Un Missiroli folgorato sulla via di Feydeau di Osvaldo Guerrieri

Un Missiroli folgorato sulla via di Feydeau Versiliana, «L'albergo del libero scambio» Un Missiroli folgorato sulla via di Feydeau Eccellente spettacolo sulla comicità con Geppy Gleijeses e la Quattrini MARINA DI PIETRASANTA DAL NOSTRO INVIATO Nella sua feconda carriera di regista, Mario Missiroli non aveva mai sfiorato la drammaturgia sfrigolante e fragorosa di Georges Feydeau. Diversità elettive, forse. Ma ora, come viaggiando verso le cupole d'oro di Damasco, Missiroli ha diretto alla Versiliana, per la compagnia di Geppy Gleijeses, «L'albergo del libero scambio» (1908) e lo ha fatto a modo suo, lacerando la superficie dell'intrigo teatrale e insinuandosi come un elfo maligno fra gli ingranaggi di una macchina comica che non ha eguali. Inserito nel gruppo delle cosiddette farse del matrimonio, «L'albergo del libero scambio» racconta l'adulterio non riuscito del costruttore Pinglet. Sposato da vent'anni con un donnone vessatorio, Pinglet è attratto da Marcelle Paillardin, moglie del suo miglior amico. Quando Marcelle espone alla pubblica riprovazione la tiepidezza sentimentale del consorte, Pinglet prende animo e convince la donna ad accettare un appuntamento. Ma i due amanti non riescono a mordere la mela della passione: troppe facce note nell'albergo in cui si sono rifugiati (c'è anche il marito di Marcelle), troppi contrattempi, compresa una retata della Polizia che porta gli amanti in commissariato. E che fanno i due per evitare lo scandalo? Dichiarano l'uno il cognome dell'altra, e viceversa. In questo modo risulterà che nell'albergo si trovavano non loro, ma i loro consorti. Bel colpo. I due amanti salvano l'onore e si vendicano delle rispettive metà. Ma ecco che appare Mathieu, un sempliciotto meteoropatico amico dei Pinglet. Anche lui era ai- Marilù Prati e G py Gleijeses l'hotel con le sue figlie miagolanti. Sta per svelare la verità proprio quando arrivano gli schianti d'un temporale e il poveretto, per quel suo difetto, prende a balbettare, a farfugliare: come testimone è fuori combattimento. Commedia dell'intempestività, «L'albergo del libero scambio» si regge su un elemento chiave del vaudeville. Lo diceva anche Feydeau: quando due personaggi non devono incontrarsi, io non ho pace finché non li metto uno dinanzi all'altro. E' qui il segreto di questa farsa meravigliosa e diabolica. Missiroli non vi ha cercato psicologie o coloriture sociali, l'ha considerata un puro congegno comico che trae alimento solo da se stesso. Nella bella scena di Enrico Job (due palazzi déco in scala che, ruotando, si trasformano in due stanze d'albergo) e lavorando sulla traduzione di Masolino d'Amico, Missiroli ha innescato un gioco folle, nel quale i personaggi sono un elemento funzionale aigran congegno comico. Ed ecco la bella interpretazione di Geppy Gleijeses, che fa di Pinglet un bellimbusto quasi astratto, un seduttore lunare che a tratti ha la crudeltà bianca e muta di Marcel Marceau. Paola Quattrini è una Marcelle di piccante femminilità, tutta moine, passettini e rabbiettine: bravissima. Carlo Croccolo è il fragoroso, impagabile Mathieu (che delizia, quando balbetta). Ricordiamo poi Marilù Prati come signora Pinglet, l'eccellente Francesco De Rosa nei panni di Paillardin e tutti gli altri. Il folto pubblico della Versiliana li ha applauditi con calore dopo tre ore di implacabile divertimento. Osvaldo Guerrieri Marilù Prati e Geppy Gl

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