«Piccolino sì ma saggia le gambe non sono tutto»

«Piccolino sì, ma saggia le gambe non sono tutto» «Piccolino sì, ma saggia le gambe non sono tutto» GOTEBORG DAL NOSTRO INVIATO Ornella Ferrara il suo bronzo l'ha vinto poco prima della partenza, quando senza battere ciglio ha accettato l'arrivo dello mestruazioni. Nessuna remora psicologica, né il timore che il rendimento in gara potesse in qualche modo risultare limitato: l'essersi allenata tante volte in condizioni analoghe ha fatto da analgesico ad eventuali timori. Non era dunque mal di fegato, quell'insistito comprimersi il fianco sinistro da parte dell'azzurra intorno al 30" chilometro, come lei stessa ha poi spiegato alla fine con semplicità e senza falsi pudori. Gli occhi a quel punto le brillavano perché nella sua abbastanza breve storia di maratoneta - ha incominciato a correre i classici km 42,195 da due anni - già un paio di volte aveva mancato il podio importante di un soffio: quarta agli Europei dello scorso anno ad Helsinki, quarta quest'anno ad Atene in Coppa del Mondo. «E ad essere sincera - sorride - anche questa volta ho temuto di diventare l'eterna piazzata. Ed è stato quando ormai la Machado e la Canina se ne erano andate e io ero rimasta in compagnia della spagnola, dopo aver rimontato quelle che avevano voluto tentare di tenere il ritmo delle migliori, pagando per questo. No, per me Machado e Catuna sono ancora troppo forti, neppure per un attimo ho pensato di seguirle. Ho fatto la mia gara, seguendo i consigli di Canova». Dunque, dietro alla medaglia della Ferrara c'è la strategia dello stesso tecnico torinese che un anno fa guidò Maria Curatolo all'argento continentale. «E poi - spiega la ventisettenne milanese di Limbiatc (è nata il 17 aprile 1968) - le gambe sentivo che giravano bene e questo è basilare. Sì, avevo quell'altro problemino e per questo ogni tanto mi toccavo il fianco. Ma non era quello che poteva frenarmi. Nel complesso stavo bene e sentivo di potermi togliere questa grossa soddisfazione» Così il pronostico della vigilia di Luciano Gigliotti, il responsabile del «club olimpico» era centrato. «Aspettatevi una buona gara della Ferrara - ripeteva -: è vero che in gara abbiamo solo lei perché Munerotto e Curatolo, per vari motivi, hanno rinunciato. Ma Ornella può fare un'ottima gara». Vecchio saggio, aveva proprio ragione. La medaglia renderà alla Ferrara 20 milioni, cioè quelli che la Fidai ha messo in palio per chi saprà conquistare il podio: 100 sono il premio per l'oro, 50 per l'argento e, appunto, 20 per il bronzo. «Non è quindi vero ha ribattuto Ornella a chi le chiedeva come mai avesse scelto di partecipare ai Mondiali anziché cercare un ingaggio altrove - che la gara iridata non paghi. C'è il premio federale e con una medaglia al collo poi lievitano anche gli ingaggi di chi ti vuole a correre la sua gara. Per questo non ho avuto dubbi quando mi è stato proposto di fare della maratona di Goteborg il punto di riferimento della mia stagione». Fisico minuto (è alta 1,53 e pesa appena 43 chili), occhi azzurri che le illuminano il volto, la Ferrara entra così nella storia dei Mondiali: e per l'Italia è la seconda donna ad andare in medaglia, dopo Ileana Salvador argento della marcia due anni fa a Stoccarda. «A chi dedico questa medaglia? Ma è ovvio: alla mia famiglia, al mio ragazzo, al mio allenatore, ai miei tifosi»: e a chi altro avrebbe dovuto? [g. bar.] Per Dennis Mitchell (sopra) i Mondiali sono già finiti: lo sprinter statunitense si è infortunato durante la batteria dei 100; a fianco: la gioia di Ornella Ferrara, medaglia di bronzo nella maratona

Luoghi citati: Atene, Helsinki, Italia, Stoccarda