Germania, si appanna il mito Daimler

Germania/ si appanna il mito Daimler La Mercedes continua a produrre utili ma molte società del gruppo chiuderanno in rosso Germania/ si appanna il mito Daimler Scandali e intrighi di palazzo per il colosso tedesco BONN. Che sta succedendo alla Daimler-Benz? Ogni giorno i giornali riportano notizie poco lusinghiera nei confronti del maggior gruppo industriale tedesco. Niente di grave prese singolarmente, ma nell'insieme si assiste ad una perdita di immagine inedita per il mondo dell'alta finanza tedesco. E rivelazioni sullo stato di salute finanziaria del mega-conglomerato rincarano la dose: la Mercedes può vantare un buon utile netto, ma le altre imprese del gruppo come la Dasa (Deutsche Aerospace) o la Aeg macinano debiti. Scandali e scandalucci. Dai top manager in stato di ubriachezza ai feroci attacchi personali, dagli intrighi amorosi genere «Dallas» agli imbrogli di tipo contrattuale. Dove è finita la fredda compostezza dei manager tedeschi? Juergen Schrempp, nuovo presidente della Daimler, viene arrestato dalla polizia a Roma in stato di ebbrezza con in mano una bottiglia di vino rosso. Gerhard Liener, ex vice fedele di Enrst Reuter, sputa fiele sul suo ex principale ora che non è più al vertice del gruppo. Una volta sono gli amoretti del responsabile finan¬ ziario che vengono discussi in assemblea; un'altra volta è la vicenda dell'ex ambasciatore tedesco a Parigi, Juergen Sudhoff ad avere l'onore delle cronache (prima riceve un lauto prepensionamento per motivi di salute dal ministero, poi ritrova le forze per accettare un posto come rappresentante della Daimler in Francia). Una pubblicità negativa deturpa l'immagine della Mercedes, produttrice di lusso per eccellenza. E' il crollo di un mito? Cosa rimane di quel bastione di rispettabilità che in Germania si pretende dai manager e a maggior ragione da un'azienda come la Daimler, che deve essere al di sopra delle debolezze dei comuni mortali?. «Dove va a finire la credibilità degli industriali tedeschi?», si domanda un editoriale della «Frankfurter ALlgemeine». L'autore non può non constatare un «certo degrado dei costumi». Prima Opel, adesso Mercedes. Anche se conclude che «per ora la maggior parte dei manager continua a svolgere il lavoro in silenzio e nel rispetto delle norme sociali». Per i tedeschi e uno choc. «Intrighi, vino rosso e conti in rosso», in¬ titola lo «Spiegel» la sua copertina che mostra due mani che stringono una stella della Mercedes ammaccata. Infatti, contemporaneamente ad un «comportamento che non ci si sarebbe aspettato dall'elite dei manager tedeschi», tanto per citare l'editoriale sconsolato della «Frankfurter Allgemeine», ci sono i conti che non tornano. Juergen Schrempp, presidente del gruppo dal 25 maggio, aveva annunciato una fase battagliera, di rinnovamento e lavoro duro. A chi gli chiedeva il suo programma rispondeva semplicemente: «Profitto, profitto, profitto». La situazione del gigante Daimler (unico gruppo a sfondare il tetto di 100 miliardi di marchi di fatturato nel '94) è peggiore di quanto gli azionisti si aspettassero. Secondo indiscrezioni la Aeg (società del gruppo), registrerà quest'anno una perdita di 1,3 miliardi di marchi. Altre voci, che si riferiscono ad un documento interno del consiglio di amministrazione, prevedono lo smantellamento di diverse sedi della Dasa (Deutsche Aerospace) in Germania con la possibile perdita di 20.000 posti di lavoro. Ancora a maggio l'allora presidente Reuter aveva annunciato degli utili. Alla fine di giugno gli azionisti allibiti hanno ascoltato dal nuovo boss, Schrempp, che si prevede una «perdita sensibile» per il '95. La caduta del dollaro è sfavorevole all'industria tedesca e Schrempp ha annunciato: «Dovremo trasferire parte della produzione nel Sud-Est asiatico». Ma gli azionisti DaimlerBenz hanno dovuto prendere atto dei calcoli del professore di economia di Wuerzburg, Ekkehard Wenger. La perdita di valore della Daimler durante l'era Reuter è stata di 37 miliardi di marchi. Cioè chi ha investito 100 marchi il 13 luglio 1987, il 24 maggio di quest'anno si è ritrovato in mano 70,76 marchi. Se avesse investito dalla Bmw, avrebbe 151,22 marchi. Francesca Predazzi L'azienda vuole spostare alcune attività in Asia A sinistra l'ex presidente Reuter sopra Jurgen Schrempp

Persone citate: Francesca Predazzi, Gerhard Liener, Juergen Sudhoff, Jurgen Schrempp, Schrempp, Wenger

Luoghi citati: Asia, Bonn, Francia, Germania, Parigi, Roma