Comuni-presepe sistema indecente il cancro

la memoria. Moriva 50 anni fa ignorato da tutti LETTERE AL GIORNALE Comuni-presepe, sistema indecente; il cancro giustizialista I fuorilegge non hanno 5 mila abitanti Desidero allacciarmi alla lettera firmata Giuseppe Ferrari, pubblicata da La Stimpa domenica 23 luglio. Si ignora, o si fa finta, f he i comuni, definiti «piedi d'argilla della Repubblica», vaniio ristrutturati con urgenza. E sicuramente una grave col[ia della classe politica perpetuare, oltre ogni limite di tolleranza e di decenza, il cosiddetto sistema dei presepi», un fenomeno tutto italiano. Le nazioni più avanzate, con intesta la Germania, hanno felicemente : ealizzato la fusione dei piccoli Comuni, dando una prova di maturità rispetto alla quale ! Italia è in grave ritardo. Sono veramente troppi, e troppo costosi, 8090 Comuni. Un carico, per il contribuente, troppa pesante, e in larga parte inutile. Intanto tutti i Comuni che non raggiungono la soglia fissata dalla legge di 5000 abitant. vanno considerati fuoriillegittimi i loro atti, a codiare dalle imposizioni triarie, come liei e l'Iciap. Giovanni Gamba, Genova Opinionisti e progetti sulfurei il «fondo» di Ugone di Certoit '31 aglio) suscita divertito godimento letterario. Accade sempre, quando si scorrono le pagine dello stimolante scrittore celato sotto quello pseudonimo (ma sì, Guido Ceronetti; non è necessario essere esperti in anagrammi per individuarlo). Stavolta, poi, la rubrica «Bandiera gialla» acquista valenze davvero illuminanti. E' vero, si è accumulata - nel giornalismo, nella saggistica, nell'intelligenza italiana - una smània cancerogena di contenuti giustizialisti. E si è smarrita, o si sta smarrenti' la cultura vera, materiata di pazienti letture (Kafxa, Mann, D'Arrigo) e nutrita, ove se ne abbia l'opportunità, di spi- ritualizzanti esercizi pubblicistici. Non so più in quale edizione della Mostra di Venezia, Maria Adriana Prolo, ideatrice e conservatrice del buon Museo del Cinema che sorge a Torino, mi elogiava l'acume pungente di Ceronetti. Oggi è doloroso verificare, se mai con angosciato fatalismo e comunque «senza Sgarbi», che Cabiria e Giovanni Pastrone (la Prolo li adorava), ma anche Chaplin ed Humphrey Bogart, Marlene e Greta, Von Stroheim e Ricciotto Canudo, stanno scomparendo dall'impaginazione dei quotidiani italiani. La Stampa, tutto sommato, si difende bene dall'assedio massmedio telequizzologico gestito da improvvidi personaggi, i quali hanno magra dimestichezza con la lingua italiana (ah, meriterebbero la frusta di Leo Pestelli... cosi garbata, così ironica, cosi inflessibile). Costoro usano, oggi, scrivere sui giornali. I giornalisti di razza (non quelli «razzisti») indietreggiano inorriditi. Ci stiamo accorgendo di un sulfureo progetto: improvvisarsi opinionisti. Gregorio Napoli, Palermo Socio fondatore del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani Nenni, i Faentini e piazza della Molinelli! Da alcuni giorni continuano ad apparire su vari quotidiani articoli e prese di posizione sulla intenzione dalla Giunta di Faenza di ridare a una piazza della citta l'antico nome, cancellando cosi l'intitolazione a Pietro Nenni. A noi sembra assolutamente scorretto utilizzare questa vicenda, come fa ad esempio anche Giuseppe Tambucano, presidente della Fondazione Pietro Nenni, per formulare delle considerazioni politiche di carattere generale e arrivare a conclusioni che con questo fatto nulla hanno a che vedere. A Faenza esiste dal XII secolo la piazza della Molinella che deve il suo nome ad un antico «molino» con annessi depositi di grani e farine che servivano tutta la città. Nel 1991 la minoranza socialista che guidava la città impose in maniera arrogante il cambio di nome, chiamando lo stesso onorevole Bet¬ tino Craxi a presenziare alla cerimonia. Già allora ci furono molte proteste a questo atto di «violenza» verso la città e la sua storia, proteste che non furono tenute in alcun conto. A dimostrazione di quanto fossero fondate quelle proteste, nonostante siano passati oltre quattro anni, il nome di piazza Nenni non è assolutamente entrato nell'uso corrente dei cittadini: per tutti quella era, e rimane, la piazza della Molinella. La Giunta di Faenza, che può essere criticabile ma per ben altri motivi, si è limitata a prendere atto di questo stato di cose. Parlare, come fa Tambuca¬ no, di «pulizia etnica» in questo memento, in cui vicino a noi vediamo davvero cosa significhi questo termine, ci pare quanto meno offensivo e fuori luogo. Renzo Bertaccini, Gigi Bertoni Valerio Magnani, Faenza Cara Macugnaga non ci aspettare più Siamo soliti mio marito ed io trascorrere nel periodo estivo i fine settimana in località di montagna e mai ci era capitato né in Italia né tantomeno all'estero di avere una simile esperienza. Sabato 22 luglio (non a Ferragosto) abbiamo avuto l'infelice idea di scegliere Macugnaga per la nostra gita, che come si sa non è proprio a due passi da casa; bene, in questo paese non ospitano i turisti per una sola notte, abbiamo visitato tutti, dico tutti, dall'hotel a tre stelle all'ultima pensioncina, nessuno per una notte aveva una camera. Abbiamo poi scoperto che è una loro regola e sono tutti d'accordo: per una sola notte non ci vogliono. Ma allora perché andarli ancora a disturbare nei loro ristoranti e bar!!... Perciò, cara inospitale Macugnaga, non mi aspettare; mai e poi mai, stai tranquilla, mi rivedrai per il mio tanto amato mese di vacanza. A. F. B., Genova Il «falco Reagan» per piloti scontenti In Italia esistono, purtroppo, alcune categorie di persone con privilegi ai quali non vogliono assolutamente rinunciare e per i quali, sostenuti da vari sindacatini (Ambac, Appi, Sun, Cisal, Cobas, ecc.) indicono scioperi in continuazione creando disagi ai passeggeri e molto discredito al nostro Paese. Questi signori, tutti di tendenze fascistoidi e corporativiste, oltre che offrire servizi scadenti, godono di lauti stipendi e molte agevolazioni. Ma non contenti di tutto ciò, pretendono un aumento annuo pari allo stipendio di un comune impiegato. Per questa gente ci vorrebbe uno di loro, cioè uno che li mandasse tutti a spasso, come fece il «falco Reagan»! Ci sono tanti piloti, hostess, controllori di volo che lavorerebbero per molto meno e meglio! Purtroppo noi abbiamo sempre avuto governi che fan la voce grossa, solo, con i poveri e gli onesti e non sanno (o non vogliono?) far pagare le tasse agli evasori cronici! V. Lorenzi, Bolzano Un referendum contro la pazzia L'inimitabile Cuore ha pubblicato diciotto «controreferendum» nei quali lo spirito e la fantasia di Michele Serra hanno raggiunto a mio parere il massimo. Le odierne proposte di Cuore vanno dalla cancellazione della manutenzione degli aerei, all'eliminazione del semaforo rosso, all'abrogazione (!) della mafia, all'abrogazione della matematica a scuola, all'abrogazione del salario agli operai per «sospetta incostituzionalità» (!!). Ritengo tuttavia che ci sia già stato in Italia qualcuno che ha rubato il pur formidabile estro umoristico al simpatico Serra. Mi riferisco all'indimenticabile Maestro della psichiatria di sinistra che nel fecondo periodo sessantottino ispirò e fece votare la legge che abolì la pazzia e di conseguenza i manicomi. Le conseguenze di tale legge sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto in questi giorni in cui la calura estiva favorisce quotidianamente stragi di mogli e figlioletti, tanto da fare pensare che, per quanto riguarda gli effetti, la legge 180 possa superare le proposte di legge di Serra di cancellare la manutenzione degli aerei e l'eliminazione del semaforo rosso. Pier Nicola De Sario, Torino