Un'invasione poco pacifica

Un'invasione poco pacifica Un'invasione poco pacifica Conflitti con le razze locali, che spesso soccombono S E il problema della trasmigrazione umana è sotto i riflettori di governi e pubblica opinione, passa invece quasi del tutto inosservato il transito di altri extracomunitari, non umani: quegli animali e quelle piante che, per varie vicissitudini e con alterna fortuna, approdano ai nostri lidi e qualche volta mettono su casa. Viaggi che poco meno di un secolo fa apparivano interminabili, oggi si compiono in poche ore e il pianeta appare più piccolo, mentre al seguito del moderno uomo viaggiatore c'è uno stuolo di altri accompagna • tori viventi, più o meno desiderati. Inoltre il commercio mondiale cresce di anno in anno e nelle carlinghe degli aerei e nelle stive delle navi, con i carichi di frutta, pesce e legname, possono trovare un passaggio di migliaia di chilometri esseri più o meno piccoli, altrimenti confinati alla loro lontana porzione di mondo. Ci sono poi gli animali vivi, importati volontariamente per i più diversi scopi: la compagnia, le carni, le pellicce, la caccia, la pesca. Il risultato è una vera e pro¬ DI BIOREGIONE pria rivoluzione della geografia zoologica del pianeta, con trasferimenti forzati attraverso mari e monti, lungo immensi percorsi che queste specie non avrebbero mai compiuto se non in migliaia o milioni di anni. Ma che fine fanno tutti questi animali, trapiantati in ambienti estranei? Per molti, il viaggio si interrompe prima ancora di giungere a destinazione: soccombono allo stress del trasferimento. Quasi tutti, comunque, hanno poche probabilità di sopravvivere nelle mutate condizioni ambientali. Nel carosello degli arrivi clandestini, delle fughe dalle gabbie di allevamento, delle «liberazioni» dei privati ormai stufi del problematico «pet», fra tanti insuccessi e destini infruttuosi di questi sfortunati animali, ogni tanto qualcuno ce la fa a sopravvivere allo stato libero. Purtroppo però non è cosa di cui compiacersi troppo. Più che trentennale è la storia della Nutria o Castorino, un grosso roditore acquatico a metà tra un topo e un castoro, che, promosso come un metodo sicuro per fare fortuna venden¬ done la pelliccia, ha dato origine a molti allevaménti e relative fughe. Il risultato è che oggi fiumi e laghi del centro Italia fino alla pianura Padana ospitano una popolazione forse più florida di quella che resiste in America latina, patria natia. E le nutrie sono ormai arrivate fino al Tevere e ai laghetti di Villa Pamphili, nel centro di Roma. Poi ci sono gli animalisti estremisti, elio nottetempo aprono le gabbie degli allevamenti di animali da pelliccia liberando visoni, volpi argentate ed ermellini. Predatori esotici capaci, qualora sopravvivano e non muoiano di stenti, di produrre gravi squilibri nelle naturali e locali catene ecologiche. Legata a fughe pietistiche o a spicce liberazioni dalli; gabbie da appartamento è invece l'origine delle colonie di parrocchetti, pappagallini ondulati, bengalini e pappagalli monaci che vivono nei boschi di varie località italiane, dal Friuli alla Toscana e ancora più a Sud. Importato per assurdi scopi venatori, il Silvilago o Minilepre è diffuso in molte aree, così come sono state lanciate e acclimata- da un punto di vista naturalistico, facendo ricerche (e qui ritorna l'importanza dell'educazione scolastica) per scoprire che cosa c'era prima della città medesima, quale tipo di terreno, di fauna, di flora, di economia: una specie di archeologia naturalistico-ecologica, capace di rafforzare l'attaccamento e l'interesse verso il proprio ambiente. Andare a ricercare quanta parte degli elementi originari siano ancora presenti nel territorio circostante può consentire anche di ricollegare la città con il suo retroterra e di ristabilire, nei limiti del possibile, il circuito città-campagna. Un altro aspetto positivo del bioregionalismo è la sua tendenza a combattere il fenomeno della monocoltura, tipico della nostra epoca, facendo riscoprire il gusto della varietà e la consapevolezza che la diversità biologica, anche all'interno dello stesso tipo di frutto, dello stesso cereale, è un bene prezioso, una ricchezza di vita che meritano di essere conservati. Silvana Castiglione Università di Genova te coturnici orientali, fagiani asiatici, il Colino della Virginia, cinghiali della sottospecie nordeuropea. Questa, più grande ed esigente dell'originaria sottospecie mediterranea, spesso e volentieri entra nei coltivi provocando ingenti danni. Nei boschi del promontorio del Circeo vive segretamente una piccola popolazione di Mangusta indiana, nel Friuli ci si può imbatten: nel Topo muschiato, mentre il Po e i suoi principali affluenti sono invasi dai voraci pesci Siluro, importati dal centro Europa e simili a enormi pesci gatto, dalle ragguardevoli dimensioni record di quattro metri per oltre duecento chili di poso, oggetto di nuove leggende ed emozioni nei paesi della «bassa». Un po' ovunque i carassi dorati, i popolari pesci rossi del lunapark, colorano le acque di stagni e laghetti, meni re tartarughe asiatiche, americane e anche l'aggressiva «azzannatrice» si scaldano al sole estivo sulle sponde di fiumi e laghi. In diverse aree sono state trovate le grandi rane toro, mentre in Sicilia un discreto Coccodrillo del Nilo è stato acciuffato mentre attraversava la strada, per non parlare della probabile decina di pantere, leopardi e. puma che si aggirano, elusivi e riservati, in vari boschi italiani. Molti «pet» esotici diventano in fretta scomodi e impegnativi e i loro padroni finiscono per disfarsene dietro il pilatesco alibi morale del «torna libero, vedrai che ce la fai». Neppure i mari si sottraggono all'ondata extracomunitaria e l'Adriatico somiglia sempre più al mar d'Oriente. Il gambero giapponese Penai'iis japonicus e la vongola delle Filippine Tapes philippinarum, importati per essere allevati, stanno invadendo coste e la; line e stanno soppiantando le specie indigene, mmo prolifiche e resistenti Se un simile pane rama si dimostra curioso e simpaticamente emozionante, in realtà gli zoologi e i conservazionisu da tempo lanciano l'allarme. Possono verificarsi seri problc mi ecologici quando questi ani mali esotici riescono a insediarsi e il rischio, ampiamente verificato, è che diventino predatori o competitori con le specie i preesistenti o si accoppino con ; esse, creando ibridi e «inquinando geneticamente» le razze autoctone. Marco Lambertini

Persone citate: Lambertini, Silvana Castiglione