Il broncio di Asia

Il broncio di Asia Il broncio di Asia «Io credo a tutto E aspetto gli Ufo» ROMA. Asia Argento ha una bocca imbronciata e occhi neri intensi e misteriosi. Per il resto è uno scricciolo di nessun peso e molta grazia, uguale a tante adolescenti che si vedono per la strada. Eppure Asia, a diciannove anni, è una delle attrici più inseguite dal cinema italiano: perché ha una faccia che prende luce sotto i riflettori ma anche perché entra nella parte e va avanti fino in fondo. Ha appena finito «Compagna di viaggio» di Peter Del Monte accanto a Michel Piccoli e appena cominciato «La sindrome di Stendhal» sotto la direzione di suo padre: per lei questa è un'estate di lavoro. Niente vacanze sull'isola dell'arcipelago pontino, quest'anno, il luogo del cuore che lei chiama «Il mio Heimat». Come si sente a lavorare per la seconda volta con suo padre? «Meglio. Quando giravamo "Trauma" mi sembrava dovessi dimostrare che ero brava. Adesso non devo dimostrare niente». E' più sicura? «Sono più me stessa. A sedici anni, con 'sta storia che volevo farmi vedere grande, ero un po' di plastica». E' vero che è sempre stata più matura dei suoi anni? «Forse. Certo mio padre e mia madre mi hanno educato all'autonomia. A quattro anni, i vestiti nei negozi me li sceglievo da sola». Adesso come si veste? «Come capita. Spesso pantaloni e maglietta. Da ragazzo». Non veste più di nero? «L'avrò fatto due tre volte e tutti mi appiccicarono il bollino di quella che vestiva di nero. Possibile che uno non possa evitare etichette? Eppure essere tante cose insieme è quello che più mi interessa. Non si può coltivare una sola passione. Io sono per il diritto all'accumulo e al cambiamento». In che cosa crede? «Sono influenzabile. Direi che credo a tutto. Per tre notti di seguito ho sognato che arrivavano gli ufo sulla Terra. Chissà perché. Una mia amica dice di averli visti e d'aver parlato con loro. Però dovevano arrivare all'inizio di quest'anno per colonizzarci. E invece non sono venuti». Scrive sempre? «Prima scrivevo poesie. Adesso faccio racconti. E' la cosa cui tengo di più». Ha fatto anche un paio di filmini. «Vero. Ma a dirigere non mi sono divertita. Mi piace il lavoro sulla sceneggiatura e quello sul montaggio che poi sono la stessa cosa». Con la scuola che fa? «Ho smesso. Andare a scuola era insopportabile. E inutile». Suo padre è un appassionato d'arte, anche lei? «Mah. Certo quando vado in giro nei musei non lo faccio da turista ma da viandante». Che vuol dire? «Non sento la stranezza dell'essere altrove». Ci andava anche da piccola? «Quando mi portavano con le visite scolastiche mi annoiavo. Meglio le scuole inglesi che fanno copiare i quadri che quelle italiane che ti riempiono la testa di chiacchiere». Con chi vive adesso? «Da sola. Ho lasciato la casa di papà l'anno scorso». Le piace lavorare con lui? «Sì. E' un modo per conoscerci e apprezzarci». E recitare? «E' quella cosa che gli altri dicono so fare meglio. Allora lo faccio». Qual è il film più importante della sua carriera? «Credo quello di Michele Placido "Le amiche del cuore". Al principio non era una buona sceneggiatura, un po' come i grandi credono che siano i ragazzi. Poi noi giovani l'abbiamo cambiato ed è venuto fuori un bel film. Quello di Verdone, quello di Piccioni, quello con mio padre Dario sono venuti dopo». C'è un'attrice che l'ha affascinata? «No. Mi piace molto Bette Davis e anche Ingrid Bergman. E poi Charlotte Gainsbourg: non la conosco ma, siccome abbiamo cominciato insieme e siamo figlie d'arte tutte e due, la sento come una mia sorella». Cosa l'attira nel cinema? «L'ambiente un po' brutale, un po' rozzo e tanto romano». Perché? «Anch'io sono così. Ordinaria». [si. ro.] Qui accanto Dario Argento A sinistra, nella foto grande, sua figlia Asia

Persone citate: Asia Argento, Bette Davis, Charlotte Gainsbourg, Dario Argento, Ingrid Bergman, Michel Piccoli, Michele Placido, Piccioni, Verdone

Luoghi citati: Asia, Roma