In guerra da anni per una multa di Alberto Gaino

In guerra da anni per una multa In guerra da anni per una multa «Il Comune mi chiede mezzo milione ma non spiega perché io devo pagare» Da piccole cose, come le multe per una sosta vietata, possono nascere guerre legali di anni e anni. Quella intentata al Municipio di Torino dall'avvocato Enrico Mazzola e dalla sua mamma ha ormai qualcosa di epico. «Venga martedì dal pretore Benso - rivela infervorato il legale -. Discutiamo l'ennesima causa contro il Comune per una multa pagata, sia pure dopo i 60 giorni previsti, e di cui ci vengono contestati gli interessi di mora aumentati di anno in anno. E siamo ormai a tre». La prima contravvenzione contestata e tuttora in sospeso risale al 1989. In seguito Maria Laretto ne ha collezionate altre. Lei, e non il figlio che guidava l'auto, perché l'automezzo colto in flagranza di reato dai vigili urbani era intestato alla signora. Primo parziale totale: 550 mila lire da pagare, come risulta dalle cartelle esattoriali ricevute nel 1992 all'indirizzo di corso Casale 274. Il figlio avvocato ricorre al pretore. E' il 1993: il dottor Vincenzo Toscano accoglie le sue ragioni e solleva un caso di legittimità costituzionale «perché al multato, quando non sia contestata immediatamente l'infrazione al codice della strada, non si dà più modo di difendersi. Può solo pagare». Complice la legge Tognoli del 1989 che ha snellito la procedura e posto i Comuni in condizioni di riscuotere molto più rapidamente le multe comminate dai vigili urbani. In precedenza arrivava a casa per raccomandata la notifica della contravvenzione, dieci giorni per ritirarla all'ufficio postale se il portalettere non ti trovava, e se non ci si presentava per tempo il verbale di contravvenzione finiva in prefettura che doveva avviare un controllo di routine e disporre l'ordinanza di ingiunzione di pagamento, impugnabile in pretura. Con la nuova norma si è saltato il filtro del prefetto e la contravvenzione non pagata si traduce in una cartella esattoriale «che ti ritrovi in mano spiega l'avvocato Mazzola senza capirci niente: sì, "contravvenzione al codice della strada" c'è scritto, fra tanti numeri di codici e sigle che rimandano ad altre sigle. Se, in precedenza, com'è accaduto a noi, il multato non si è visto contestare alcun verbale, si trova nella condizione di dover pagare senza sapere perché. E non è giusto. Per di più, in questo modo, con gli interessi di mora e le spese di notifica, una multa per sosta vietata passa da 50 mila a 150 mila lire». Il pretore Toscano coglie il primo problema: il cittadino multato deve essere posto in condizioni di difendersi. Dopodiché, con l'aumento da 90 a 150 giorni del tempo massimo per notificare la contestazione, ne sorge un altro: chi si ricorda se cinque mesi prima è passato con il rosso nella tal via, al tal incrocio, alla tale ora del tal giorno? Paghi e stai zitto. A meno che non ti chiami Enrico Mazzola, di professione avvocato. Il pretore l'ha messa giù così: quei 150 giorni «non sembrano corrispondere nell'epoca della computerizzazione ai principi di trasparenza e di efficienza che devono ispirare la gestione della pubblica amministrazione in base, al dettato costituzionale». La Corte Costituzionale ha ritenuto «non manifestatamente infondate» le argomentazioni del dottor Toscano e di altri suoi colleghi sparsi per l'Italia. E fra poco, a distanza di sei anni, si potrà andare a fondo e stabilire se quella prima multa del 1989 deve essere pagata o no dalla signora Laretto e da suo figlio. Alberto Gaino

Persone citate: Benso, Enrico Mazzola, Tognoli, Toscano, Vincenzo Toscano

Luoghi citati: Italia, Torino