Nella polvere gli sceriffi a 2 ruote di Marco Accossato

Svolta nelle indagini sulla polizia municipale dopo i nuovi interrogatori di ieri in procura Nella polvere gli sceriffi a 2 ruote «Eravamo i migliori, vogliono distruggerci» QUEGLI 85 NEL MIRINO ISONORE sulla «casta». Lo scandalo delle mazzette, dei verbali stracciati e dei buoni-benzina che ha travolto la Polizia municipale, trascina nella vergogna uno dei reparti più quotati dei vigili: i motociclisti. Ieri, per loro, è stato il giorno più duro: in corso XI Febbraio c'è voglia di distinguere fra buoni e cattivi, di non trascinare tutti nello scandalo, ma intanto l'inchiesta è sulla bocca della gente: «Corrotti». Che batosta. I graduati sono esterrefatti e increduli. Raccontano che quello è un reparto unito da «un fortissimo spirito di gruppo e senso de! dovere». La realtà e che era davvero una casta: un corpo speciale, tutti volontari, i più «operativi» del nucleo opeiativo. «Ce stato addirittura un periodo - confessa un graduato - in cui ai corsi di addestramento i motociclisti insegnavano alle "reclute" a non parlare coi colleglli automobilisti». Erano loro il fiore all'occhiello. Ora c'è fango sul «fiore». ((Anche gli amici in questi giorni ti guardano strano: leggono gli articoli dei giornali infilandoci il tuo nome tra quelli degli arrestati e degli "avvisati". E ridono». Un incubo. Uno degli agenti più giovani del reparto non ci sta a finire nel gruppo dei cattivi e si sfoga: «Siamo degli ingenui finiti nei guai per colpa delle briciole» dice. Ha trent'anni, solo quattro di servizio: «I buoni-benzina? Certo che li ho presi: 3 da 20 mila lire, a fine anno. Ma che c'è di male: sono come i pan'foni regalati a Natale. Li distribuiva un sottufficiale». Giura: «Non ho mai visto del marcio in questo». Il comandante della polizia municipale la pensa diversamente e dopo aver riunito tutti gli agenti «epurati» li ha strigliati a dovere: prendere quei buoni, ha detto, era praticamente come intascare soldi. Per chiudere gli occhi su accertamenti o distruggere verbali? E' ciò che la magistratura dovrà appurare. «Non mi sento assolutamente un corrotto - spiega l'agente "giovane" fra gli 85 vigili sospettati -. Quei buoni non li preten- devo mica. Li ho accettati, ma in cambio di nulla». «Tutti sapevano delle mazzette, era la prassi» accusano le rivelazioni di Renato Pratone, il vigile motociclista arrestato per corruzione e abuso d'ufficio. «Tutti sapevano della cassa comune e dei buoni benzina». Che sarebbero stati donati per «ammortare» i controlli o addirittura per stracciare multe. «Balle - si difende chi, tra i vigili motociclisti trova il coraggio di parlare pensavamo che quei buoni fossero come i regali che tempo fa i cittadini facevano in occasione della Befana. Per dire grazie, non per corrompere». Non sarebbe così: nella «casta» dei motociclisti qualcuno avrebbe invece preteso i buonibenzina e organizzato le cose a tavolino. La «casta» andava a ce¬ na insieme, al bar insieme, pensava insieme. Molte le serate al «Vecchio nostalgico» di via Saluzzo, il locale di moda della destra. «Non tutti - si dissocia qualcuno degli "sceriffi a due ruote" -. Noi non siamo mai stati invitati né a cene, né a feste, neppure al bar». «Se è vero che tra noi ci sono dei corrotti siamo i primi a volere i nomi: non devono farla franca. Ma poi basta, voghamo tornare a lavorare tranquilli». Gli agenti motociclisti sono i reduci del «reparto viabilità» che fino al '91 raggruppava istruttori anziani, agenti a cavallo e poliziotti in moto. Dal '91 al '93, dopo lo scioglimento del reparto a cavallo, la «casta» ha fatto parte del «nucleo pronto intervento» con in più colleghi dell'Infortunistica e una ventina di agenti-automobilisti abilitati nell'aprile del '93 a passare alle «due ruote». In tutto 130 agenti: quelli sospettati sono una novantina, la maggioranza. Disonore del Corpo. Marco Accossato Nel reparto motociclisti del nucleo operativo si entrava soltanto come volontari, tra di loro vi era un forte «spirito di gruppo», alle reclute si insegnava a non parlare ai colleghi automobilisti

Persone citate: Renato Pratone