Mladic si ribella nessuno mi può cacciare

Karadzic «La mia destituzione è illegittima, resto al mio posto finché lo vorranno i serbi» Mlcidic si ribella: nessuno mi può cacciare Rottura tra il generale e il presidente Karadzic BELGRADO. Il capo militare dei serbo-bosniaci, generale Ratko Mladic, ha rifiutato di cedere il comando delle forze annate al presidente dell'autoproclamata Repubblica dei serbi di Bosnia, Radovan Karadzic, sostenendo che l'avvicendamento, disposto dallo stesso Karadzic, è illegale. In una dichiarazione inviata via fax a Belgrado da Drvar, dove è il suo quartior generale, Mladic ha affermato: «Io rimango al mio posto di capo di stato maggiore della Repubblica serbo-bosniaca fino a quando i combattenti e il popolo esprimeranno il loro sostegno nei miei confronti». Karadzic venerdì sera si era proclamato comandante delle forze armate di Pale al posto di Mladic, attribuendo a quest'ultimo il ruolo di responsabile del coordinamento tra le unità militari serbo-bosniache e quelle dei serbi di Croazia. Un ruolo che Mladic ha definito «inesistente». Sembra avvicinarsi dunque la resa dei conti finale tra Karadzic e Mladic, accomunati dalle accuse di crimini di guerra e genocidio rivolte loro dal Tribunale internazionale dell'Onu sulla ex Jugoslavia, ma divisi da una sorda lotta per il potere venuta alla luce nel momento più difficile. A l'or esplodere il dissidio ha contribuito la travolgente avanzata croata, ma ancor più la posizione assunta da Belgrado e in particolare da Slobodan Milosevic. Il rifiuto di Mladic di cedere il comando delle forze annate è stato l'ultimo capitolo di una lunga storia di scontri tra i due, sanciti e dilatati da Milosevic, presidente della «casa-madre» dei serbi, che all'inizio di questa settimana, esortando alla pace le parti in guerra in Bosnia, aveva inviato lettere al presidente bosniaco Izetbegovic e a Mladic, ignorando completamente Karadzic. Pochi giorni dopo questo «schiaffo» - e mentre in ambienti bene informati a Pale continuano a circolare voci di un possibile colpo di Stato militare ispirato da Mladic per estrometterlo - Karadzic ha annunciato il passaggio ad altro incarico del generale. Il presidente non pare fidarsi più di Mladic e, secondo fonti attendibili, nella riunione del comando supremo di Pale seguita la scorsa settimana alla conquista da parte dei croati delle città bosniache sotto controllo serbo di Glainoc e Bosansko Grahovo, tra i due ci sarebbe stato un acceso diverbio. La mossa del massimo esponente politico di Pale era stata anticipata dalla «vicepresidente» Biljana Plavsic, la quale, commentando la lettera di invito alla pace di Milosevic inviata al solo Mladic, aveva detto che cosi il presidente di Belgrado «rendeva un cattivo servizio» al generale. Dal canto suo Mladic sospetta che Karadzic stia segretamente lavorando a una trattativa di piccolo cabotaggio con Zagabria, attraverso intennediari internazionali, per ottenere alcuni chilometri quadrati di territorio bosniaco, abbandonando in cambio al proprio destino i fratelli serbi di Croazia. |Ansa| Karadzic 77 tiranno psichiatra LUI dice che in prigione è finito soltanto perché era comunista; ma c'è chi giura, anche a Pale, naturalmente sottovoce, che in realtà più che di ideologia era una stpria di mazzette e di fondi nibati. Che il sogno della grande Serbia non sia l'unico pensiero del piccolo signore dei cetnici è ben più di un sospetto. Le tortuose acrobazie bizantine esibite in questi quattro anni, sempre in bilico tra ferocia, bugie e assicurazioni (solo verbali) di buona volontà, potrebbero nascondere più che una strategia diplomatica una seria attenzione al business. La dinastia Mlndic, che comprende anche la 1. 'ie Lylian e i due scalpitanti figli Saba e Sonia, ha costruito sulla tragedia della ex Jugoslavia un avviato impero commerciale. Una economia artificiale, per di più assediata dalle sanzioni, è l'ideale palcoscenico per chi ha molto potere e pochi scrupoli. I guadagni sui rifornimenti di viveri e carburanti per la popolazione «ingiustamente» assediata dal inondo, infatti, sono enormi. Una materia che a Pale è appena sfiorata da timidi sussurri; ma un giornale di Belgrado, nel '93, rivelò che dietro le dimissioni del braccio destro di Karadzic, Lukic, c'era proprio un «piccolo» ammanco di cassa di sei miliardi. I nemici musulmani dicono che il loro nemico numero uno, un ex psichiatra, è diventato pazzo a furia di frequentare manicomi. Esasperazioni di chi ha conosciuto sulla propria pelle la selvaggia ferocia con cui questo autore di delicate poesie persegue i suoi scopi politici. Ovvero: la creazione di una mininazione, ritagliata sulle ferite sanguinanti inflitte ai musulmani, e l'annientamento di qualsiasi avversario, interno o esterno, che cerchi di fargli ombra o di sottragli il potere. Come quell'ingombrante generale, utile quando guida le truppe in battaglia, ma con una pericolosa tendenza a credersi indispensabile. IL Napoleone serbo si è stufato: da quattro anni la sua robusta silouette.da contadino, perennemente inguainato dalla tuta mimetica, gira il mondo appiccicata con l'etichetta di boia, massacratore, Hitler balcanico. Non deve essere un grande peso per un militare che nelle rare interviste ripete in modo monotono che «le frontiere da sempre vengono tracciate con il sangue» e che il suo lavoro consiste proprio nel trasferire sulla carta geografica questa amara constatazione. Ma il tarlo dell'immagine ha cominciato a rodere anche questo cinquantunenne soldato squadrato dagli odi balcanici, a cui ha immolato in rapida successione il padre (ucciso dai cetnici), la moglie (morta a Sarajevo) e la figlia (uccisa dall'angoscia). Le vittorie di Zepa e Srebrenica, i blitz in elicottero sempre sotto l'obiettivo delle telecamere indicavano che le ambizioni del generale stavano cambiando. Anche lo show con i profughi bosniaci in fuga e con i difensori di Zepa, che sembrava una inutile esibizione di ferocia, in realtà nascondeva un messaggio per Pale: il vero vincitore era lui, Mladic, non Karadzic e gli altri politici di Pale. Idolatrato dai soldati che ha (finora) guidato di vittoria in vittoria, il braccio armato dei serbi ha scoperto quanto sia piacevole non dover sempre prendere ordini da Karadzic. Il meccanismo è quello eterno del bonapartismo, da Caio Mario a De Gaulle: dopo aver regalato alla propria gente tante vittorie, perché mettersi da parte e lasciare ad altri il ruolo di uomo della provvidenza? Mladic ha sempre sopportato con fastidio i politicanti di Pale. E infatti il suo quartiere generale è a Han Pijesak, nascosto in un bunker di Tito. Un altro Bonaparte balcanico. E' il ras di Pale scrive poesie e ammassa fortune con strani traffici Questo generale idolatrato dai soldati odia i politici ma ora vuole sostituirli