PADRE E PADRONE IN TERRA PADANA

PADRE E PADRONE IN TERRA PADANA PADRE E PADRONE IN TERRA PADANA Mario Monti, una saga primo '900 C'è il progetto, a lungo combattuto con tutti i mezzi dai nemici del Ventura, di fornire Concorezzo di un acquedotto per evitare che ci siano epidemie di tifo fra gli abitanti (in una di esse Federico ha perso una figlia). C'è una cronaca milanese e paesana alquanto vivacemente raccontata, con un certo piglio bozzettistico e illustrativo; e vi sono coinvolte, nei loro studi e nei loro amori, anche le figlie del Ventura, tutte infine approdate al matrimonio. Alla conclusione, il Ventura è costretto dai figli ad abbandonare la fabbrica, nel frattempo ingranditasi, e a ritirarsi a vita privata; ma si prende la rivincita andando in giro per il mondo in viaggi avventurosi quanto lussuosi e facendosi costruire una villa sulle pendici di una collina; e qui è l'invenzione migliore del romanzo, nella frase con cui il Ventura risponde all'amico che è andato a trovarlo e che osserva come dalla villa si veda tutta la Pianura Padana fino a Milano, chiedendogli che cosa fa in quel luogo solitario: «Sto qui a guardare», come a dire che l'uomo d'azione si è serenamente trasformato nell'uomo della contemplazione. Il finale, che è anche un poco ironico nei confronti del protagonista, tanto preso sul serio fino all'idealizzazione per il resto dell'opera, riscatta un poco il romanzo, che è di grana un poco grossa, alquanto aneddotico e dispersivo, dal punto di vista storico non CHI voglia saziarsi con un grosso (uso il termine nell'unico significato che ha normalmente e propriamente in italiano di grande quanto a dimensioni non in quello, erroneo e alquanto volgare, di importante, significativo, bravo, capace, ecc.) romanzo di solido impianto ottocentesco, misto abilmente di storia e invenzione, può ricorrere a Un gran bel mondo di Mario Monti. Sullo sfondo, a dire il vero un poco vago, dei primi anni del secolo, vi è descritta la vicenda di un industriale brianzolo, di Concorezzo, Federico Ventura, uomo di notevole forza e bellezza fisica, autoritario sia in famiglia, sia in fabbrica, sia nei rapporti con collaboratori, concorrenti, avversari, facile all'ira, grande amatore, bravissimo negli affari come nel trattare politici, altri industriali, banchieri, generoso benefattore del suo paese quanto duro e implacabile nei confronti di tutti coloro che gli si mettono contro o cercano di ingannarlo oppure di creargli difficoltà nella gestione assoluta della fabbrica, si tratti anche delle figlie desiderose di liberarsi dalla tirannia paterna nell'ambito del lavoro (e, quando sari cresciuto, anche il figlio pretenderà la sua parte di autorità). Dentro il romanzo così saldamente raccolto intorno al protagonista si sdipana, come compete al genere un poco popolare al quale appartiene, una serie abbastanza vivace di episodi. C'è un tentativo di sciopero in fabbrica, che il Ventura fa subito abortire con modi spicci e violenti; ma c'è anche l'incontro e la conversazione dell'industriale con Anna Kuliscioff, venuta a visitare la fabbrica e a conoscere il Ventura, famoso per la sua energia e la sua capacità, ma anche per l'equanimità nel trattare gli operai. Ci sono gli amori del Ventura con una prostituta, Maria, che ogni tanto ricompare, ora perseguitata da amanti gelosi; ora ritrovata dal fratello con la conseguenza di una scena madre in cui la ragazza dà in convulsioni fin quasi a morirne (e il Ventura la salva facendole un discorsetto edificante) e il fratello si spacca la testa contro un muro, ora oggetto delle cure educative di una delle figlie del protagonista, Ginetta, la più emancipata e ardita, che cerca di darle una cultura e modi di fare signorili, ma poi scopre che le ha sedotto il marito, un commediografo di successo, perché, in realtà, è innamorata di lei (e un rapporto lesbico, fra le due donne, sia pure incompleto, è raccontato con molta lentezza analitica di gesti e parole, tanto per mettere un pigmento in più). Ci sono gli altri amori di Federico con Rosa da cui ha un figlio: e qui la storia piega un poco nel patetico, prima di ritornare in carreggiata nella gran scena all'osteria nella quale il Ventura affronta il marito, un subdolo agitatore e altri loro compari, e ne ha piena vittoria. Ci sono i tentativi di un'altra figlia, Menta, la più abile negli affari, di farsi lasciare dal padre una certa autonomia di decisioni nella conduzione della fabbrica, tutti rintuzzati. Mario Monti Un giovan© sfido mondo e soprattutto so stosso por ovoro più equilibrio o più ormonio noli© azioni; por diro o chi lo omo cho lo boi lezzo e conveniente. Un romonzo di idee che scorre come uno poesia. proprio irreprensibile. L'intenzione di Un gran bel mondo è fondamentalmente apologetica dell'uomo e dell'industriale dei tempi eroici dell'industria all'inizio del Novecento, qual è Federico Ventura, capace anche di gesta clamorose da eroe popolare, come fermare l'anarchico Bresci subito dopo che ha sparato a Umberto I, arrestare un cavallo imbizzarrito, salvare i passeggeri del tram a cremagliera del Sacromonte di Varese reggendo con la sua forza fisica la vettura in pericolo di deragliare; e i fervidi amori fanno parte anch'essi dell'apologia. Si potrebbe pensare al Ventura come a una sorta di «Antimetello»: il personaggio di Pratolini operaio, quello di Monti industriale; là uno sciopero vittorioso, qui gli scioperi cancellati via dall'autorità e dall'efficienza del padrone. Nel complesso, il risultato narrativo di Un gran bel mondo non è particolarmente avvincente, perché i vari episodi sono troppo prevedibili e ripetitivi. Un protagonista che vince sempre finisce a essere monotono; e ci vorrebbe la scrittura di Gadda per ravvivare l'evocazione della Milano altoborghese del Primo Novecento e per far muovere intorno al Ventura Umberto Cagni, Anna Kuliscioff, un po' di letteratura e di arti figurative, una caterva di industriali famosi. Così come Monti lo racconta, quello proprio non sembra essere «un gran bel mondo». Giorgio Bàrberi Squarotti Mario Monti Un gran bel mondo Bompiani pp. 429, L. 32.000 GKNNARO COSTANZO are, RIPOSTES EDITORE 190 Pag. £ 13.000

Luoghi citati: Concorezzo, Milano, Varese