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MlTORAJ MlTORAJ Sciabolate di bronzo CESENA Il I li! N DAT E. cieche di bellezIv za, private della loro mi11 j chelangiolcsca parola - pa" ! rola muta, tagliata, di pietra. Cosi si mostrano al inondo, armati' di corazze ma anche insolitamente tenere, aperte alla luce, sventrate ad ogni sguardo, le voluminose sculture-frammento di Igor Mitoraj, lo scultore polacco nato in Germania e naturalizzato francese (ora vive pure a Pietrasanta), che Testori collaborò a far conoscere in Italia (ne resta una traccia colposa a Milano, in piazza del Carmine). Oll'ese, mutilati', nelle feriti.': proprio nel senso di interrotte, di rotte, come capitò ai funerei brandelli di torso, imbalsamati di morte e lava, dei l'uggitivi di Ercolano. Eppure e incredibile la luce di fascinazione, di suggestione animali! e magnetica, che irradia da quella bellezza infranta, spezzata, rinnegata, che e qualcosa di ben diverso dal non-finito della tradizione classica. Basta entrare nella Galleria Medusa in Palazzo Leon d'Oro di Cesena, o svicolare nel sereno chiostro della Biblioteca Classense, per essere subito invischiati nella bronzea foresta di impalpabili ragnatele, che queste sculture senza occhi e senza volto si rimbalzano in una dissonante, medioevale tenzone di scudi e corazze Volti senza viso, sguardi senza pupille, fisionomie d'acciaio che giungono soltanto al verone dissezionato delle labbra, anatomie ritagliate che un'immaginaria scimitarra saracena ha tranciato da chissà quale biografia epicheggiante. «Dissezione praticata con fermezza chirurgica», osserva nel presentarlo Maurizio Clicchetti, che di Mitoraj aveva scritto: «E' come se la superficie delle teste ovali e anonime dei manichini dechirichiani si fosse infranta, sgranata, allentata e sotto il groviglio delle bende lasciasse intravvedere nuovamente i caratteri dell'uomo». «Sgranata»? C'è sempre qualcosa di esatto, di tagliente, di definitivo nel «fendere» plastico di Mitoraj, che avanza con queste sue sciabolate di bronzo, questi perentori eppur frammentati lendendi di pietra, i quali, in questo stesso periodo, giganteschi e mitologici, abitano anche le pieghe della cittadina di Macerata, disseminati in vicoli ed angoli strategici. Centauri a tiretto come cavalli di Troia, farciti di oggetti d'affezione così come i sogni lo sono di incubi e memorie, busti masticati dalle intemperie del tempo, vergini teste che dormono inclinate e bendate di bronzo: ma non sono bende che curano, che leniscono questa frattura del Tutto. Sono segni forti, cinture metafisiche, bastioni corporei ed urla materiche, sofiocate, che sanciscono quella impossibile, strappata riconciliazione con la Bellezza Classica. Sono come i balbettati, fulminanti frammenti poetici di Hòlderlin trasformato nel folle Scardanelli. Ribadiscono quella manque essenziale, quella béance, quella frattura originaria dell'io, su cui tanto ha insistito la psicoanalisi lacaniana. [ni. vali.)

Persone citate: Igor Mitoraj, Maurizio Clicchetti, Mitoraj, Testori

Luoghi citati: Cesena, Ercolano, Germania, Italia, Macerata, Milano, Pietrasanta