La denuncia, un merito di Ferdinando Camon
S La vittima che tace odierà il colpevole e se stessa, quella che parla dà una mano a vincere la piaga della violenza La denuncia, un merito S KiM'l IVAMO le notizie di stupro, ieri seta, e poco dopo alla tivù andavano in onda le immagini di animali, della sei ie curata da Angela e da Cellr ima serie piena di rivelazioni sulla vita, le abitudini, le migrazioni, le riproduzioni, le cacce Sentivamo le notizie di stupri, che arrivavano a ondate, bambine giovanissime, ragazze appena cresciute, sempre sole, semole Inori casa, sempre nei boschi o pei le strade, o in auto: piede sperdute assalite dai predatori, violentate e abbandonate, e qualcosa ci ricordava le scene di gabelle, antilopi, animali deboli e indifesi, che ogni volta che testavano fuori dal gruppi., indietro nella marcia, o si perdevano, venivano assaliti e mangiati Da mi lato, c'e chi è pronto, sta in agguato, è li che aspetta, e dall'altro, ingenuità, debolezza, sui piesa Sia chian, tinta la culpa è degli stupratori, non hanno la minima attenuante. Queste bambi- ne o ragazze vanno dove bau diritto di andare, l'anno quel che è giusto che possano fare. Ma prendiamo il caso di Milano, che ha per protagonisti due adulti, che alle cinque del mattino sono ancora soli in un bosco, decisi ad aspettare l'alba: capita un terzetto di extracomunitari, ciechi dalla violenza e dalla disperazione, immobilizzano lui, trascinano via lei, e fanno quel che vogliono. Adesso sappiamo chi sono, se sono quelli su cui si son temiate le indagini: sono come dovevano essere. Era proprio impossibile pensare che poteva accadere? Che era il modo (da soli), che era il luogo (un bosco), che era «la cosa» (una coppia) che eccita i predatori? Prendiamo qualcun altro dei casi, che trovate in cronaca: la ragazza polacca, per esempio. Una straniera ò una fuori gruppo, quindi debole e aggredibile, anche (ma non solo) da altri stranieri, altri fuori gruppo, cioè disperati e violenti. E la ragazza di Livorno, la bambina che soffre di un piccolo handicap, e che è stata violentata da un gruppo di maschietti della stessa comunità: qui c'era poco da prevedere; bastava ricordare: perché è già accaduto, suppergiù negli stessi termini, e nella stessa comunità. In questi maschi, adulti o bambini, la sessualità si è innestata, o sta per innestarsi, sul sadismo: lo stupratore di Milano, come quelli di Roma, fanno questo sesso torbido, violento, distruttivi;, perché non riescono a farne altro: come si vede, lo fanno sempre in gruppo, di fronte ad ami ci, per convincersi e convincerli della loro super-sessualità, mentre si tratta di una sessualità deviata, incompleta, malata. La ragazza di Roma, 23 anni, ha esitato a lungo prima di denunciare. Ai carabinieri ripeteva che non sapeva più, non vole va sapere più. E' una fortuna per lei avere quell'amica che l'ha convinta, che l'ha forzata a parlare. Perché la violenza ses¬ suale è un trauma indelebile, che ha capacita di disturbare tutta una vita, riemergendo nelle fonne più impensate, più indecifrabili. Soprattutto quando gli è stata impedita la riemersione nella forma più immediata, che è quella che vuole la cattura dei colpevoli e la punizione. Il trauma inconfessato apparirà sempre più pesante proprio poila sua inconfessabilità. Il trauma comunicato smette di essere della sola vittima, viene per cosi dire spartito con tutti: la vittima che tace si sentirà sempre separata dal mondo, e qualche volta dalla parte del colpevole, per paura, per viltà: odierà il colpevole, ma odierà anche se stessa; la vittima che parla ripassa dalla parte di tutti, si schiera contro chi le ha fatto del male, diventa meritevole: peccato che non sappiamo il nome di questa ragazza romana, perché tutti le dobbiamo qualcosa. Se la storia degli stupri avrà una svolta, è da qui che partirà. Ferdinando Camon
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