Alcol una tragedia familiare utopia del pacifismo

Il dovere di essere scemi lettere AL GIORNALE Alcol, una tragedia familiare; utopia del pacifismo Poca prevenzione per l'etilismo Essendomi toccati due casi in famiglia di alcolisti e soffrendone le terribili conseguenze, mi chiedo come mai si fanno tante crociate contro fumo, droghe, inquinamento, Aids, e niente per combattere l'alcolismo, anzi si permette una pubblicità asfissiante alle bevande alcoliche. Possibile che nessuno osi toccare il problema? Come al solito in questo mondo gli interessi economici sono superiori alla salute dei cittadini? Scrivo queste righe anche se purtroppo questo non cambia la mia situazione, ma affinché, se qualcuno prende l'iniziativa, possa essere utile a tante altre persone nel futuro. Inutile che vi illustri i pericoli dell'alcol, basta che facciate una piccola indagine. Sarebbe bello che specialmente ai giovani si facesse capire cosa può provocare l'abuso di alcol, fin da piccoli, come si fa con fumo e droga. Spero che qualcuno prenda il coraggio di fare qualcosa. Un padre con due figli alcolisti. Biella Fermare i missili con gii striscioni? Condivido pienamente l'opinione del lettore il quale nella sua lettera 126 luglio) ha espresso il proprio disappunto riguardo alle proteste, provenienti da ogni parte del globo, contro la ripresa degli esperimenti nucleari da parte della Francia. Con ciò non intendo affermare di essere favorevole allo sviluppo delle tecnologie militari nel mondo: una Terra senza armi sarebbe un bellissimo sogno. Ma i sogni sono, appunto, tali, senza riscontro nella realtà. La realtà è questa: numerosi Paesi creano, o almeno tentano di creare, arsenali dotati di armi micidiali; altri rafforzano, o comunque, mantengono in piena efficienza, la propria macchina militare. Tra questi Paesi molti non tentano nemmeno di nascondere il carattere bellicistico della propria politica. Le informazioni che i media forniscono su tali fatti sono piuttosto ciliare ed abbondanti e ritengo che le persone che apprendono tali informazioni siano poche: ecco, dunque, perché non capisco l'immane ondata di proteste, dimostrazioni, atti di boicottaggio nei confronti della Francia ed il contemporaneo silenzio sulle azioni compiute dai governi di Libia, Cina, Iran, ecc. Non è, forse, contro questi Stati, i cui vertici non è eccessivo definire composti da cricche di criminali, che dovrebbero rivolgersi principalmente le proteste? Perché qualche cantante esibizionista non dà la scalata all'ambasciata irachena? Perché non lasciare alla Francia la libertà di accrescere la sua «force de frappe», non per invadere altri Stali con folli guerre di espansione ma per garantire la sicurezza dei suoi cittadini? A mio parere, le proteste contro Chirac sono una chiara dimostrazione di miopia e di superficialità da parte di molte persone, a cui dico: pensate che i missili ed i carri di un eventuale nemico si possano fermare mediante striscioni con scritto «Peace and Love» e con mazzetti di delicati fiorellini? Spero che non dobbiate sperimentare l'efficienza di tale sistema difensivo. Riccardo Abba Champoluc (Aoi Il rebus italiano sono i posti di lavoro «Perse troppe ore di lavoro - un rebus minaccia la Germania» titolava il sempre brillante S. Bartezzaghi sulla Stampa del 29 luglio, dicendoci che nella vicina Repubblica si perdono migliaia di giornate lavorative per risolvere giochi enigmistici a premi. In Italia facciamo crittografie e anagrammi in pieno relax e senza danni alla produzione (al massimo alzando le spalle alla moglie che ci distrae chiedendoci cosa vogliamo per cena) ma, come sempre, ognuno ha le sue gatte da pelare, e anche noi siamo costretti a risolvere un rebus, enorme però, e anche senza premi perché la soluzione forse non esiste: dobbiamo cioè capire cosa sono realmente e che futuro ci daranno i Poli e altre amenità geografiche o botaniche. E se i tedeschi perdono ore di lavoro, qui si rischiano posti di lavoro. Lele Bonariba. Tortona Dio, i campioni e gli invalidi Sono un invalido cinquantenne, perciò nato troppo presto per beneficiare del vaccino antipolio del dott. Sabin, e non ho mai avuto, né mai potrò avere, la soddisfazione di poter dare un calcio a una lattina di Coca-Cola. La vita continua, cer¬ to, ed è quello che ho cercato di fare io, ma non smetto di stupirmi, e di irritarmi, quando leggo di atleti come il campione di salto triplo Edwards, che dicono [Stampa 29/7) che la forza che hanno nelle gambe gliel'ha data Dio. Lo stesso ragionamento, che si pone ai limiti della presunzione e dello scarso rispetto verso i meno dotati e gli handicap¬ pati, lo abbiamo già sentito da campionesse di sci nordico e da supercalciatori. Per non farci sentire figli di un dio minore (ciò che non può essere) e per dare chiara dimostrazione di cristiana umiltà, tutti noi li preghiamo di pensare magari queste cose, ma di non spararle in faccia al mondo. Emilio Poleti, Garadassi (Al) Grecia crudele contro i cani Un gruppo di turisti, recatisi recentemente nell'isola greca di Santorini, ha constatato nuovamente, come già in passato, una situazione di degrado culturale per quanto riguarda il trattamento che viene riservato agli animali. Non si può tacere di fronte allo spettacolo terribile di piccoli branchi di randagi o semirandagi che si aggirano affamati e macilenti per le vie di quella che dovrebbe essere un'oasi di bellezza e solarità. Regna il disinteresse per la condizione degli animali domestici e no. Cani abbandonati o legati con catene troppo corte, asini lasciati giorni interi sotto il sole senza possibilità di abbeverarsi e poi utilizzati per i lavori più faticosi oppure per l'ormai anacronistico e assurdo trasporto dei turisti dal porto al centro della città, come avviene a Thira. Il sistema dei locali per l'eliminazione del randagismo è semplice: durante i periodi di minor afflusso turistico, per evitare scandali e proteste degli ospiti, si dedicano a un macabro safari, investendo volontariamente tutti i cani e i gatti che abbiano la disavventura di passare loro dinanzi. Certo, si potrà dire, tutto questo è nulla ed è ridicolo rispetto alle stragi brasiliane dei «menirios de rua», ma la maggior atrocità di quest'ultimo evento non cancella la mancanza di umanità che viene dimostrata anche con l'uccisione sistematica di animali. La voce indignata di tanti turisti spesso non ha trovato alcun soggetto pronto ad ascoltarla e ignoti sono rimasti i gesti di tutti quelli che hanno fatto quanto potevano, come una ragazza italiana che, trovato un cucciolo nella jeep noleggiata, lo ha vaccinato, curato, adottato e portato in Italia. Morena Cavallari, Lido degli Scacchi (Fé) Cultura italiana a Stoccolma Mi riferisco alla lettera del dr. Pier Paolo Pedinali da Ferrara pubblicata sulla Stampa del 30 luglio nella quale, prendendo lo spunto dalla situazione dell'Istituto di Cultura di Stoccolma, affronta il problema della direzione di tali organismi in generale. Quanto a questa Capitale, noto una certa disinformazione, in quanto - esattamente da un anno, da quando cioè il «chiara fama» che lo aveva diretto per due anni è stato richiamato in Italia - ho l'onore di seguire in prima persona l'attività dell'Istituto. In tale affascinante attività, che mi ha non poco arricchito professionalmente, sono stato coadiuvato anche da questo Addetto scientifico, e dalle due segretarie (di cui una sola è svedese, l'altra italiana). Sulla base dell'esperienza acquisita in questi primi 41 anni di carriera - sono anch'io del parere che una riforma del settore sia indispensabile ed urgente. Nel senso però che - secondo quanto avviene anche in altri Paesi dell'Unione - la direzione degli Istituti venga affidata a diplomatici di carriera, normalmente più motivati e certo meglio preparati (soprattutto sotto il profilo dei contatti umanil di molti attuali addetti ai lavori. Onofrio Solari Bozzi, Stoccolma Ambasciatore d'Italia nel Regno di Svezia «I nostalgici» di Barbara Spinelli Per un errore di trasmissione è saltata una parola nell'editoriale di Barbara Spinelli «I nostalgici» pubblicato ieri. La frase deve leggersi cosi: «I compagni di strada hanno avuto sempre questa fisionomia, per metà intontita per metà falsamente idealista»