«E un palestinese l'uomo che terrorizzò New York»

«E# un palestinese l'uomo che terrorizzò New York» Il ministro della Giustizia: la strage ha un colpevole. La famiglia: lo accusano ingiustamente, non è un integralista «E# un palestinese l'uomo che terrorizzò New York» Estradato da Amman, incriminato per l'attentato alle Torri gemelle NEW YORK. Un profugo palestinese, arrestato in Giordania, è stato estradato ieri negli Stati Uniti e incriminato per la strage nel World Trade Center di New York. Iyad Mahmoud Ismail Najem, di 24 anni, è giunto a New York con un volo da Amman. Ieri sera il procuratore federale Mary Jo White ha annunciato la sua incriminazione per aver avuto una parte «nella programmazione, nell'esecuzione e soprattutto nel trasporto della bomba» che il 26 febbraio 1993 provocò sei morti e un migliaio di feriti nei grattacieli gemelli del World Trade Center. Il ministro della Giustizia Janet Reno ha dichiarato che l'estradizione dimostra la volontà del governo americano di fare piena luce sulla strage. «Il messaggio che vogliamo mandare ha detto - è questo: nessun oceano è troppo grande, nessun periodo di tempo troppo lungo, nessuno sforzo troppo grande perché coloro che congiurano per uccidere o ferire cittadini americani possano sentirsi al sicuro dalla giustizia degli Stati Uniti». Ma intanto la famiglia di Najem, dalla Giordania, nega che l'uomo sia un integralista, e afferma che egli è certo di poter provare la propria innocenza davanti alla giustizia Usa. La polizia giordana, su richiesta degli americani, ha arrestato il palestinese martedì sera nel campo profughi di Jerash, uno dei più grandi della Giordania, che si trova presso l'antica città romana di Gerasa. Ismail Najem è originario del Kuwait. Dopo l'invasione irachena del 1990 si trasferì negli Stati Uniti, dove ottenne un permesso di soggiorno, ma emigrò di nuovo dopo l'attentato al World Trade Center. Secondo l'accusa sarebbe proprio lui l'uomo misterioso che condusse sul luogo dell'attentato il furgone imbottito di esplosivo insieme con Ramzi Ahmed Yousef, il presunto capo dei cospiratori. Yousef è stato arrestato in febbraio nel Paki¬ stan e condotto a New York dove è in attesa di processo. Il governo americano ha offerto una ricompensa di 2 milioni di dollari a chi darà notizie che consentano di condannare gli attentatori. Quattro arabi, ritenuti personaggi di secondo piano della banda, sono stati condannati il 4 marzo a 240 anni di carcere ciascuno: sono Mohammed Salameli, Nidal Ayyad, Mahmud Abouhalima e Ahmad Mohammad Ajaj. Secondo la ricostruzione dell'Fbi, Yousef e altri suoi complici avrebbero fabbricato in casa, con una mistura di petrolio e fertilizzante, la bomba usata per l'attentato, e l'avrebbero portata nel garage del World Trade Center con un furgone preso a nolo. Frattanto la famiglia del palestinese estradato negli Usa ha pubblicamente preso posizione per scagionare il congiunto: «Iyad non è mai stato un inte¬ gralista islamico - ha dichiarato ai giornalisti uno zio materno, Hussein Majalli -. Iyad non è praticante e non fa parte di alcuna organizzazione religiosa. Non va alla moschea per pregare se non su nostra esortazione e il suo stile di vita è quello di un giovane qualsiasi». La famiglia di Iyad Najem ha ricevuto i giornalisti nella propria casa che si trova a poca distanza dalle rovine romane di Jerash, 45 chilometri da Amman. Secondo il fratello diciottenne Saleh, Najem non teme di trovarsi nelle mani della giustizia americana, davanti alla quale intende «provare la propria innocenza». Il fratello ha anche spiegato che Iyad rientrò nel febbraio 1993 dagli Usa su insistenza della madre, che dopo avergli fatto visita in America gli aveva chiesto di rientrare per aiutare la famiglia. [Ansa-Afpl Iyad Mahmoud Ismail Najem