Missili azzurri sulla Finanziaria

Missili azzurri sulla Finanziaria Missili azzurri sulla Finanziaria L'ex premier pronto al no, pur di votare voli. Insomma, votare a novembre è possibile, dobbiamo restare pronti, ma è anche difficile». Quello che è successo in questi due giorni che hanno lasciato tutto come prima, in una situazione bloccata e con i palazzi della politica avvolti in un'atmosfera vischiosa, può esser cadenzato da questi due fatti: da quel colloquio tra il Capo dello Stato e Berlusconi e da quell'analisi del segretario del pds che lascia tut¬ to in sospeso. Dentro a questo quadro sconfortante ci sono i protagonisti. C'è uno Scalfaro che ha messo una pietra sopra l'ipotesi di elezioni in autunno, dicendo che farà tutto per evitarle. C'è un Berlusconi che deve decidere se dare una risposta dura e forzare la mano sulla Finanziaria o se, invece, accettare, fidandosi ancora una volta, lo schema del Capo dello Stato. E c'è un D'Alema che al massimo può assecondare Berlusconi, ma non può dargli ima mano mettendo a rischio le alleanze del suo schieramento e i legami con il Quirinale. E allora? Siamo allo «stallo» senza uscita, a meno che non sopraggiunga una tempesta. Tutto è bloccato: non va avanti l'accordo sulla Rai, né quello sulla «par condicio», con Berlusconi che subordina e collega l'approvazione dei due provvedimenti alla fissazione delle data delle elezioni. «Noi - ha spiegato il Cavaliere - rispetteremo gli accordi raggiunti al tavolo, ma prima ci dicano la data del voto. Sono intese che ci appaiono mortificanti per la democrazia». E a questa serie di provvedimenti che rimangono per aria, potrebbe aggiungersi la Finanziaria. Nel Polo, infatti, sull'argomento c'è movimento. Fini nel «vertice» di due giorni fa ha annunciato che non voterà la legge. E la stessa cosa hanno detto ieri i Riformatori. «E' l'unico modo per votare davvero - ha spiegato Taradash -. Eppoi con D'Alema che parla di modifiche alla legge elettorale, diventa quasi un obbligo questa scelta, perché se si affronta quel tema si sa come si comincia ma non si sa come si finisce. Inoltre c'è un principio da far rispettare: solo un governo politico può approvare la principale legge di indirizzo». Discorsi che ieri, sia pur con una certa prudenza, Berlusconi ha iniziato a fare. L'ex premier, infatti, ha conti- nuato a predicare l'approvazione per decreto dei soli collegati, accompagnando la proposta con una tesi: «La Finanziaria è la legge più importante dello Stato, dovrebbe essere fatta da un governo politico. E un'anomalia che sia presentata da un governo tecnico. La verità è che si aggiunge ogni volta un compito in più. Prima gli obiettivi del governo erano tre. Poi sono diventati quattro. Ora vogliono aggiungere altre cose... mi sembrano espedienti». Sono discorsi quelli del Cavaliere che preannunciano una prova di forza per smuovere la situazione? Dalla Toscana dov'è in vacanza, un Giuliano Ferrara deluso implora il Cavaliere di alzare la voce. «Se le cose stanno così - dice - significa che le esperienze di quest'anno non hanno insegnato niente. Mi pare che l'unico modo per ottenere le elezioni, non dico a novembre, ma almeno a primavera, è battersi fino alla morte. Ci stanno fregando un'altra volta. Mi sono stufato, non posso allontanarmi un attimo». Per forzare, però, Berlusconi deve portarsi dietro tutto il Polo. E qui torna il discorso di D'Alema: davvero Buttiglione, Casini, Costa e gli altri seguiranno il Cavaliere in questa strategia? E' una domanda a cui l'ex premier per ora non risponde. Preferisce rifugiarsi nella stesura del programma elettorale: fra quattrocinque giorni gli esperti gli daranno le schede e lui le elaborerà seguendo i suggerimenti di un gruppo di lavoro costituito da semplici cittadini, gente comune, con cui trascorrerà qualche giorno. L'organizzazione, la mobilitazione, però, non risolvono il problema di fondo: «Alla Camera - sentenzia Tatarella - Berlusconi e D'Alema fanno comizi elettorali, si parla di programmi e di campagne, ma manca una cosa: le elezioni».

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