Parigi un antisemita fra gli Immortali di Gabriella Bosco

polemica. Il tribunale cancella l'espulsione del regista Autant-Lara dall'Académie polemica. Il tribunale cancella l'espulsione del regista Autant-Lara dall'Académie Parigi, un antisemita fra gli Immortali LPARIGI A logge francese ha deciso: Claude Autant-Lara è in pieno diritto di restare I membro «immortale» del- lAcadémie des Beaux Arts, benché si permetta di rilasciare dichiarazioni ferocemente antisemite. La sentenza, di cui dà notizia Liberation, è di questi giorni. Pronunciata" dal Tribunale amministrativo di Parigi nel bel mezzo dell'estate, proprio quando per il caldo e le vacanze le sedute dell'Accademia sono sospese, sarà un'amara sorpresa per gli Immortali che unanimi avevano decretato l'espulsione del regista. Il giorno della riapertura alla sessione autunnale, il primo mercoledì di ottobre, troveranno il novantaquattrenne Autant-Lara nuovamente seduto tra di loro, forte del verdetto in suo favore del tribunale da lui interpellato. Come probabile protesta - così ha fatto capire il cancelliere dell'Institute, il compositore Marcel Landowski - tutti loro si alzeranno e usciranno silenziosi dal salone dorato di Quai de Conti, tirato a festa con lavori di ripristino durati tutta l'estate per celebrare i 200 anni del prestigioso edificio. Si alzeranno e diserteranno la seduta di riapertura paralizzando a tempo indeterminato le attività dell'Accademia. I fatti scandalosi risalgono al 1989. Allora Autant-Lara - che solo 5 mesi prima era stato nominato membro dell'Académie des Beaux Arts in virtù di alcuni suoi film indiscussi capolavori della storia del cinema, da Le diable au corps con Gerard Philipe a. La traversie de Paris - venne intervistato dal settimanale, oggi scomparso, «Globe» perché spiegasse la sua scelta di candidarsi al Parlamento europeo nella lista del fronte nazionale. Lui che in un passato sia pure remoto, prima della guerra, era un pacifista di sinistra. Autant-Lara dichiarò di essere entrato nel fronte nazionale in quanto «il solo partito impegnato in difesa della Francia, della francesità e della cultura nazionale». E aggiunse: «La sinistra attuale è dominata dal giudaismo cinematografico intemazionale, dal cosmopolitismo e dall'internazionalismo». E non solo: «Ci riempiono di menzogne. Auschwitz... il genocidio, non se ne sa nulla... il preteso genocidio», disse ancora Autant-Lara, lamentando anche di «non poter parlare liberamente degli ebrei». (Appena si pronuncia una parola un po' di traverso, si cade sotto la legge di non so che cosa». Avesse avuto occasione di incontrare il Papa, gli avrebbe «sputato in faccia» per aver ordinato arcivescovo di Parigi un «mezzo ebreo» (monsignor Lustiger, ndr). Il regista concluse poi ingiuriando Simone Veil, parlamentare oggi ministro di Stato, colpevole ai suoi occhi di sfruttare a fini politici il fatto di essere stata inter¬ nata ad Auschwitz. «Non è forse tornata?», disse. «Non sta forse bene... beh, allora quando mi si parla di genocidio, io dico che in ogni caso la vecchia Veil l'hanno mancata...». Marcel Landowski, nelle vesti all'epoca di segretario «perpetuo» dell'Académie, chiese subito al regista di smentire pubblicamente le affermazioni riportate da «Globe». Al diniego di Autant-Lara, in nome degli Immortali tutti, Landowski chiese al regista «di non prendere più parte alle sedute dell'Accademia». Era il 14 settembre dell'89. Nel dicembre del '92 poi, Autant-Lara ricevette una lettera ufficiale di conferma unanime dell'esclusione. Impugnando questa lettera, il regista si rivolse al Tribunale amministrativo (istituzione pubblica a carattere privato, l'Accademia è sottoposta al diritto amministrativo), il quale oggi sentenzia che «Lettera ed esclusione sono illegali e devono essere annullate». Motivo? «Nessun testo legislativo o regolamentare autorizza l'Académie des Beaux Arts né il suo segretario perpetuo a escludere uno dei suoi membri dalle sue sedute». Solo il Pres; lente della Repubblica, autorità di tutela delle cinque Accademie nazionali, può per decreto eccezionale annullare un'elezione. Lo fece Charles De Gaulle nei confronti del maresciallo Pétain. L'avvocato dell'Académie, Laurent Richer, ricorrerà in appello invocando «la competenza implicita del segretario perpetuo a mantenere un ordine che questo signore (Auiant-Lara, ndr) ha - è il meno che si possa dire - turbato». L'avvocato contesta la sentenza del Tribunale amministrativo definendola «un'applicazione alla lettera e senza sfumature del diritto pubblico». Ma l'Accademia, di cui l'avvocato Richer si fa portavoce, non accetterà il «giustizia è stata fatta» con cui l'indesiderabile Autant-Lara ha accolto la decisione del tribunale. Tutto verrà tentato, dice, perché non torni a sedere sotto la Cupola. Autant-Lara ha però un precedente che lo rassicura. Nel '91, il tribunale correzionale di Parigi lo assolse dalle cause intentate contro di lui per «provocazione alla discriminazione razziale, ingiurie e diffamazione razziale» ritenendo che «non era appurato che Autant-Lara avesse avuto la volontà di veder pubblicate le dichiarazioni attribuitegli». Gabriella Bosco Da sinistra: Peter Ustinov, anche lui tra gli «Immortali», e Rostropovich. A destra, Claude Autant-Lara

Luoghi citati: Auschwitz, Francia, Parigi, Quai De Conti