«Non congiuriamo coi serbi»
«Non congiuriamo coi serbi» «Non congiuriamo coi serbi» Tremaglia: le accuse ad An? Solo menzogne LA DESTRA E I CONFINI D ICHIARAZIONI allucinanti, non degne di un capo di Stato». Mirko Tremaglia, deputato di An nonché presidente della commissione Esteri della Camera, commenta così le accuse del presidente croato Tudjman di «un legame tra imperialismo italiano e serbo» per spartirsi Istria e Dalmazia: «Sono parole destituite di qualsiasi Fondamento. Non ci sono mai stati, nel modo più assoluto, patti con i serbi per riavere l'Istria. E' solo un tentativo di strumentalizzazione, per allargare la guerra. Condanno duramente questo metodo aggressivo, perché voglio la pace. Non voglio la catastrofe senza possibilità di controllo». Mai pensato a trattare con i serbi, insomma. Le reazioni della destra sono tutte su questo tono. Sorride beffarde Francesco Storace: «Sì, i serbi ci hanno cercati, volevano regalarci l'Istria. Sono venuti a Fiuggi, ma poi hanno visto che non era più aria e sono tornati con la coda tra le gambe...». E' stato lo stesso Gianfranco Fini, tempo fa, a dare la linea: «La frontiera cambierà solo se entrambe le parti lo vorranno. Lo so che è difficile, ma non posso escluderlo». E Livio Caputo, responsabile Esteri di Forza Italia, ricorda oggi che «le aperture dei serbi delle Krajine all'Italia su eventuali concessioni territoriali non sono mai state accolte». Ma perché mai la Croazia chiama in causa i «neofascisti»? Perché proprio la destra ha monopolizzato, nelle regioni di confine, quel piccolo capitale di patriottismo ferito e frustrato di triestini e istriani, «abbandonati» dall'Italia dopo il Trattato di Osimo, che nel 1975 deluse gli esuli, pieni di nostalgia per le loro terre perdute. Il msi fu l'unico, allora, a prendere posizione nei confronti della minoranza istriana, e An resta 0 partito più amato dalla nutrita comunità italiana (trentamila persone). Vent'anni dopo Osimo, la ferita è ancora aperta. D'altronde fu proprio contestando il Trattato, solo un anno fa, che Tremaglia fece tremare le vene ai polsi di Italia e Croazia. Era aprile, a governo Berlusconi appena nato, quando scoppiò la bom¬ ba: «Il Trattato di Osimo è da rifare - disse Tremaglia -. Vogliamo assicurazioni su tre punti: la restituzione dei beni italiani (300-400 case, ndr), la non discriminazione verso gli italiani per l'acquisto di proprietà immobili (oggi è vietato dalla Costituzione) e la tutela della minoranza italiana». E proprio in seguito a questa «uscita», in maggio arrivò l'«avance» del leader dei serbi della Krajina croata, Milan Martic. Il quale - in una lettera a Fini, che il leader di An asserì di non aver mai ricevuto - proponeva: «Se il governo italiano riconosce l'autoproclamata Repubblica serba della Krajina, ci impegniamo a rivedere le frontiere». Di qui, dunque, l'accusa di oggi, ultimo capitolo dell'annosa diffidenza tra Croazia e destra italiana. Tudjman allora rispondeva così a Tremaglia: «Gli irredentisti e i fascisti italiani devono smetterla una volta per tutte di pensare che la Dalmazia possa appartenere ad altri che non alla Croazia». E definì la comunità italiana nell'Istria come «il pilastro su cui si resse la brutale occupazione fascista». Poi tocca alla questione dell'ingresso di Slovenia e Croazia nell'Ue: l'Italia s'impegna ad appoggiare la richiesta, in cambio chiede, nuovamente, per gli esuli italiani l'accesso ai beni immobili in Slovenia. L'accordo pare fatto, ma all'ultimo Lubiana rinnega tutto. Ed è in una Trieste spazzata dalla buia che Fini tiene in ottobre il discoi>., più difficile della sua carriera La destra giuliana ribolle, il leader di An deve calmare le acque, sen^a saltar giù
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