Nella calda estate, la scuola scotta

Nella calda estate, la scuola scotta LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Nella calda estate, la scuola scotta E' un fenomeno curioso che si verifica tutte le estati. A scuole chiuse, il dibattito sulla Scuola si intensifica. Segno inconfutabile che il problema scotta agli italiani e si ripropone anche nei periodi di cosiddetto riposo. Così questa rubrica non può trascurarlo del tutto. Cominciamo con la lettera di uno che vorrebbe far qualcosa subito. [o.d.b.] Basta con i somari Gemile signor Del Buono, ho appena letto la lettera dell'insegnante di Modena, «Scuola, fabbrica di somari". Ho 33 anni e ho iniziato a insegnare nell'8S: medie inferiori e superiori. Condivido in toto le opinioni della collega modenese Ci fanno diventare dei burocrati, costretti a compilare inutili e incomprensibili documenti, a partecipare a corsi d'aggiornamento che «aggiornano» solo il portafoglio di chi li tiene, a valutare in modo assurdo e cervellotico gli studenti. Politici incompetenti e sindacalisti menefreghisti hanno contribuito a questo stato di cose. Ma non solo loro. Buona parte degli insegnanti è complice: troppi tacciono, o per indifferenza o perché a loro, forse, sta bene cosi. Raccolgo allora l'appello della collega di Modena. Organizziamo un movimento per chiedere una vera trasformazione della scuola. Propongo qui solo alcuni punti: criterio numerico di valutazione unico dalle elementari all'università, riforma e riduzione di programmi e materie, abolizione degli attuali corsi di aggiornamento, provvedimenti severi per gli studenti indiscipìinati, licenziamento degli insegnanti assenteisti e/o incapaci. Si potrebbe continuare parlando di orari, promozioni, concorsi ecc. Chi vuole fare l'insegnante e non il burocrate si metta in contatto con me. Grazie dell'ospitalità. Carlo Giordani Borgomanero insegnante (per adesso, non so per quanto tempo ancora) Ancora sulla maturità In risposta alla lettera dello studente che rivendica il diritto ad avere docenti che gli insegnino a vivere (La Slampa del 28 luglio). Caro Fax, sono insegnante da ventidue anni e desidero presentarti alcune mie considerazioni. a) L'esperienza di adulto, che nella tua lettera riconosci a ogni insegnante, mi porta a sconsigliarti infondate generalizzazioni. Penso che questa società sarebbe migliore se ognuno si astenesse dal fare «di ogni erba un fascio». Concorderai che, sulla base dei dati in tuo possesso, concludere che milioni di studenti vivano la tua situazione sia, quantomeno, azzardato. b) Il Liceo dei miei tempi aveva insegnanti molto più severi e molto più legati ai programmi, credimi, di quelli che puoi avere tu. Anch'io, alla tua età, mi sentivo di contestarli, di chiedere loro, prima delle regole del latino, che m'insegnassero a vivere. Col tempo mi sono resa conto che se io avevo ragione, loro non avevano torto Forse, tra i banchi di scuola, non mi hanno «insegnato a vivere», ma mi hanno fornito gli strumenti per imparare a farlo. . c) Traspare dal tuo scritto, in più passaggi, un fastidio nei confronti dello studio tradizionale, vecchio di decenni. Devi sapere che ogni conquista del pensiero sta sulla cima di un monte e la può raggiungere solo chi conosce la disciplina dell'impegno. Ogni forma autentica di sapere richiede «lavoro di zappa». Non esistono surrogati di cultura e le scorciatoie sono inganni. I dibattiti e i confronti sui problemi del nostro tempo sono positivi e ben vengano; ma attenzione a non bandire dalla Scuola il senso del dovere e del sacrificio. E' sempre in agguato il rischio di ridurre la cultura a dibattito sterile, fatto di considerazioni qualunquistiche, prive di retroterra e senso storico o scientifico, in cui «la mia opinione vale quanto la tua». Aver studiato, oggi, la Storia come la Geografia, articolate nei loro programmi, ti aiuterà domani a saper dire e, specialmente, sostenere la tua, con profondità e consapevolezza. Sicuramente a non ricercare, nella vio¬ lenza allo stadio, i tuoi «momenti di gloria». Con affetto. Ida Carli, Cuneo Sempre sulla maturità Intendo rispondere alla lettera della dott. Silvia Bersi (La Stampa, 26 luglio). Condivido gran parte delle sue osservazioni sugli esami di maturità. Condanno, come lei, il paternalismo che vuole coprire vagabondaggine e vuoto mentale; credo ancora, e con me almeno tutti i colleghi del mio istituto, in una scuola seria, impegnata ed educativa, per la quale lottiamo sempre di più, sebbene in controtendenza. Ma mi permetto di fare osservare che spesso quel paternalismo, tipico degli insegnanti non più giovanissimi, e che lei giudica eccessivo, è motivato dalla consapevolezza di quanta fatica, lavoro, impegno... ci siano alle spalle di quei trenta-quaranta minuti di esame. Vede, come insegnante non più giovanissima io accuso il ministero di scarsa professionalità proprio per la scelta come commissari di chi non ha mai messo piede in classe e che è lo- gicamente portato a pensare che la scuola sia «solo» valutazione, travaso di informazioni da misurare. Invece, noi abbiamo per anni a che fare con adolescenti, esseri distratti, demotivati, provocatori, mutevoli, ma capaci anche di improvvise folgorazioni e entusiasmi, capaci di restituire con gli interessi, magari proprio in quei trenta-quaranta minuti, tutti i nostri sforzi o, al contrario, di precipitarci nella più profonda delusione. L'imbarazzo per le critiche dei colleghi o la paura di ricorsi possono condizionare, ma sempre meno quando si avanza nella professione e nell'età e ci si accorge che la professione può scadere nel puro tecnicismo se non siamo capaci di sorreggerla con un pizzico di bonarietà. Altrimenti è ora di cambiare mestiere. Caro Signor Del Buono, la ringrazio di accogliere nella sua rubrica così tante lettere sulla scuola. Va a suo merito non essere mosso da alcun intento scandalistico o sensazionalistico che si ritrova invece in altri scritti giornalistici. Tocco questo tasto, perché finalmente in Italia si capisca che la nostra unica ricchezza sono ; giovani e che contro questo sbracamento universale gli operatori scolastici sono l'ultima diga, gli ultimi a puntare i piedi contro il Nulla (gli Ismi del nostro tempo!). I. V., Torino un'insegnante Non ho nulla da aggiungere. Bisogna sempre cercare di andare incontro ai ragazzi anche se si viene messi duramente alla prova. Io, però, non sono un insegnante e non posso criticare. [o.d.b.]

Persone citate: Carlo Giordani, Cuneo, Del Buono, Ida Carli, Silvia Bersi

Luoghi citati: Borgomanero, Italia, Modena, Torino