Rem, una canzone per i disoccupati di Fabio Albanese

Rem, una canzone per i disoccupati Unico (e insolito) concerto della band americana in Italia, allo stadio di Catania Rem, una canzone per i disoccupati Tra il pubblico anche Battiato, «trascinato» da Ghezzi CATANIA. Una canzone, «Fall on me», l'hanno dedicata ai disoccupati catanesi. Un gesto insolito, per una rock band americana in tour nel nostro Paese. Ma quello dell'altra sera non è stato un concerto speciale. L'unico che i Rem abbiano tenuto quest'estate in Italia. E per assistervi c'era gente di mezza Europa. E anche americani, complice la vicinanza della base Nato di Sigonella. Quindicimila, qualcuno azzarda ventimila, gli spettatori che hanno riportato il vecchio stadio di Cibali agli antichi fasti, al ricordo ormai lontano del Catania in serie A. In tribuna d'onore, vip e cantanti italiani, compreso Franco Battiato che non andava ad un concerto rock da quindici anni e che è stato convinto da Enrico Ghezzi. Sul prato, ieri mattina riapparso miracolosamente illeso nonostante caldo e polemiche, tutti i gruppi rock giovanili locali, quelli che hanno indotto a tlefinire ormai Catania «la Seattle d'Italia». Sul palco, prima che i quattro Rem salissero, degli «spanine partners» di prim'ordine: il gruppo catanese dei Fior e poi quello inglese dei Radiohead. Al le 21,40 è cominciato il grande spettacolo. «What's the frequency, Kenneth?» e «Crash with eyeliner» per presentarsi, dopo un «ciao» urlato dal buio, prima che la scena si illuminasse. Per il concerto, i Rem hanno ancora una volta scelto scenografia essenziale, fatta di luci stroboscopiche e qualche diapositiva, proiettata alle loro spalle su un grande schermo. Ritorno alle origini del rock, insomma, come il loro ultimo album, «Monsters». Michael Stipe, Bill Berry, Mike Mills e Peter Buck, accompagnati dagli ormai inseparabili Nathan December e Scott Macgoughy, rispettivamente chitarrista e tastierista, hanno infiammato il pubblico del Cibali per quasi due ore: pri¬ ma i venti brani compilati in una scaletta segreta fino all'ultimo minuto; poi cinque bis durante i quali i Rem hanno ringraziato Catania e la Sicilia per l'accoglienza. Sabato scorso, durante una conferenza stampa in Comune, il gruppo georgiano aveva annunciato che avrebbe parlato della follia nucleare, del cinquantesimo di Hiroshima, «un evento che ci colpisce non soltanto come americani - avevano detto - ma anche come cittadini del mondo, per le nostre coscienze». Durante il concerto nessun cenno, ma il messaggio è stato comunque accolto, sottolineato da cartelli e striscioni dei fans e dalle magliette di Greenpeace vendute agli ingressi e andate a ruba. Durante «Strange currencies», lo stadio si è illuminato con migliaia di fiammelle. Poi il trionfo: «My reli gion» ha fatto scoppiare il Cibali dove, per tutta la serata, non si è registrato nemmeno un interven- to delle forze dell'ordine, presenti in maniera massiccia. E' filato tutto liscio, tranne i consueti svenimenti e fiumi di lacrime delle ragazzine, come pure di fans più maturi. Fuori, 1'amrninistrazione comunale aveva messo a disposizione parcheggi scambiatori e bus navetta. Soddisfatto l'organizzatore catanese Francesco Virlinzi, il giovane figlio del presidente locale degli Industriali, che vanta una lunga amicizia personale con i Rem, conosciuti per caso in un localino di New York. Il concerto-evento è opera sua: «Era una promessa, glielo dovevamo - hanno spiegato i Rem - e ci ha fatto molto piacere». Durante il concerto gli hanno dedicato «Heron house», tra gli applausi del pubblico. Fabio Albanese I Rem, parlando dell'anniversario di Hiroshima, hanno detto: «La bomba è un evento che ci colpisce come americani, e come cittadini del mondo»