Abbandonano figlio disabile di R. R.

Abbandonano figlio disabile Abbandonano figlio disabile Roma, dovevano partire per le vacanze ROMA. Abbandonano il figlio handicappato per andare in vacanza al mare. Lo fanno uscire di casa con un pretesto, danno due giri di chiave alla porta, e poi via, con la macchina carica di attrezzi da campeggio. «Faceva i capricci - dicono -, non voleva più venire con noi». Vincenzo C. un giovane che ha 32 anni ma lo sviluppo psicologico di un bambino di cinque, è rimasto a vagare per le strade del suo paese, Montorio Romano, per tutto il pomeriggio di domenica. Un centro di duemila anime alle porte di Roma, dove si conoscono tutti. Con il sole a picco, ha girato per ore attorno alla sua casa, aspettando che qualcuno tornasse. E quando è calato il buio, preso dalla paura, ha cominciato a piangere. Sono stati gli amici del bar a intervenire. Singhiozzi, lacrime, frasi smozzicate, il ragazzo ha raccontato la sua avventura. Così, è partita una chiamata al 112 e sono intervenuti i carabi¬ nieri della vicina stazione di Nerola. Fino alle due di notte Vincenzo è rimasto seduto ai tavolini del bar centrale, mentre gli amici si alternavano a confortarlo. Per i genitori del ragazzo, Angelo C, 58 anni, e la moglie, 57, richiamati in piena notte dal campeggio di Passo Scuro, è scattata una denuncia per abbandono di incapace. E tutta la vicenda è finita nella mani della magistratura. Vincenzo, dopo avere tentato di difendere i genitori, ammette: «Mi hanno lasciato fuori». Contraddittoria la difesa del padre, che sembra non rendersi conto della gravità dell'episodio: «Credevamo che avesse le chiavi di casa», dice in uri primo momento. Poi cambia versione: «Gli ho tolto le chiavi per punizione perché non voleva venire con noi». Una famiglia con non pochi problemi: il secondo dei tre figli, Paolo, ha lo stesso handicap del fratello. Padre carpentiere, madre casalin¬ ga, si sono trasferiti a Montorio solo qualche anno fa. Dovevano partire tutti insieme per dieci giorni di vacanze, così come facevano da due estati, ma, all'ultimo minuto, zaini e sacchi a pelo pronti, Vincenzo «aveva l'atto un po' il testardello», come dice il padre. Urla e mugugni, i capricci di un bambino: la vacanza al mare, tanto desiderata durante l'inverno, non gli garbava più. «Saremmo tornati a riprenderlo lunedi - assicura il padre -, per dormire si sarebbe arrangiato a casa o da qualche amico». Come se Vincenzo fosse una persona autosufficiente, capace di comportarsi da adulto. Un ragazzo che, nonostante l'handicap, è riuscito a socializzare con i ragazzi del paese: qualche pizza, quattro chiacchiere al bar, interi pomeriggi passati a parlare dell'Inter, la sua squadra del cuore. E il paese è compatto nel ritenere che l'episodio di domenica sia solo l'ultimo capitolo di una storia di abbandono. [r. r.]

Persone citate: Angelo C, Montorio, Vincenzo C.

Luoghi citati: Montorio Romano, Nerola, Roma