Authority rimandale a settembre

Vìnce l'ostruzionismo di Rifondazione, vendite di Stato a rischio Vìnce l'ostruzionismo di Rifondazione, vendite di Stato a rischio Authority rimandale a settembre Ma sull'Ina privata si stringono i tempi ROMA. E' stata una notte di passione, ma non è bastata. La Commissione industria del Senato non ce l'ha fatta e il disegno di legge sull'authority per le privatizzazioni di Enel, Eni e Stet è stato rimandato a settembre. Progressi significativi, invece, per la dismissione della seconda tranche dell'Ina, così come è emerso dalla riunione del Comitato dei ministri, svoltasi nel pomeriggio a Palazzo Chigi. Riunitasi alle 22 di giovedì la Commissione del Senato ha iniziato una seduta no-stop che è proseguita fino alle 7 di ieri mattina sotto il fuoco di fila di rifondazione comunista, decisa a bloccare la privatizzazione dell'Enel. La partita si ò conclusa senza vincitori né vinti: la maggioranza non è riuscita a far passare il disegno legge in tempi utili perché potesse tornare alla Camera prima delle vacanze estive del Parlamento. E' stato però approvato il primo dei dodici articoli che compongono il disegno di legge, quello che istituisce l'authority, un po' come dire il pilastro su cui si regge tutto. Insomma la maggioranza si è dimostrata compatta nel contrastare l'ostruzionismo di rifondazione e, prima di sciogliere la seduta, la Commissione ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo, dopo l'entrata in vigore della legge sulle authority, ad adottare al più presto strumenti per limitare la produzione elettrica incentivata alle fonti effettivamente rinnovabili, a fare in modo che sia l'autorità a verificare le modalità e la congruità dei rimborsi degli oneri nucleari, a prevedere che il ministro dell'Industria affidi concessioni distinte rispettivamente per le attività di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica esercitate prò tempore dall'Enel spa. Il documento impegna ancora i ministri a prevedere che il parere richiesto alle Commissioni parlamentari riguardi, oltre ai criteri per le privatizzazioni anche l'assetto dei settori liberalizzati. «La notte scorsa - ha commentato il senatore franco Debenedetti - in Commissione industria, compatta contro l'ostruzionismo, si è formata una maggioranza su posizioni più avanzate rispetto al testo difeso dal governo. Siamo andati al riposo sull'uno a uno ha proseguito Debenedetti - ma la vittoria nel secondo tempo è assicurata. Senza contare che il governo può sempre dare il rigore, cioè un decreto». Certo ò che la possibilità di collocare in tempi ravvicinati sul mercato almeno una prima tranche di Enel, Eni e Stet si è fatta più aleatoria. Rifondazione comunista ha motivato in un comunicato la sua battaglia. «Per tutta la notte - dice il documento - i rappresentanti di rifondazione hanno posto continuamente al governo e alle altre forze politiche questi interrogativi fonda¬ mentali: perché volete privatizzare l'Enel mettendo a rischio un servizio fondamentale per ogni cittadino italiano, per milioni di aziende? Perché volete consegnare nelle mani dei privati, magari di grandi gruppi stranieri un settore strategico che determina lo sviluppo e l'indipendenza del Paese? Perché volete privatizzare il settore dell'energia elettrica pur sapendo che dove esso è stato privatizzato si stanno producendo veri e propri guasti sociali?». Tornando all'ipotesi di un decreto che sciolga il nodo Dini non lo esclude, ma comunque non subito. «Sull'authority per l'Enel ha detto il presidente del Consiglio - c'è consenso fra la stragrande maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento». Sa- rebbe quindi possibile un provvedimento a parte solo per l'ente elettrico. Tutto diverso il caso dell'Ina, l'unica privatizzazione che va avanti senza intoppi. Ieri il comitato dei ministri ha dato mandato alla Schroeders di chiedere ai potenziali acquirenti la presentazione delle offerte preliminari. Finisce così la fase di sondaggio con cui si doveva individuare un nucleo di una decina di azionisti stabili a cui dovrebbe essere riservata gran parte della quota compresa tra il 20 e il 25 per cento del capitale che il Tesoro riuscirà a collocare attraverso la trattativa privala. Stando alle previsioni degli operatori il 10 per cento circa di questa quota andrebbe a Cariplo, Imi e San Paolo, mentre tra gli azionisti che faranno parte del nucleo dovrebbero esserci anche Menarini e JP Morgan. Intanto il comitato dei ministri ha già iniziato la verifica su tempi e modalità per il collocamento della terza tranche di azioni: per la privatizzazione Ina può veramente essere questione di settimane. Vanni Cornerò Forse un decreto deciderà il destino dell'ente elettrico QUEL CHE RESTA DA VENDERE II Tesoro ha già collocato sul mercato il 47% per 4.800 miliardi. In vendita ENIisCMTSWEflfif la quota residua valore dell'intera società si aggira intorno ai 50 mila miliardi AUTUNNO '95 gruppo viene valutalo intorno ai 30 mila miliardi, ma inizialmente sarà ceduto il 10-15% \ "^AUTUNNO j i '95 y fe{ La quota in vendita è dell'lri [64%] e vale circa 12 mila miliardi In alto il ministro dell'Industria Alberto Ciò E, qui sopra il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti Sotto l'economista Napoleone Colajanni

Persone citate: Debenedetti, Dini, Fausto Bertinotti, Menarini, Napoleone Colajanni, Vanni Cornerò

Luoghi citati: Roma, San Paolo