Il piano di Tudjman: cancellare la Bosnia di Fabio Galvano

Il piano di Tudjman: cancellare la Bosnia Il piano di Tudjman: cancellare la Bosnia // Times rivela l'accordo per spartirla con Milosevic IL PATTO SEGRETO ELONDRA CCO la spartizione della Bosnia fra Croazia e Serbia. Ecco, anche se le due parti continuano a negarlo, l'accordo segreto fra i due presidenti Franjo Tudjman e Slobodan Milosevic, che di fatto cancella la Bosnia dalla carta d'Europa. A tracciare il nuovo confine fra i due Stati, uno schizzo affrettato ma eseguito con mano sicura e senza esitazioni, è stato lo stesso Tudjman. La grande «S» che lascia ai serbi le enclaves di Tuzla, di Doboj e di Gorazde, e che rivendica a Zagabria Sarajevo, Bihac e Banja Luka, con buona pace della popolazione musulmana, porla la data del 6 maggio; è stata tracciata a penna sul menu della cena ufficiale a Londra con la regina Elisabetta per celebrare il cinquantesimo anniversario del VE-Day. Tudjman, ospite quella sera voluto dal protocollo ma politicamente poco gradito, era seduto accanto al leader dei liberal-democratici inglesi, Paddy Ashdown. Ma come sarà l'ex Jugoslavia fra dieci anni?, ha domandato Ashdown. Tudjman, rivela il «Times» che è venuto in possesso del documento, ha estratto la penna e ha tracciato il futuro conline fra Serbia e Croazia. I nomi, nella mappa che riproduciamo qui sopra, sono stati aggiunti in un secondo tempo, per chiarire la mappa di Tudjman, che campeggia fra lo stemma reale, quello della città di Londra (padrona di casa alla Guildhall, la sera del banchetto) e il logo del VE-Day. Una mappa che, forse, passerà alla storia. Parlando con Ashdown, quella sera, Tudjmrn ha ammesso di preferire il dialogo con Milosevic a quello con il presidente bosniaco Izetbegovic, che ha definito «un algerino e un fondamentalista». Del presidente serbo ha detto: «E' più intelligente, mantiene la parola e, comunque, e uno di noi». Secondo il «Times» non c'ò più dubbio che esista un'inte¬ sa segreta, come dimostrerebbe anche la cauta indifferenza di Belgrado mentre centomila soldati croati travolgevano i serbi della Krajina. Quella regione, che i serbi avevano conquistato nel 199 1 quando le fiammate dell'ex Jugoslavia coinvolgevano la Croazia e non ancora la Bosnia, è il prezzo che la Serbia sarebbe disposta a pagare - secondo i termini dell'accordo segreto - in cambio di un suo controllo della Slavonia orientale, che costeggia la Serbia e che è ricca di petrolio, gas e terre fertili. La Slavonia occidentale, al di qua del fiume Sava che per un lungo tratto segnerà il futuro confine, è stata invece riconquistata a maggio dalle truppe croate. Il «Times» rivela che, durante quella cena, Tudjman confidò ad Ashdown anche che avrebbe riconquistato la Krajina. Alla fine del mandato della Nazioni Unite, cioè a novembre, in otto giorni e a un costo di non più di mille vite umane. Ha impiegato meno tempo e con meno vittime. E soprattutto lo ha fatto con tre mesi di anticipo: quando ha visto che il momento nella crisi bosniaca era giusto, che dopo tre anni di sostegno tattico dei croati bosniaci e della loro alleanza con i musulmani era venuto il momento della Realpolitick. Il futuro della Bosnia, nelle strategie di Tudjman che un giornale inglese ribattezzava ieri «il Duce» (proprio cosi, in italiano), non tiene conto della popolazione musulmana. Sarà assorbita soprattutto dalla Croazia, fatta eccezione per la zona attorno a Tuzla e Gorazde. Proprio come se le Nazioni Unite non esistessero, e la Bosnia neppure. Fabio Galvano Il Presidente croato aveva tratteggiato una mappa sul menu alle celebrazioni del VE-Day. «A noi la Krajina e Sarajevo, ai serbi la Slavonia orientale, Tuzla e Gorazde» / "— «Ih Maj 1993 A sinistra, la mappa dell'attuale divisione territoriale della Bosnia. Al centro lo schizzo che avrebbe disegnato il presidente croato Tudjman e a destra come verrebbe spartita la Bosnia secondo il progetto di Zagabria