«Altri veleni su Di Pietro» di Claudio Martelli

«I terroristi non sono divi» 13 Martelli li ha riferiti ai pm di Brescia in oltre 2 ore di interrogatorio «Altri veleni su Pi Pietro» «Nel '92 Scalfaro mi offrì Palazzo Chigi per questo vi fu la rottura con Craxi» BRESCIA. Claudio Martelli, ex enfant prodige socialista, ex braccio destro di Bettino Craxi, ex ministro di Giustizia nel governo Amato in quel drammatico 1992, è stato ascoltato ieri da Fabio Salamoile e Silvio Bonfigli. I due magistrati che indagano su Di Pietro volevano nuovi particolari sugli accenni di Craxi alle amicizie «pericolose» di Di Pietro e sui tentativi di fermare l'inchiesta. Dopo due ore e mezza di colloquio con i Pm, Martelli ha accettato di parlare con i giornalisti. L'ex ministro della Giustizia, ha ribadito di non aver partecipato («Ero a Washington») alla riunione della segreteria del Psi del 26 agosto del '92 quando Craxi affrontò la questione dei giudici di Mani Pulite. Martelli ha poi accennato ad altre circostanze riguardanti Antonio Di Pietro di cui egli stesso ha riferito al magistrato. «Di episodi riguardanti Di Pietro se ne è parlato - ha detto riferendosi al periodo in cui era ministro - in più sedi e circostanze. Non solo di quelli che sono stati menzionati in quella riunione della segreteria socialista, ma anche di alcuni altri dei quali ho parlato con il magistrato e di cui non parlerò con voi». Martelli ha quindi precisato di non essere stato a conoscenza dei rapporti di Di Pietro con Gorrini «ma sapevo che Rea era amico di Di Pietro anche se non sapevo di illeciti». Martelli ha quindi ricostruito i suoi rapporti con Bettino Craxi ricordando le polemiche interne al partito nel luglio del '92 proprio sulla vicenda Mani pulite. «Craxi indisse una sorta di raccolta di firme intorno ad un documento di solidarietà politica e personale nei suoi confronti che io però non sottoscrissi». L'ex Ministro ha quindi ricordato una riunione ai primi di agosto del partito in cui «io e Craxi definimmo salutare Mani pulite ancorché contestassimo eccessivo il ricorso alla carcerazione preventiva». Martelli ha poi raccontato un episodio definito «poco noto» ma che portò alla rottura dei suoi rapporti con Craxi. «Si doveva formare il nuovo governo. Scalfaro era stato appena eletto presidente della Repubblica e io avevo appena varato il decreto antimafia dopo l'assassinio di Falcone. Scotti, che era ministro dell'Interno, ed io venimmo convocati al Quirinale. Ed il capo dello Stato si disse molto angosciato della situazione politica e di non riuscire a vedere uno sbocco. Non sapeva a chi dare l'incarico. Riteneva che la persona più indicata fosse Craxi ma tuttavia diceva che c'era una campagna d'opinione contro di lui talmente forte che non poteva non tenerne conto. Parlò di una campagna che aveva aspetti diabolici». Secondo Martelli quindi, Scalfaro prospettò a lui stesso la possibilità di ricoprire l'incarico di Presidente del Consiglio ma Martelli rifiutò. «Se deve essere un socialista - dissi - deve essere il segretario». Secondo Martelli però «un'ora dopo circolava già una versione diversa dell'episodio, secondo la quale ero stato io a candidarmi. Da quel momento ci fu l'interruzione dei rapporti tra me e Craxi. Questo esclude contatti e incontri fra di noi su Mani pulite». Martelli ha quindi parlato anche dell'ex capo della Polizia, Vincenzo Parisi, indicato da Craxi come la persona che gli fece avere i tabulati delle telefonate di Di Pietro. «Quello che so è che Parisi era un uomo che aveva un particolare senso di lealtà verso le istituzioni. Che era molto preoccupato e angosciato per le conseguenze devastanti di Mani pulite e che sicuramente era legato da un sentimento di rispetto nei confronti di Craxi e di Cossiga». Per quanto riguarda un even¬ tuale ruolo dei Servizi segreti in un'inchiesta su Di Pietro, accennati da Ripa di Meana, Martelli : «Non ne so nulla, ma mi sembra strano che ci possano essere state confidenze di questa natura su una materia così delicata». Alla domanda infine sul perchè Craxi non usò quello che sapeva su Di Pietro al momento opportuno Martelli ha risposto: «Appartiene al carattere dell'uomo. E' stato irruente nell'affrontare in maniera politica una questione che forse si sarebbe dovuta incardinare già allora nelle sedi proprie. Io come ministro mi sono attenuto ai miei doveri. Non c'erano esposti nè ricorsi. Un ministro non può intervenire perchè sollecitato dal segretario del suo o di altri partiti». [r.i.] 13 L'ex ministro della Giustizia, Claudio Martelli, davanti alla procura di Brescia

Luoghi citati: Brescia, Falcone, Washington