Sale il livello del mare, scende la lava

Sale il livello del mare, scende la lava Sale il livello del mare, scende la lava Ecco come il clima influisce sulle eruzioni Secondo uno studio dell'Unità mondiale per i Rischi Naturali e la Climatologia i vulcani non solo crescono in altezza ma si gonfiano data gradualmente aumentando, con alcuni periodi di inversione di tendenza, l'ultimo dei quali risale alla metà del secolo scorso. In questi ultimi trentamila anni, l'aumento della temperatura è stato accompagnato da un innalzamento del livello del mare di circa centoventi metri nel bacino mediterraneo. Gli scienziati han¬ no così scoperto una correlazione tra i periodi di maggiore e più veloce risalita del livello marino e quelli di particolare instabilità dei fianchi degli edifìci vulcanici. Questa relazione si può spiegare con l'attività erosiva del mare che, salendo, scalza porzioni sempre più alte delle pendici del vulcano. In alcuni casi l'instabilità è arrivata a un punto tale da sfociare nel crollo di enormi porzioni del vulcano che, una volta cadute nel mare, hanno innescato onde alte decine di metri con gravi danni per le vicine zone costiere. Si è inoltre scoperto che questi collassi possono ripetersi più volte nel tempo. Tra un collasso e l'altro, il vulcano cresce in altezza per la normale attività dalla cima e si allarga gonfiandosi per ripetute intrusioni di magma all'interno del cono. In altre parole, grandi quantità di magma non riescono a raggiungere la cima dei vulcani e rimangono quindi intrappolate dentro gli edifici. In tal caso è necessario che si crei uno spazio fisico per permettere al magma di infilarsi e solidificare entro il cono e ciò avviene con lo spostamento a più riprese verso l'esterno dei fianchi del vulcano; in alternativa, come nel caso di Ischia, il magma può riuscire a sollevare lentamente la porzione centrale del complesso vulcanico. In entrambi i casi questi movimenti possono essere accompagnati da terremoti anche pericolosi per i centri abitati vicini, oppure innescare delle frane. Questi studi possono avere ricadute particolarmente utili se si pensa che tutti i vulcani attivi italiani sono insulari o collocati vicino alla costa. Inoltre, dei duecento vulcani che hanno dato eruzioni nel mondo negli ultimi quindici anni, più della metà è sul mare. Negli Anni 90, numerosi studiosi hanno cercato in tutto il mondo le evidenze di possibili collassi vulcanici, scoprendo che in media si è avuto un crollo catastrofico ogni 25 anni, l'ultimo dei quali ha interessato il vulcano americano St. Helens nel 1980. I crolli dei vulcani sono quindi eventi calamitosi tutto sommato rari, ma ciò che è importante monitorare sono le lentissime deformazioni dei loro fianchi. Nel caso dell'Etna, la combinazione delle ripetute intrusioni di magma al suo interno e la massa stessa del vulcano provocano deformazioni attive lungo zone ben conosciute dagli scienziati. Queste deformazioni sono lente dal punto di vista della scala temporale dell'uomo, in quanto sono dell'ordine di un centimetro all'anno. Se però manca una concreta pianificazione territoriale che tenga presente il dato geologico, si rischia di andare a costruire proprio in corrispondenza di una di queste strutture deformative attive. Alessandro Ti baldi Università di Milano

Luoghi citati: Ischia, Milano