E Bailey il nuovo uomo-jet

Mentre un canadese originario della Giamaica si insedia sul trono dei 100 Mentre un canadese originario della Giamaica si insedia sul trono dei 100 E' Bailey il nuovo uomo-je^ E nonno Christie crolla a terra infortunato QUESTI B GRANDI «MURI» DELL'ATLETICA GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Il «nonno» non ce l'ha fatta: Linford Christie si è arreso, vittima anche di un infortunio, e sul trono dello sprint ritorna così sette anni dopo - un canadese: allora Ben Johnson, primo nella finale olimpica di Seul (poi venne squalificato per doping), adesso Donovan Bailey, un ventottenne omogeneizzato, anche lui originario della Giamaica. Per il mondo degli uomini-jet è davvero un voltar pagina, visto che al terzo posto, dopo l'altro canadese Bruni Surin, c'è Ato Boldon la vera novità dei 100 emersa da questi Mondiali. Bailey si era presentato a Goteborg con il miglior tempo stagionale, 9"91, ottenuto a Montreal il 15 luglio, quando vinse i campionati canadesi. Troppo poco per farne il favorito prima che Christie si bloccasse nella semifinale. «Ho sentito una fitta al tendine destro», ha subito spiegato il britannico, dopo aver finito sullo slancio - quarto - la prova. E ha aggiunto: «Adesso proverò a riscaldarmi per la finale, poi deciderò se correre. All'ultimo momento». Il pubblico tutto questo non lo sapeva ma quasi percependo la situazione, all'en¬ trata in pista per l'ultimo atto non gli ha riservato l'ovazione con cui l'aveva accolto nelle precedenti occasioni. Il «nonno» è andato ai blocchi apparentemente imperturbabile, statuario come sempre, gelido come l'indimenticabile Valéry Borzov. Con quel suo modo quasi a ricordare tacitamente agli avversari che l'uomo da battere era lui, non altri. E allo sparo Christie è stato il più lesto: 0,110 il tempo di reazione contro lo 0,114 di Boldon e addirittura lo 0,138 di Bailey, uno dei peggiori. Ma fin dai primi appoggi è stato chiaro che, nella gara del suo probabile addio - ha già detto e ripetuto che il prossimo anno l'Olimpiade la guarderà per televisione - Linford non era in grado di difendere il suo blasone di vittorie, che negli ultime tre stagioni gli aveva dato nell'ordine i titoli olimpico a Barcellona, mondiale a Stoccarda ed europeo a Helsinki. Dalla prima corsia, Christie non aveva difficoltà a osservare i rivali e ai 60 metri la sua sconfitta era ormai segnata. Bailey, al centro della pista, stava sopravanzando tutti prepotentemente e avviandosi verso il trionfo. Soltanto Surin e Boldon cercavano di resistergli, mentre Fredericks e Marsh erano battutissimi. Christie, comunque, non si è rialzato: ha spinto fino in fondo per poi piombare a terra. Sono accorsi i medici per una prima fasciatura della parte dolente, proprio sopra il ginocchio destro, poi è comparsa anche la barella. Ma Christie non cercava compassione, si è rialzato e zoppicando è uscito dallo stadio. Intanto Bailey compiva il giro d'onore, raccogliendo meritati applausi anche se il valore tecnico di questa finale è stato mediocre: nulla da spartire con gli atti conclusivi olimpici di Seul e Barcellona o con quelli iridati di Roma, Tokyo e Stoccarda. Per arrivare al secondo gradino del podio non c'è stato neppure bisogno di correre in meno di 10". Le previsioni della vigilia si sono quindi avverate: si intravede, sì, una nuova generazione di velocisti, ma per ora non si può che rimpiangere quelli che stanno uscendo di scena (come appunto Christie e Lewis) o si sono infortunati: da Burrell, che già da tempo ha dato appuntamento a tutti nel prossimo anno, a Mitchell, che si è bloccato qui a Goteborg, in batteria. Donovan Bailey ha saputo sfruttare l'occasione e succede così a quello che dichiara essere il suo idolo, Linford Christie. Nativo di Manchester in Giamaica, 28 anni il prossimo 16 dicembre, incarna la potenza che è anche il suo atteggiamento di base («Mi piace correre forte, giocare forte»). Trasferitosi con la famiglia in Canada quando aveva 13 anni, è approdato all'atletica - dopo aver giocato mediocremente a basket - nell'autunno del '90. Ma la sua esplosione è avvenuta solo quest'anno, dopo tre stagioni in cui il suo top era stato due volte 10"42 e la terza 10"36. Poi questo 1995 in cui ha finito per imporsi prepotentemente, rimediando però anche sonore sconfitte nei vari meeting, prima di trovare quegli equilibri che lo hanno proiettato verso il titolo iridato. «Mi piace sfidare me stesso - racconta e lo sprint in questo senso rappresenta una forma costante di verifica. Le lunghe distanze? Per percorrerle preferisco l'auto». Bayley diventa adesso idealmente l'uomo da battere il prossimo anno ad Atlanta, dove gli statunitensi digerirebbero molto male una sconfitta. Ma, forse, per allora sarà pronto anche Boldon, con più esperienza, e soprattutto la voglia di salire vent'anni dopo su quel podio dei 100 che a Montreal fu di Crawford, altro trinidegno, dalle qualità e caratteristiche fisiche però totalmente differenti dalle sue. Giorgio Barberis L'argento va a Surin un altro «erede» di BenJohnson e il bronzo a Boldon L'inglese sfortunato è soltanto sesto: va a terra dolorante dopo il traguardo, poi esce zoppicando SALTO IN LUNGO 9 METRI (record di Powell 8,95) 18 METRI (record di Edwards 17,98) 6,20 METRI (record di Bubka 6,1 4) 2 50 METRI (record di Stomayor 2,45) 75 METRI (record di Shult Ddr 74,08) 43 SECONDI (record di Reynolds 43" 29) V 40" 3' 25" 8 MINUTI 2 ORE (record di Coe 1' 41" 73) (record di Morceli 3' 27" 37) (record di Kiptanui 8' 02" 08) (record di Dinsamo 2h 06' 50") Il canadese Donovan Bailey (a destra) sette anni dopo Ben Johnson è salito sul trono degli uomini-sprint; qui sotto Gail Devers la statunitense vincitrice a Goteborg dell'oro sui 100 ostacoli [Ann]