Sedicimila lire per una saponetta del lager di Franco Pantarelli

Sedicimila lire per una saponetta del lager Sedicimila lire per una saponetta del lager Acquistata da un tedesco su una bancarella di Danzica « Big Mac come Hitler » Anatema di un rabbino McDonald non è kosher tratti solo di voci fatte circolare dagli stessi nazisti come metodo intimidatorio». I giornali locali hanno riferito che a mettere in distribuzione l'agghicciante prodotto è stato un polacco di 75 anni che avrebbe avuto in custodia subito dopo la guerra il terreno dell'ex campo di sterminio di Stutthof, nel Nord della Polonia. L'uomo avrebbe chiesto a un piccolo commerciante del mercatino di Danzica di vendere per suo conto due pezzi di sapone che erano avvolti in un foglio sul quale era scritto in polacco «fatto per lo più di ebrei». Sui due pezzi, hanno ancora scritto i quotidiani, erano impressi un numero di serie e il marchio «Rif», che secondo quanto dicevano i prigionieri è una abbreviazione della scritta tedesca «Reines Judisches Fett» (puro grasso ebraico). L'ex custode di Stutthof, riferiscono le cronache, non è rimasto soddisfatto del ricavato della vendita del primo pezzo e si è ripreso l'altra saponetta facendo sapere che l'avrebbe venduta per una grossa cifra a un collezionista insieme ad altre dieci che conservava a casa. Ma queste altre saponette per il momento non sono state trovate. Il commerciante che le ha messe in vendita ha detto che già lo scorso anno aveva comprato dallo stesso «fornitore» dodici lettere autografe di ex prigionieri di Stutthof. Funzionari del museo di Auschwitz hanno osservato che secondo l'istituto dell'Olocausto «Yad Vashem» di Gerusalemme si e avuta conferma di esperimenti in laboratorio, ma non di produzione a livello industriale, di sapone con grasso umano. L'agenzia Pap, d'altra parte, ricorda che nel complesso dell'accademia di medicina di Danzica i nazisti organizzarono una piccola fabbrica per la produzione di saponette con grassi ricavati dalle salme e che l'edificio esiste tuttora. (Ansai X GERUSALEMME. Già accusato di essere una minaccia per la salute pubblica, «Big Mac», il popolare hamburger ammannito quotidianamente a milioni di clienti da McDonald, si trova ora ad affrontare le ire degli ebrei ultraortodossi israeliani, infuriati all'idea che tanti loro compatrioti cedano alle lusinghe del maxipanino. Mescolando carne e formaggio fuso, Big Mac viola infatti uno dei fondamentali comandamenti della cucina «kosher», l'insieme di regole e tradizioni alimentari fondate sui dettami biblici. Secondo l'ultraortodosso Yosef Ben Moshe, un ispettore che verifica l'osservanza delle norme kosher nei ristoranti di Gerusalemme, «McDonald sta contaminando tutto Israele e tutto il popolo ebreo. E' peggio di Adolf Hitler». Ma l'ostilità verso Big Mac e tutto quanto McDonald rappresenta come simbolo del consumismo americano non sembra circoscritta alla influente comunità ultraortodossa di Gerusalemme. Il processo di americanizzazione della società israeliana preoccupa anche.il presidente della repubblica d'Israele, Ezer Weizman. «Dobbiamo diffidare di McDonald come di Michael Jackson e di Madonna - ha dichiarato in luglio dopo gli incidenti al rock festival di Arad, in seguito ai quali tre giovani furono calpestati a morte dalla folla in fuga -. Il popolo di Israele è contagiato daH'aniericanizzazione. E questo ha avuto la sua parte nei tragici fatti di Arad». (AdnKronos] Franco Pantarelli

Persone citate: Adolf Hitler, Arad, Ezer Weizman, Hitler, Michael Jackson