La banda dell'Aids torna a colpire

Assaltata una banca a Collegno, i due rapinatori smascherati dalla telecamera Assaltata una banca a Collegno, i due rapinatori smascherati dalla telecamera La banda dell'Aids torna a colpire Dopo il colpo uno fugge, l'altro si presenta in ospedale e dice al medico: sto male, avverta la polizia che sono qui Lo avevano promesso pochi giorni fa: «Appena si esce si fa un'altra rapina». E tutti sapevano che sarebbe stato così: sia loro, sia i poliziotti, sia i giudici. E così è stato: Sergio Magnis, 29 anni, e Ferdinando Attanasio di 37, due dei rapinatori della «banda dell'Aids» sono tornati in azione venerdì mattina a Collegno. La cronaca dell'ultima impresa di Magnis e Attanasio è fissata alle 12,30 quando i due ammalati, armati dei soliti taglierini, sono entrati senza problemi nella sede del Credito Italiano di corso Francia e in pochi attimi lo hanno rapinato di una trentina di milioni. Ancora una volta le telecamere interne hanno immortalato le gesta a viso scoperto di due dei quattro componenti la banda dell'Aids (il terzo complice è Antonio Lamarra, 26 anni, detto Cucciolo, estraneo a quest'ultimo assalto così come il quarto componente la gang, che la polizia non ha ancora catturato). Sono fotogrammi inquietanti a rivedersi quelli che ritraggono Magnis e Attanasio. E il ronzio della telecamera a circuito chiuso della banca è altrettanto fastidioso come quel sorriso finale, quasi un ghigno, fatto da uno dei due prima di uscire e rimasto impresso sulla pellicola come un marchio di fabbrica a futura memoria. Fuggiti i banditi e scattato l'allarme, al responsabile della sezione rapine della Questura, Sergio Molino, e al capo della Mobile Salvatore Mulas, subito accorsi sul posto, sono bastati pochissimi fotogrammi per capire chi fossero i rapinatori: due banditi della banda dell'Aids. Magnis era latitante dall'ultima serie di rapine in banca. Attanasio, invece, per quegli stessi colpi era stato preso e aveva poi ottenuto gli arresti domiciliari il 27 luglio scorso. Venerdì pomeriggio è stato Sergio Magnis a mettere la polizia sulle sue tracce. Il rapinatore si è presentato infatti da solo all'Amedeo di Savoia ed ha chiesto del primario che lo ha in cura: «Sto male. Già che c'è, avvisi la polizia che sono qui». Del complice Attanasio, ancora nessuna traccia. Tutto il resto sembra la trama di un film: quella di «Ricomincio da capo», dove un uomo è condannato a rivivere tutte le azioni del giorno precedente, salvo pochissime varianti. Così Sergio Magnis, dopo l'arresto e il trasferimento dal reparto dell'Amedeo di Sa¬ voia al repartino per detenuti dello stesso ospedale, ieri mattina è comparso davanti al gip per la convalida del fermo. Nonostante la nuova condanna, fra poche ore, in virtù del decreto Martelli del '92 che ne impone l'immediata scarcerazione, Sergio Magnis potrà nuovamente uscire dal repartino dell'Amedeo di Savoia. Circondato come sempre da un alone di paura. Paura di un possibile contagio. Lo sanno per primi quei poliziotti e quei carabinieri che sono accorsi più volte por stroncare i reati della banda. Costretti a bloccarli dopo colluttazzioni. «Hai più terrore a toccarli che vederti una pistola puntata addosso». Lo spiega un poliziotto che ricorda di avere arrestato Magnis un paio di volte. «La prima volta mi sono ritrovato la sera a guardarmi le mani per scoprire se avevo piccole ferite. A ripercorrere con la mente tutte le fasi dell'arresto e gli attimi in cui avevo toccato quei malati e loro avevano reagito. A domandarmi come scacciare almeno la paura». Ivano Barbiero A luglio avevano promesso: «Appena usciamo ritenteremo» Sergio Magnis (sotto) s'è costituito alla polizia e si trova all'ospedale Ferdinando Attanasio (a fianco) è fuggito

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