Il tour della desolazione

Il tour della desolazione le strade delle vacanze. Maghrebini e prostitute sulla via Domitiana: l'altro agosto Il tour della desolazione Ili NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO C'è questa strada che si chiama Domitiana, con la t che si legge zeta, alla latina. Oppure si chiama anche 7 quater, come fosse un emendamento aggiunto in extremis al codice stradale, proposto da un vecchio onorevole democristiano per far guadagnare qualche miliardo a un amico suo che vive lì, tra il Garigliano e Napoli e asfalta strade. Non è una statale lunga, sono 70 chilometri appena. Si può fare in moto, in Vespa, perfino in bicicletta o a piedi, avendo il fisico, ma nessuno di questi è il mezzo ideale per attraversarla. Ci vorrebbe un pullman, enorme, grande come un'arca di Noè, con il rimorchio, per poter trainare un cassone tritarifiuti, enorme anche quello, il triplo dei soliti che hanno i camion della spazzatura. Perché sulla Domitiana c'è un sacco di gente da portare via e una montagna d'immondizia e di bruttura da distruggere. Perché la chiamano strada ma è invece una discarica abusiva, un tratturo degli schiavi, preso dalla cartina geografica dell'Africa e ricalcato lì, tra case e alberghi di un Monopoli giocato da una banda di bari. A poterci passare con il pullman si tirerebbe su Fahel, che ci vive da cinque anni e fa finta di trovarsi bene perché con il dito indica Castelvolturno e Villa Literno e, più in giù, Casal di Principe e dice: «Vedi, in fondo questi assomigliano ai villaggi dell'Africa e la strada, anche». Non si capisce se sia un complimento. Quel che si sa è che la vita da queste parti non fa complimenti con Fahel e con quelli come lui, che arrivano dall'Angola e dai Buriana Faso, dallo Zaire e dal Marocco (tutti sul pullman!) e vengono a raccogliere pomodori. Si radunano alle 4 e mezzo del mattino intorno alla rotonda di Villa Literno e aspettano l'arrivo dei caporali (nel rimorchio!) che scelgono quelli che lavoreranno. Quest'anno l'ordine di preferenza è il seguente: prima gli italiani, poi i maghrebini, poi, se resta posto, i centroafricani. Motivo: sono quelli con la pelle più scura e si vedono dall'alto. La Finanza, infatti, ha cominciato a controllare i campi dall'alto, con gli elicotteri, sa che i neri sono tutti irregolari, se li vede scende, dà il foglio di via a loro e la multa al proprietario terriero. Così Fahel e quelli come lui, se vengono scelti all'alba lavorano fino al tramonto, chini sui pomodori, con un cappellino in testa e la maglia di cotone con le maniche lunghe Prendono 1000 lire per ogni cassetta che riempiono (cifra invariata da cinque anni). Ogni cassetta contiene 25 ehm di pomodori. Per guadagnare 75 mila lire al giorno bisogna tirare su una tonnellata e mezzo di pomodori, con il cappello in testa e le mani che lunghe. E cantare, durante. Perché potrebbe andar peggio, come va agli esclusi, che passano la giornata a far niente nel tirassegno abbandonato, come fa Adul, che se va nei campi lo vedono fin da Napoli, perché è più grosso e più nero di Tyson. Adul (sul pullman!) tira su e giù la serranda del tirassegno con un dito, mangia pannocchie con la maionese, se gli chiedi cosa fa qua risponde serio: «Vacanze, ci vengo tutti gli anni» e ci vuole coraggio a smentirlo. Vacanze, come quelli che stanno al «campeggio» di San Cipriano d'Aversa, cinquanta tende che li accolgono dopo il lavoro. Cinquanta tende montate dai volontari (sul pullman!) che dovevano stare a Villa Literno, ma il sindaco Tavoletta (nel rimorchio!) non ce le ha volute, perché lui, di nero, a Villa Litemo, accetterebbe solo il petrolio del deposito della Q8, che magari inquina, non dà lavoro, ma qualche vantaggio a qualcuno deve pur portarlo. Sarà orribile a vedersi, ma qualcuno ci mangerà sopra, come è stato per tutti gli orrori edilizi della costa: alberghi, ristoranti, ville costruite in combutta da assessori e camorristi (nel rimorchio!) secondo il loro ignobile gusto. Li hanno fermati troppo tardi, come a San Cipriano, dove è rimasto in piedi un quartiere fantasma, 36 scheletri di case una accanto all'altra, con tanto di giardinetti (cosa doveva essere, San Cipriano 2?), ma tutte incomplete, contrassegnate dalla scritta CS (cantiere sequestrato), bel borgo fantasma in attesa che l'associazione per delinquere rimetta in moto le gru e che una giustizia tardiva awii le ruspe, purché, dopo aver dato una bella spianata non ci costruiscano su un'altra Ditellandia, come hanno fatto a Castelvolturno, dove, sul bordo della strada-discarica, c'è questa specie di Ustica dei parchi di divertimento, con la sua sfilata di aerei dall'aria abbattuta, di ruote inceppate, piscine evaporate. Bisognerebbe passarci davanti con il pullman e caricare tutti i bambini (per una questione di pietà) e portarli a giocare altrove, lontano da lì e dai loro genitori che viaggiano su auto targate Piacenza e Pavia e Rovigo e tu pensi «ma guarda, dalla Padania vengono a farsi le vacanze in questi posti qui» e invece no, ti spiegano al commissariato di Castelvolturno, praticamente Fort Apache (i poliziotti che lavorano in luoghi cosi, nel pullman!) «è che sono tutte auto rubate, con targhe rubate». Auto che sfrecciano su una strada dove c'è un incidente al giorno. L'ultimo è accaduto al km 24 in località Pesco Pagano. Un pulmino carico di persone anziane che viaggiava verso il Centro di trattamento per le dialisi ha tamponato una Ritmo, ha sbandato e ha fatto un frontale con un'Audi 80. Nello schianto sono morti due passeggeri malati ai reni. Registrando la notizia, il Corriere di Caserta (quotidiano di terra di lavoro, assicura la testata) «consiglia grandissima prudenza per non trasformare viaggi di felicità in incontri ravvicinati con la morte e invita gli addetti ai lavori stradali a rendere migliori le condizioni del manto». Già che ci sono potrebbero dargli anche una ripulita, al manto. Ai lati della 7 Quater c'è di tutto: sacchi della spazzatura, spazzatura senza sacchi, elettrodomestici rotti, avanzi di cibo (nel rimorchio!), animali morti (sul pullman, per pietà, fino a onorata sepoltura). Ci sono anche, di conseguenza, individui che percorrono i margini della strada, armati di rastrello, setacciando quei detriti alla ricerca di qualcosa che possa essere riutilizzato o rimasticato. C'è un tipo che affitta tavoli per picnic da effettuarsi nella radura dietro alla sua bottega. E' lì da tre anni. Avrà avuto centinaia di clienti, non uno che si sia portato via una cartaccia o un avanzo. Quando i geologi del Tremila (se per allora l'intero universo non sarà nel rimorchio) studieranno questa particolare crosta terrestre, avranno le loro motivate perplessità. La capitale di tanto pattume è Stercolilli, paese all'incrocio tra l'immondizia e Walt Disney, solo che poi l'ultimo se n'è andato lasciando il resto, che ora sommerge questo borgo di sessanta case al Km 20 della via Domitiana, dove hanno aggiunto anche una discarica abusiva e non hanno mai messo i cassonetti per la raccolta rifiuti (che si fa saltuariamente). Gli abitanti hanno invitato per tre volte il sindaco di Mondragone, comune dal quale dipendono, perché venga a dare un'occhiata e un'annusata alla situazione. Questo, a nome Michele Zannini, ha risposto tutte e tre le volte che aveva impegni più urgenti (nel rimorchio, per contrappasso!) la¬ sciando i suoi elettori al loro putrido destino. Putrido, anche, il destino di Patricia, venuta dal Ghana, che, al riparo di ombrellino rosso, batte al Km 41 con sette colleghe e ha infilzato al ramo di un albero un volantino con il necrologio della collega numero 9, morta a Napoli, non si sa come, ma a pochissimi interessa sapere come (e perché) quando muore una prostituta africana. Patricia non è una di quelle che raccontano favole sul loro sbarco in Italia. Dice: «Mi avevano detto che avrei lavorato in una fattoria, poi invece mi hanno mandato qui, okay, va bene lo stesso. Vengo su questa strada alle 10,30 tutte le mattine, passano a riprendermi alle 7. Sto qui, aspetto. In un giorno faccio non più di tre clienti, non più di 60 mila lire. A me ne resta la metà. Non mi lamento. Ho il passaporto, posso andarmene quando voglio, nessuno mi ricatta, né mi fa riti vudù, e chi ci crede, poi, ai riti vudù? No, resto qui, la gente è come dovunque, c'è chi è gentile e chi no. Si parla poco, nessuno parla inglese, tu com'è che lo parli? Sei un prete? E poi c'è il mare, mi piace qui, assomiglia a certi posti che ci sono in Africa, ma è meglio, resto qui, finché...». E guarda il volantino della collega numero 9, che nella foto fissa l'obiettivo senza sorridere. Patricia no, non si lascia fotografare, né lei, né alcune delle sue colieghe. «No piace, se vuoi foto dammi centomila», dicono al fotografo. Strane ragazze, per ventimila lire gli propongono tutto quello che può portarti in un reparto infettivo senza il biglietto di ritorno nel giro di quarantott'ore, ma per lasciarsi fotografare pretendono molto di più, come se una foto fosse un rito vudù capace di portarti via l'anima che, com'è noto, se esiste vale in effetti almeno cinque volte il corpo. Somiglierà poi davvero all'Africa questo lembo di Campania, o somiglierà all'America, come dev'essere per i militari Nato, gh unici neri che qui vivono alla grande, con villa recintata e auto di grossa cilindrata? Oppure somiglierà soltanto alla periferia della grande Napoli che si estende, come per proliferazione di un elemento inorganico, capace di comunicare i suoi caratteri a tutto ciò che ingloba? Sembra quasi bella, la periferia di Napoli, arrivandoci da qui. Ti mostra subito il mare e il porto e le navi che si preparano a salpare e si potrebbero caricare tutti i passeggeri del pullman e mandarli via da qui, salvarli così, perché forse non c'è altro modo per riuscirci. Via da questa che sembra Africa, ma è Italia, anche se Fahel, che parla ormai come un quadro del pds, dice: «Qui si sconta l'assenza dello Stato». Assenza? Di statale c'è solo la strada, a sua immagine e somigliai! za. Gabriele Romagnoli Infila per andare a raccogliere pomodori. Ultimi ipiù neri: «La Finanza li vede dagli elicotteri» Una discarica abusiva, un fratturo degli schiavi tra case e alberghi di un Monopoligiocato da una banda di bari Villaggi fantasma, aerei in fila con Varia abbattuta, piscine evaporate: qui la vita non fa mai complimenti Un mare di auto rubate e ritargate. Ovunque rifiuti e gente che fruga Ragazze del Ghana che si vendono accanto al necrologio della collega morta 1 I Q8, che magari inquina, non dà lavoro, ma qualche vantaggio a qualcuno deve pur portarlo. Sarà orribile a vedersi, ma qualcuno ci mangerà sopra, come è stato per tutti gli orrori edilizi della costa: alberghi, ristoranti, ville costruite in combutta da assessori e camorristi (nel rimorchio!) secondo il loro ignobile gusto. Li hanno fermati troppo tardi, come a San Cipriano, dove è rimasto in piedi lontano da lì e dai loro genitori che viaggiano su auto targate Giovani in moto nella strada-discarica Le foto di questa pagina sono di Paolo Verzone ta) «consiglia grandissima prudenza per non trasformare viaggi un avanzo. Quando i geologi del Tremila (se per allora l'intero Qui accanto: i neri della via Domitiana. A destra: il parco dei divertimenti Giovani in moto nella strada-discarica Le foto di questa pagina sono di Paolo Verzone

Persone citate: Gabriele Romagnoli, Michele Zannini, Noè, Paolo Verzone, Tavoletta, Varia, Walt Disney