Take That trionfo senza Robbie di Fabio Galvano

Take That, trionfo sema Robbie I fasti di Beatles e Rolling Stones per il gruppo che, malgrado la separazione dal numero uno, è già nel mito pop Take That, trionfo sema Robbie All'Arena di Manchester 15 mila in delirio MANCHESTER DAL NOSTRO INVIATO Se fosse un fallimento sarebbe la nostra fine, aveva detto Gary Barlow. Troppa prudenza: gli squittii deliranti e le assordanti urla delle giovanissime fans hanno decretato per i Take That ridotti a quattro lo stesso successo che avevano avuto prima del divorzio di Robbie Williams. Impegnato per la prima volta in pubblico dopo quella traumatica separazione, il complesso pop oggi più gettonato in Europa ha superato trionfalmente la prova. La nuovissima e asettica arena di Manchester è esplosa, rispondendo ai canoni dell'idolatria giovanile, ai riti del branco, nel rutilante quadro di una scenografia senza mezze misure; e tranne qualche grido isolato d'invocazione a Robbie, i Take That hanno conquistato e riconquistato il loro pubblico. Niente da fare : oggi non c'è nessuno, nel mondo pop, con lo stesso appeal dei Take That. Le scene di delirio mi ricordano quelle per i Beatles all'Odeon di Hammersmith, un milione di anni fa. Mai, da allora, un complesso inglese no, neppure i Rolling Stones - ha saputo trasformarsi in mito assoluto per i giovanissimi, anzi le giovanissime (pochissimi i ragazzi, ieri sera). Alle zazzere dei «fabulous four» si sono sostituite le brachette sculettanti dei nuovi idoli: sono i tempi che cambiano. Quando i Take That sono apparsi con i loro costumi rossi - Jason addirittura piovendo dal cielo appeso a un filo, lo sguardo estatico, in un costumino aderente di lycra e calzari dorati che ai più vecchi di noi ricordavano l'angelo John Phillip Law in «Barbarella» - l'esplosione non ha fatto che ricalcare un entusiasmo che già da ore bloccava tutto un quartiere di Manchester. Nella città d'origine dei Take That era stata fin dal primo pomeriggio una sarabanda di suoni e di grida mentre da mezza Inghilterra con¬ vergevano autobus carichi di festanti ammiratrici, giusta preparazione al rito dei 15 mila assiepati nell'arena. Le minacce suicide del mese scorso, la disperazione di milioni di giovanissime fans ferite nell'amore per i loro idoli e soprattutto per Robbie, ieri a Manchester parevano dimenticate. La sicurezza di Mark nel trascinare i tre compagni, l'atletismo consueto di Jason, gli interventi spiritosi di Howard e Mark che si propongono con un pizzico d'autoironia come «macchiette» in sostituzione di quel clown straordinario che era Robbie, tutto ha contribuito a dissipare le ombre della vigilia. La teatralità è sempre la stessa, semmai accentuata, soprattutto nei costumi: braconi e bretelle di stile militare, per gli sketch d'umorismo, ma anche lo scintillio di aderenti pantaloncini dorati per le scene sexy, ma di un sexy per superminorenni. L'attesa era grande; e quando i Take That hanno esordito - dopo un pre-spettacolo dei Benz e di Westend - tutto il calore e l'entusiasmo compressi in ore di attesa sono esplosi. Hanno cominciato con «Relight My Fire», ed è stato un avvio incandescente. La coreo- grafia - ballerini vestiti da diavoletti in una discoteca satanica, ma che finiscono per avere ali d'angelo sospinte dalle voci tenui di un coro a 25 voci - contribuisce non poco al colpo d'occhio generale, con megawalt di luce e con un apparato scenico da circo, ma con una torre da cui si staccano due piattaforme mobili protese verso il pubblico urlante. Con grande abilità Gary, Mark, Jason e Howard hanno assorbito quella che era la parte di Robbie; anche quando i Take That si sono esibiti nelle due canzoni «Everything Changes» e «I Found Heaven» - che erano il marchio del loro ex compagno, rimasto ieri sera lontano dall'arena e fedele all'impegno di tenersi alla larga dai riflettori fino a quando il suo futuro come cantante solitario sarà santificato da una grande casa discografica. Ma grande successo hanno avuto i Take That anche quando hanno affrontato musiche altrui: in un intermezzo rock che li ha portati sulle tracce dei Pink Floyd («Another Brick in The Wall») e dei Nirvana («Smells Like Teen Spirit»). Lo show, l'atteso via a una maratona di 20 spettacoli a Manchester e Londra, prima della lunga tournée del mese prossimo in Australia e di ottobre in Asia (Ban¬ gkok, Singapore, Tokyo e forse Giakartal, ha dato tutte le risposte che i Take That volevano. E' Mark, Mark Owen, a parlare per tutti: «Purtroppo - dice - siamo rimasti soltanto in quattro. Ma questo mi pare il momento giusto per dissipare tutte le voci che circolano. Primo: Robbie non sarà sostituito. Non potrebbe esserlo. Secondo: siamo ancora ottimi amici, non è vero che ci stia querelando. Terzo: corre voce che dopo questa serie di concerti in Inghilterra e in Oriente ci separeremo. Semplicemente non è vero. Ci saranno i Take That finché il pubblico li vorrà». Fabio Galvano A fianco i Take That con Robbie, in basso nella prima apparizione in tivù nell'attuale formazione a quattro

Persone citate: Barbarella, Gary Barlow, John Phillip, Mark Owen, Robbie All'arena, Robbie Williams, Teen