Gita di morte sui Monte Bianco

Sciagura a Courmayeur: un terzo alpinista si è salvato per miracolo Sciagura a Courmayeur: un terzo alpinista si è salvato per miracolo Gita di morte sui Monte Bianco Precipitano per 30 metri, due le vittime COURMAYEUR DAL NOSTRO INVIATO «L'ultima cosa che ricordo ò il ghiaccio verde. Mi sfilava davanti, poi non so, devo essere svenuto. Quando ho riaperto gli occhi ho visto le gambe di Francesco che spuntavano dalla neve. Ho scavato come un dannato, ma non ce l'ho l'atta». Carmelo Berera, 45 anni, maestro di sci, si tormenta una ferita sulla guancia, un taglietto. E' un miracolato, uscito vivo da un volo di quasi trenta metri in un crepaccio del Monte Bianco. I suoi due compagni di cordata sono morti, soffocati da un «ponte» di neve crollato sotto di loro e che li ha trascinati nella voragine, a 3300 metri di altitudine. Le vittime sono due artigiani di Albino, paese in provincia di Bergamo: Valentino Carrera, 42 anni, vetraio, e Francesco Piccoli, 34, sposato e padre di tre bambini. E «Lino» Berera ha l'atto di tutto per salvarli. «Ho scavato, ma quella maledetta neve era dura come sassi. Vedevo sol tanto le gambe di Francesco. Li ho chiamati, ma erano sommersi dai blocchi». II maestro di sci ò sotto choc, ricorda di essersi arrampicato lungo le pareti del crepaccio per dieci metri. Ma la distanza era il triplo. «Dopo aver fatto il possibile, tirato la corda che non si è mossa d'un millimetro schiacciata com'era nella neve, ho preso la piccozza di Francesco e la mia e sono risalito». Ha superato quel «muro» verde in qualche minuto, per cercare aiuto. Erano quasi le otto del mattino. I tre erano in mezzo alla zona crepacciata del ghiacciaio del Dòme, in direzione delle Aiguilles Grises, «via» normale al Monto Bianco sul versante italiano. Scendevano, avevano rinunciato alla scalata trecento metri più in alto, al colle che porta sulla lunga crosta che fila verso i 4810 metri del tetto d'Europa. «Valentino non si sentiva molto bene - racconta ancora Berera -, un banale mal di montagna, credo. Sentiva la lesta pesante o aveva le vertigini. Così abbiamo deciso di scendere». Ma lui, Valentino, aveva insistito a lungo perché i due compagni non rinunciassero alla scalata. «Non badato a me, andate su, fatemi il favore». Ma «Lino», la loro guida, ha deciso che sarebbero dovuti «tornare tutti insieme» verso il rifugio Gonella. E scendendo sono stati traditi da una vecchia traccia lasciata dagli alpinisti nei giorni scorsi. «Era una pista abbandonata - dice Oscar Taiola, guida e capo del soccorso alpino di Courmayeur perché pericolosa per i crepacci, i "ponti" non tenevano». Proprio un «ponte» ha ceduto. Lungo dieci metri, largo almeno quattro: una montagna di neve che ha sommerso i due alpinisti. Berera era agli ultimi passi, stava per superare il crepaccio. «Mi sono sentito tirare indietro dalla corda». Poi è sprofondato nel vuoto, ma dopo la grande massa di neve. Per questo si ò salvato. Il «ponte» ha attutito l'urto dopo il volo. Lui, appena si è ripreso, non ha potuto faro nulla per salvare i compagni, morti per il trauma della caduta e il peso della neve che li ha sommersi. Quando è risalito è stato visto da due alpinisti spagnoli che gli hanno detto che avrebbero avvertilo il gestore del rifugio Gonella in modo da far partirre immediatamente i soccorsi. Poi il maestro di sci è stato visto anche dalla guida Giuseppe Petigax, di Courmayeur, che scendeva con un giovane cliente. La guida ha raggiunto Berera, lo ha aiutato ad assicurarsi e gli ha dotto di non muoversi: «La zona o molto pericolosa». Il percorso seguito dai tre per raggiungere la vetta del Bianco è quello consueto, seguito por la prima volta nel 1890 dall'allora sacerdote Achille Batti, che diventò poi Papa Pio XI. Una «via» impegnativa soltanto per la lunghezza, ma con l'insidia dei crepacci. Il gran caldo degli ultimi giorni ha assottigliato i «ponti» di neve sopra quelli del pendio verso il colle delle Aiguilles Grises. Por questo le guido avevano fatto una deviazione. Ma i tre bergamaschi sono stati ingannati da quella vecchia traccia. Enrico Martinet Traditi da una vecchia traccia, hanno imboccato una pista chiusa perche a rischio TRE MESI DI SCIAGURE 27 hug6i0: Marco Benzoni. 56 anni, muore, precipitando sul Monte Averau. nel Bellunese. 1* luglio: un alpinista tedesco. Dellel Harber. 33 anni, muore scivolando durante una scalata del ghiacciaio della Val Senales in Alto Adige 5 luglio: due alpinisti cechi vengono travolti da una valanga sul Cervino 10 luglio: un'alpinista ceca. Maria Guttanova. 50 anni, muore travolta da una frana sul Catinaccio [Bz] 11 luglio: un alpinista austriaco. Adolf Plattner. 51 anni, muore scivolando dalla parete sud della Tofana di Rozes [Belluno] 19 luglio: due beilinesi. Ulrich Dietzlelbmger. 42 anni, e Hans Juergen Vogt. 41. precipitano durante una scalata sul Sass Pordoi. in Trentino 27 luglio: sul massiccio del Monte Rosa muore l'alpinista tedesco Michael Paul Heinrich. 47 anni 28 luglio: tre alpinisti belgi muoiono sul Monte Bianco, colpiti da una scarica di sassi. 30 luglio: l'alpinista Alfonso Fusciardi, 53 anni, muore sul Terminillo 31 luglio: il rocciatore altoatesino Stephan Pmenstcr. 32 anni, muore sul Gran Zebrù [gruppo dcll'Ortles]. — ~-7--:»--:™——: . . . ' In alto, i soccorritori riportano a valle uno dei due alpinisti morti nel crepaccio L'unico superstite: Carmelo Berera. 45 anni, maestro di sci. A destra, il Monte Bianco

Luoghi citati: Albino, Belluno, Bergamo, Courmayeur, Europa, Senales, Trentino