Bandiera croata su Knin Zagabria ha vinto

Nel blitz uccisi 3 Caschi blu. Dalla Bosnia i serbi continuano a bombardare le città dalmate Nel blitz uccisi 3 Caschi blu. Dalla Bosnia i serbi continuano a bombardare le città dalmate Bandiera croata su Knin, Zagabria ha vinto Spezzato l'assedio dell'enclave diBihac ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO A mezzogiorno di ieri le forze croate sono entrate a Knin, la roccaforte della Krajina, la regione della Croazia occupata dalle formazioni paramilitari serbe. Sul castello medievale di Knin, sede dei primi re croati, i soldati hanno innalzato una bandiera lunga 20 metri. Un gesto simbolico per sottolineare la «giornata storica» per la Croazia. E' proprio a Knin infatti che il 17 agosto del 1990 è iniziata la ribellione dei serbi della Croazia contro le autorità di Zagabria. Un anno più tardi è esplosa la guerra vera e propria. L'esercito federale jugoslavo ha appoggiato i ribelli serbi che hanno conquistato un terzo dei territori della Croazia. Knin era «la capitale» dell'autoproclamata Repubblica serba di Krajina. In quattro anni i serbi hanno terminato la pulizia etnica di tutta la regione scacciando via decine di migliaia di croati dalle loro case. Da Knin il presidente della Krajina, Milan Martic, che il tribunale dell'Aja ha incolpato di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ha impartito i suoi ordini di bombardare le città croate, compresa Zagabria che è stata colpita dai missili serbi tre mesi fa. La presa di Knin è stata festeggiata in tutte le città croate e in particolare in Dalmazia. La regione costiera della Croazia è stata infatti isolata per tutti questi anni perché con l'occupazione serba di Knin sono state tagliate le principali vie di comunicazione tra la capitale e la costa meridionale del Paese. Ieri la gente è uscita in strada, colonne di macchine hanno attraversato la città sventolando bandiere croate e suonando i clacson, mentre le barche nei porti di Spalato, Zara e Sebenico hanno salutato con le sirene la caduta di Knin. Da Knin e dalla regione circostante sono fuggiti 30 mila civili serbi. I capi della Krajina hanno dato l'ordine di evacuare tutta la popolazione. Colonne di profughi si dirigono verso Drvar, roccaforte serba in Bosnia, diretti verso la Serbia. «Abbiamo lasciato due corridoi aperti, uno a Sud e uno al Nord, per tutti quelli che vogliono andarsene, ma ripetiamo l'appello del presidente Tudjman: ai civili serbi che rimarranno verranno garantiti tutti i diritti umani e civili», ha dichiarato ai giornalisti il portavoce dell'esercito croato generale Tolj. Ma Knin è rimasta deserta. A detta dei rappresentanti delle forze di pace dell'Onu nelle strade della città c'erano dei cadaveri, anche di donne e bambini. Più a Nord l'esercito croato è arrivato fino alla frontiera bosniaca, all'altezza dell'enclave musulmana di Bihac. I soldati croati si sono ricongiunti con il quinto corpo dell'annata bosniaca a Trzacka Rastela. Dal punto di vista militare e strategico si tratta della vittoria più importante dell'offensiva croata perché è stato definitivamente rotto l'assedio della sacca di Bihac da parte dei miliziani serbi della Krajina e della Bosnia. «Niente sarà più come prima. Il sogno della grande Serbia è sva- nito», ha detto il generale Tolj. L'eventuale caduta della zona di sicurezza di Bihac nelle mani dei serbi avrebbe significato infatti l'unione di tutti i territori occupati dai serbi di Bosnia, e quelli di Croazia, con la Serbia di Milosevic. «Abbiamo raggiunto l'80 per cento dei nostri obiettivi. La nostra azione terminerà tra breve», ha annunciato il portavoce dell'esercito croato. Intanto, il consiglio di sicurezza dell'Onu ha lanciato un appello alle autorità di Zagabria con la richiesta di interrompere l'azione militare e di ritornare al tavolo dei negoziati. Ma i croati hanno risposto che stanno facendo quello che le forze di pace dell'Orni avrebbero dovuto fare in questi quattro anni. Malgrado tutte le risoluzioni del consiglio di sicurezza dell'Onu sul riconoscimento della sovranità croata sui territori occupati dai serbi, sulla reintegrazione pacifica della Krajina e il disarmo dei ribelli di Knin, i caschi blu non hanno fatto che mantenere lo status quo. Due caschi blu cechi sono rimasti uccisi nello scambio di colpi di artiglieria fra i soldati croati e i miliziani serbi che ieri hanno bombardato Gospic. Per rappresaglia contro l'avanzata dei croati i serbi hanno infatti bombardato numerose città croate. Più di 600 proiettili sono caduti su Vinkovci, in Slavonia orientale, anche se questa regione non è teatro di battaglie. Un casco blu russo sarebbe morto durante i bombardamenti, a cui i croati hanno risposto. Venti feriti, tra cui sette in fin di vita nella città. Bombe e missili anche su Osijek, Karlovac. Gospic, e Ogulin, dove è stato colpito l'ospedale, mentre due medici e due infermiere sono stati uccisi a bordo di un'ambulanza. I miliziani serbi di Bosnia hanno continuato a bombardare la regione di Dubrovnik, nonché Mostar. Un missile è stato lanciato contro Sarajevo dove sono rimasti feriti tre bambini. Gli osservatori Onu «Cadaveri di donne e bambini nelle strade della città ribelle caduta in mani croate» rimasti feriti tre bambini. MI Sopra un uomo avvolto nella bandiera croata festeggia a Spalato la conquista di Knin sparando col mitra in aria Qui accanto soldati croati con un pezzo da 130 mm esultano per la vittoria Sotto, donne serbe in fuga dalla Krajina Gli osservatori Onu «Cadaveri di donne e bambini nelle strade della città ribelle caduta in mani croate» Sopra un uomo avvolto nella bandiera croata festeggia a Spalato la conquista di Knin sparando col mitra in aria Qui accanto soldati croati con un pezzo da 130 mm esultano per la vittoria Sotto, donne serbe in fuga dalla Krajina

Persone citate: Milan Martic, Milosevic, Tudjman