Devers, il miracolo continua

Pevere, il miracolo continua Pevere, il miracolo continua Ha sconfitto un male terribile è diventata regina dello sprint GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Gail Devers, la miracolata, non ha ancora finito di stupire. Quattro anni fa a Tokyo festeggiò come una vittoria il 2° posto nei 100 ostacoli, l'anno dopo a Barcellona non versò neppure una lacrima quando inciampando sull'ultima barriera vide sfumare il successo (ed anzi poi si rifece conquistando a sorpresa il titolo dei 100), poi nel '93 a Stoccarda ha fatto doppietta. Prima nei 100 piani e anche con gli ostacoli. E adesso ecco un nuovo oro, a conferma di un talento messo a dura prova dalla sorte, e dopo che i pronostici della vigilia sembravano tutti per la kazaka Shishigina, imbattibile in tutti i meeting. La Devers, in effetti, oltre che al suo allenatore Bob Kersee, deve davvero molto alla sua voglia di riuscire. La sua storia è significativa: nei giorni dell'Olimpiade di Seul incominciò a star male ma ci volle parecchio prima che i medici le diagnosticassero la sindrome di Graves, seria malattia della tiroide, che un ulteriore ritardo nella diagnosi avrebbe potuto far degenerare in un tumore. Quando iniziarono a curarla per quello che era il suo male, la minuta Gail (è alta 1,62 e pesa 52 chili) giaceva ormai in un letto con piedi e giunture piagate, e mestruazioni anche tre volte in un mese. L'aspetto fisico era orrendo, perdeva capelli e forze, dimagrendo o ingrassando di parecchi chili nel giro di un paio di settimane. La diagnosi permise di curarla. E la Devers dopo due anni, ne! 1991, riprese ad allenarsi. Lo fece con grande determinazione e la sua battaglia diventò anche quella di spiegare alla gente che la resurrezione era dovuta alle cure, non a strani farmaci come invidiose rivali ipotizzano. «Le uniche pillole che prendo - racconta - sono gialle e sono per la mia malattia: le prendo ora e così sarà per sempre. Ma intanto ho potuto tornare a vivere e a correre. Cosa potrei volere di più?». La 2'1 giornata dei Mondiali ha assegnato anche il titolo del martello, che Abduvaliyevic si è aggiudicato all'ultimo lancio, e ha proposto una versione differente di Michael Johnson. Se nella batteria del giro di pista, il 28enne campione di Dallas si era scatenato per 300 metri, finendo poi al passo, ieri ha corso i quarti quasi in surplace, limitandosi a spingere in maniera impressionante nella seconda curva. Il tempo è stato di 45" 15. Davvero Johnson se non approderà a un record in semifinale o in finale sarà solo perché vorrà amministrarsi in vista dei successivi impegni che lo attendono nei 200 e con la staffetta (soprattutto ora che Lewis ha annunciato ufficialmente il suo forfait, gli potrebbe anche venir chiesto di correre la finale della 4 x 100). In chiave italiana la giornata è stata felicissima anche per Giocondi, che ha corso un'ottima semifinale degli 800 guadagnandosi un posto nell'Olimpo della specialità. Ha sbagliato tutto invece Cadoni, facendosi eliminare in pratica senza lottare. La finale del doppio giro proporrà domani una doppia novità assoluta: al via nessun keniano e ben tre statunitensi. Bene, infine, anche Maria Guida, che ha conquistato la finale dei 10 mila con discreta facilità: e ora il suo obbiettivo minimo diventa ritoccare il primato italiano stabilito un anno fa ad Helsinki. Ig. bar.]

Persone citate: Cadoni, Devers, Gail Devers, Giocondi, Graves, Johnson, Maria Guida, Michael Johnson, Shishigina

Luoghi citati: Barcellona, Dallas, Helsinki, Stoccarda, Tokyo