Fedeli alla Spagna e a Felipe di Mimmo Candito

Rabbia nel Paese Basco, il neo generale sarebbe complice dell'omicidio di due uomini dell'Età Rabbia nel Paese Basco, il neo generale sarebbe complice dell'omicidio di due uomini dell'Età Fedeli alla Spagna e a Felipe Promosso un militare legato ai Gal OMBRE SULLA NUOVA SPAGNA Militari spagnoli appartenenti alla Guardia Civil e nella foto a destra il generale Galindo OSAN SEBASTIÀN UESTA è una storia di scheletri nell'armadio, un armadio molto affollato, e si può pure cominciarla da Madrid, l'altro ieri, primo giovedì d'agosto, anche se il suo vero inizio è assai più indietro nel tempo e partirebbe invece da qui, San Sebastiàn, nel Paese Basco, dove tuttora circola gente che ammazza per avere - dice - l'indipendenza da Madrid. A esserci, dunque, giovedì alla Moncloa, alla conferenza stampa sull'ultima riunione del governo, il teatrino dei due ministri venuti in sala per spiegare le cose di lor signori ai giornalisti era una comica che neanche i fratelli De Rege (buonanima). Perché se c'era una faccenda, in questi giorni, che scottava duro quanto il maledetto imbroglio del Gal, e della quale da almeno due settimane tutta Spagna parlava, e se ne inquietava, questa faccenda era la scellerata proposta di dare le stellette da generale al comandante della Guardia Civil nelle terre basche, il colonnello Enrique Rodriguez Galindo, classe 1939, uomo tutto d'un pezzo e anche più. E la conferenza stampa, di Galindo doveva comunque parlare. Ma è andata in altro modo. Già due volte il Consiglio dei ministri aveva avuto in ordine del giorno la proposta della nomina, e per due volte aveva saggiamente preferito metterla da parte; la roba scottava troppo, ripensiamoci. Questa terza volta però, giovedì scorso, il governo non ce l'ha più fatta, e - come dicono anche gli spagnoli - Gonzàlez alla fine ha calato le braghe. E' stato probabilmente un errore, e semmai 10 pagherà; ma son fatti suoi, di Gonzàlez. Però quando, presa la decisione e chiusa la seduta, Borrell, ministro dei Lavori pubblici, e Perez Rubacalba, ministro portavoce, si son presentati ai giornalisti a svelare finalmente il mistero doloroso (lo hanno nominato? hanno rinviato un'altra volta?), i due facevano finta di niente: raccontavano di questo e di quello - cose anche interessanti, i canali dell'acqua, la scadenza delle pensioni, una nuova tassa - ma della storia per la quale tutti eravamo lì, con block-notes, telecamere, e registratori d'ordinanza, di quella storia neanche l'ombra. Erano meglio di Walter Chiari e Carlo Campanini, a farsi da spalla: raccontavano, dicevano, si davano la parola, prendevano anche appunti, ma di Galindo niente. Chissà se avevano magari immaginato che nessuno ne avrebbe parlato. Il fatto è che il colonnello Galindo, ora generale - chiamato «El Perro», 11 cane, da qualcuno, ma anche «Dios» da molti dei suoi subordinati, e che il Dio, quello vero, li perdoni è una faccenda che può rimettere in fiamme l'intera Spagna; a partire naturalmente da qui, il Paese Basco. Galindo è il Cane che quando addentava il culo dell'Età non lo mollava più: sono 15 anni che stava qui a San Sebastiàn, a comandare la caccia ai terroristi, e in 15 anni è riuscito a dare tante bastonate agli etarra che la loro capacità, diciamo, militare si è fortemente ridotta. Ha smantellato 96 comandi operativi, ha mandato in galera 550 etarras, soprattutto è riuscito ad acchiappare tutta d'un colpo - a Bidart, in Francia, nel '92 - l'intera testa politica e militare dell'organizzazione, il trio Pakito, Fiti e Txelis, nei loro nomi in codice, Non è che l'Età sia scomparsa, tutt'altro: ricordiamoci che appena un paio di mesi fa, a Madrid, hanno fatto volare in aria l'uomo che probabilmente sarà tra poco al posto di Gonzàlez a guidare il governo di Spagna, José M. Aznar, capo del Partido Popular. Se Aznar ha potuto non ripetere la tragica impresa del colonnello Carrero Bianco - che vent'anni fa dalla sua stessa auto in volo continuò a volare in cielo, grazie alla spinta che gli dava il tritolo dell'Età - lo deve soltanto alla blindatura della macchina, che si è completante distrutta nel volo della bomba ma comunque lo ha tenuto salvo, anche abbastanza sano. E però attentare alla vita di un quasi-premier che è custodito da nugoli di poliziotti, da auto di scorta, da un elicottero che gli gira perennemente sulla testa, è un affaire assai complicato, che si può montare solo se si ha una struttura operativa ancora fortemente compatta o, altrimenti, se si può godere di aiuti all'interno della struttura ufficiale dello Stato (ma questa qui è un'altra storia di scheletri, forse per un altro armadio; è vero che qualcuno già ne sussurra, che gli sembra un attentato proprio strano, però ancora è soltanto un pettegolezzo maligno, uno dei tanti che circolano a Madrid). Tornando invece all'armadio di Galindo, e ai suoi scheletri, il colonnello ora generale ha una storia che più chiacchierata non si può. Il governo dice che le chiacchiere non contano, che le carte dell'ufficiale sono in regola, e che nessun tribunale lo ha ancora accusato di nulla; però il governo sa anche quale delicato momento sia, questo, per la sua propria storia e per la storia politica della Spagna, e sa che di Galindo si parla - oggi più intensamente che mai - per l'imbroglio dannato del Gal. «El Mundo» ieri pubblicava anche un'indiscrezione dell'inchiesta del magistrato: che Galindo sarebbe andato, lui, personalmente, a parlare con i due etarras sequestrati e torturati dai guardias civiles, Lasa e Zabala, e poi ammazzati. Vero o falso, certamente la promozione al generalato aggiunge nuove fiamme alle tensioni che bruciano il Paese Ba¬ sco. Nell'ultimo mese soltanto, l'Età ha piazzato in Spagna 22 bombe; sono 79 nei sette mesi del '95. Non c'è stata ancora la strage, ma molti temono che un giorno o l'altro qualche matto faccia saltare in aria un albergo, nel nome dell'indipendenza basca. Tenere da parte la promozione del colonnello, avrebbe limitato le ragioni di ogni escalation; farlo generale significa consegnare nelle mani dell'Età una ragione da spendere credibilmente: che il governo di Madrid non tiene conto della sensibilità del Paese Basco, e che allora l'unica via è quella della forza, della violenza. Galindo è un personaggio complicato. Militare di successo, «il Dalla Chiesa spagnolo» per la lotta al terrorismo, è però finito anche nell'indagine di un giudice, che gli ha trovato un ricco patrimonio immobiliare, e ha scoperto inquietanti frequentazioni con il narcotraffico che passa la frontiera francese. Mimmo Candito Gonzàlez cede alla Guardia Civil Ora si teme una reazione dei terroristi a colpi di bombe GoOradei0 0 «Il