Un Tyson con il Casco blu

Un Tyson con il Casco blu Un Tyson con il Casco blu Vince un match per far passare gli aiuti sono messi agli angoli pronti a incrociare i pugni mentre i soldati delle due parti davano il via a un chiassoso tifo. L'inatteso e bizzarro diversivo è tuttavia durato ben poco poiché, in soli 30 secondi il caporale ha steso al selciato l'avversario con una combinazione di diretti corti accompagnati da quello che gli astanti hanno descritto come un «violento gancio destro». Mentre gli uomini dell'Onu festeggiavano il caporale, i musulmani ribelli hanno immediatamente tolto il posto di blocco promettendo che non avrebbero più sfidato Coull e non facendosi più vedere su quella stmda. Tre convogli umanitari sono intanto finalmente riusciti ad entrare ieri a Sarajevo dopo essere stati bloccati per tre giorni alla periferia della città, prima dai posti di blocco serbi e poi dalle mine collocate dall'esercito governativo che difende la città. Si tratta di 25 camion con un carico di 560 metri cubi di cibo e altri generi di prima necessità destinati ai circa 280.000 civili che vivono nella città assediata. La distribuzione degli aiuti è stata subito iniziata, a cominciare dalla farina per i forni. Il governo bosniaco era molto riluttante a rimuovere le mine collocate alla periferia occidentale di Sarajevo, data la vicinanza delle postazioni serbe ma, come ha riferito Mans Nyberg dell'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati (Acnur), alla fine si è riusciti a trovare il modo di rimuoverle mantenendo le condizioni di sicurezza per la difesa della città. In virtù di un accor¬ do siglato nel 1992, i convogli umanitari dell'Onu dovrebbero utilizzare la strada che da Kiseljak passa per l'aereoporto, a Ovest di Sarajevo, attraversando il territorio sotto controllo serbo oltre la linea del fronte. Ma i serbi dapprima hanno messo un posto di blocco su quella strada in violazione dell'accordo, virtualmente chiudendo la strada al passaggio dei convogli. Poi hanno costretto i convogli a percorrere strade molto più disagevoli e pericolose. All'inizio di quest'anno, le truppe governative, per tenere a bada gli assediami, hanno minato la parte della strada sotto il loro controllo. Ora i serbi hanno rimosso il loro posto di blocco e pretendono che i convogli usino quella strada e non quella del monte Igman, come vor¬ rebbe invece il governo di Sarajevo. Ancora una volta, ieri il primo ministro bosniaco Silajdzic ha chiesto, in una lettera fatta pervenire al segretario generale dell'Onu Boutros-Ghali e alla massima dirigente dell'Acnur, signora Sadako Ogata, l'immediata riapertura della strada del monte Igman. «Esigiamo che l'Onu assuma una decisione politica sulla somministrazione degli aiuti umanitari a Sarajevo attraverso il monte Igman, poiché è chiaro non è possibile farlo attraverso strade che sono sotto controllo serbo - dice Silajdzic -. Occorre che per questo scopo siano utilizzate le Forze di reazione rapida, incaricate di proteggere i convogli». Il premier chiede inoltre che si facciano pervenire aiuti urgenti ai civili dell'enclave di Bihac. [Ansa-Agi)

Persone citate: Ghali, Nyberg, Sadako Ogata, Silajdzic

Luoghi citati: Sarajevo