanno bombardato un ponte vicino a Dvor. L'inviato speciale del segretario generale dell'Orni Akashi ha tentato ieri di ottenere il cessate-il-fuoco per la loro evacuazione, ma in sorata è stato possibile raggiungere solo un accordo parziale di resa a Topusko, mentre i combattimenti continuavano intensissimi a Dvor. «La situazione umanitaria è terribile» ha dichiarato James Kanu, portavoce dei Caschi blu a Topusko. ^profughi sono imbottigliati m una colonna lunga 50 chilometri. «Non abbiamo mezzi per assisterli» ha detto Kanu. Insieme ai serbi se ne vanno anche i musulmani fedeli al leader secessionista Abdic. Dopo che le sue milizie che attaccavano la sacca di Bihac si sono arrese al V Corpo dell'esercito bosniaco, la gran parte della sua gente è passata dalla parte delle autorità di Sarajevo. Quelli che hanno deciso di seguire Abdic fino in fondo fuggono adesso con i serbi della Krajina. Secondo fonti dell'Orni, diverse colonne di serbi e musulmani sono state bombardate dall'artiglieria croata. Zagabria smentisce, ma le Nazioni Unite hanno riferito di un bombarda- mento presso la città di confine di Bosanski Novi. La portavoce dell'Onu Leali Melnick ha detto che nel giro di tre minuti sei proiettili di aritglieria pesante hanno colpito una colonna feYendo diverse persone. 11 portavoce dell'Acnur (Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati) Chris Janowski ha citato altri resoconti di attacchi ai civili in fuga. Per Zagabria non c'è nulla di vero, anzi il quotidiano di Ljubljana «lJelo» ha pubblicato ieri in prima pagina il servizio del suo corrispondente da Banja Luka secondo cui «sono stati i jet dei serbo-bosniaci a colpire la colonna di profughi vicino a Bosanski Petròvac». Il giornale cita la testimonianza del colonnello Vlado Babic che era a capo della colonna dei miliziani serbi della Krajina seguiti da alcune migliaia di civili. «Venti minuti prima dell'attacco il comandanti; dell'aviazione militare della Repubblica serba di Bosnia, generale Ninkovic, ci ha dato l'ordine di ritornare a combattere in Krajina, altri¬ menti ci avrebbe attaccati come disertori» afferma Babic. Ed e quello che sarebbe successo. Attraverso Radio Belgrado si e rifatto sentire anche il sedicente presidente della Krajina Milan Ma'rtic. Di lui si era persa ogni traccia fin dal primo giorno dell'azione croata. I mass inedia serbi lo avevano dato per morto. Ma Martic adesso incita i suoi soldati a resistere all'esercito croato. Mentre nella Krajina si spara solo sporadicamente, lungo le linee di separazione in Slavonia orientale continuano gli scambi di colpi di artiglieria. Anche se questa zona, che rappresenta l'ultimo lembo di territorio croato in mano ai ribelli serbi, è rimasta fuori dall'operazione «Tempesta», i serbi continuano ad attaccare le vicine città croate. Decine di proiettili sono caduti su Osijek, Vinkovci, Zupanja. Negli ultimi tre giorni, 19 civili croati sono stati uccisi nei bombardamenti dei caccia e dell'artiglieria serba. «Per ora non rientra nei nostri programmi liberare i territori della Slavonia orientale con un'azione militare», ha dichiarato ii ministro degli Esteri croato, Mate Grame. Il capo della diplomazia di Zagabria ha rilevato la forte presenza dello truppe jugoslave in questa regione. Belgrado, che appoggia da sempre i ribelli serbi in Croazia, ha rafforzato ultimamente la sua presenza in Slavonia orientale, ammassando uomini, carriarmati e armi in tutta la zona. Anche le forzo sorbo-bosniache si stanno muovendo verso la Bosnia occidentale. Il generale Mladic, che continua a mantenere la sua posizione malgrado la decisione di Kara- dzic di destituirlo, ha annunciato una grande offensiva per riprendere Grahovo e Glamoc, le due città caduto nelle mani dei croati. Ma in seguito alla sconfitta dei serbi della Krajina, la situazione sul terreno e radicalmente cambiata. Insieme ai croati, le forze bosniache (musulmane) hanno partecipato all'aziono per rompere l'assedio serbo alla sacca di Bihac. A dotta della portavoce dell'Onu, Rita Lepage, i soldati del Quinto Corpo dell'esercito bosniaco avrebbero dato fuoco ad alcuni villaggi serbi. I caschi blu ucraini schierati in quella zona parlano di sei paesi dati alle fiamme. Ingrid Badurina L'Onu: «Spari sulla gente Belgrado manda truppe in tuga. 1 musulmani e tank in Slavonia bruciano i villaggi nemici» Scontri sulla frontiera L'incontro a Zagabria fra i presidenti di Croazia Tudjman c di Bosnia Izetbegovic Soldati croati passano trionfalmente per le vie della città di Petrinja che hanno strappato ai ribelli serbi assieme al resto della Krajina |foto reutfkj Il presidente serbo Milosevic (nella foto) è favorevole alla mediazione proposta da Eltsin Anche il croato Tudjman ha detto si Un'anziana serba arriva a un centro di smistamento per profughi ifoto keuter]