«Non potevamo intervenire»
«Non potevamo intervenire» «Non potevamo intervenire» La difesa dell'ospedale: dovevano chiamare un centro più vicino CAGLIARI. Un padre e una madre urlano la loro disperazione: una figlia è morta, l'altra è in coma. E i medici hanno rifiutato l'invio di un'ambulanza. Ma il direttore sanitario di Carbonia Franco Chelo, primario del Pronto soccorso, dà un'altra spiegazione dei fatti: «L'incidente è avvenuto a 15 chilometri dal nostro ospedale e nei casi di asfissia è fondamentale la tempestività dell'intervento. Il suggerimento dei medici, che re¬ puto preparati e conoscono bene la zona, è stato quello di rivolgersi a un altro servizio di ambulanze, più vicino del nostro e gestito da volontari». Ma non sarebbe stato meglio mandare lo stesso un'ambulanza dell'ospedale con un medico rianimatore? «I due sanitari di turno al Pronto soccorso erano impegnati. Il nostro ospedale serve una popolazione di centomila abitanti, che in questo periodo raddoppiano». E c'erano soltanto due medici e due ambulanze al Pronto soccorso? «Si. Noi chiediamo da anni un potenziamento delle strutture. Per evitare tragedie come questa ci vorrebbero ambulanze a presidiare le spiagge. Noi non le abbiamo». In questo caso, però, è stato negato un intervento per un caso gravissimo: forse a ragion veduta, ma il dubbio che si potesse fare di più ce l'hanno anche i carabinieri. «Guardi, quelle due ragazzine sono arrivate entrambe in arresto cardio-circolatorio. In parole più semplici: il cuore non batteva più. Quello della più grande ha ripreso a funzionare dopo il nostro intervento, tuttavia è gravissima: le cellule del cervello muoiono in pochi minuti se viene loro a mancare l'ossigeno. La mia impressione è che, con i mezzi a nostra disposizione, non ci fosse niente da fare», [s. man.] Rosa Smenghi perse i genitori e tre fratelli in una sciagura nel mare di Cagliari
Persone citate: Franco Chelo, Rosa Smenghi
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