«Emanuela presto tornerà a casa»
«Emanuela presto tornerà a casa» Il turco: non voglio nulla in cambio. Slitta il confronto con Pazienza «Emanuela presto tornerà a casa» Ali Agca interrogato a Roma sul caso Orlandi ROMA. Ali Agca, il terrorista turco che nel 1981 sparò a Giovanni Paolo II, torna a parlare di Emanuela Orlandi, e costringe ad occuparsi ancora di lui i giudici che indagano sulla scomparsa della ragazza (avvenuta nel 1983) e sull'attentato al Papa del 1981. Ieri, pnel bunker distaccato della procura di Roma, il turco condannato all'ergastolo è stato nuovamente interrogato. E mentre veniva riportato in carcere, prima di salire sul cellulare dei carabinieri ha gridato ai giornalisti con l'abituale tono da oracolo: «Emanuela Orlandi sarà liberata molto presto, non chiedo nulla in cambio». Già la scorsa settimana, il 26 luglio, i giudici istruttori Rosario Priore e Adele Rando (titolari delle inchieste sull'attentato di piazza San Pietro e sulla scomparsa della ragazza) erano andati nel carcere di Montacuto, ad Ancona, per ascoltare che cosa aveva da dire Agca, dopo che suo fratello Adnan aveva fatto sapere all'ambasciata turca in Italia e alla famiglia Orlandi che Ali aveva nuove rivelazioni da fare. Un interrogatorio che non avrebbe portato grosse novità, ma che ha reso necessario - sul versante dell'indagine per l'agguato a Giovanni Paolo li - un confronto tra il killer turco e Francesco Pazienza, il faccendiere ex collaboratore del Sismi del generale Santovito. Il confronto doveva esserci ieri, ma Pazienza non è potuto venire a Roma e quindi e stato rinviato. Tutto s'è risolto in un nuovo, breve interrogatorio di Agca, e i due giudici istruttori alla fine hanno diffu¬ so un breve comunicato per dire che «Agca ha tenuto a precisare che si sta adoperando unicamente perché Emanuela Orlandi, che ritiene ancora in vita, sia restituita alla famiglia». Tutto qui. Sono anni che il mancato assassino del Papa mette in relazione la sua vicenda con quella della ragazza all'epoca quindicenne, figlia di un dipendente del Vaticano, scomparsa il 22 giugno del 1983. Ma in tutte le sue dichiarazioni - al di là delle assicurazioni che Emanuela è viva e che lui potrebbe contattare le persone giuste per ritrovarla -, Agca non ha mai fornito indicazioni utili. Ora però l'atteggiamento del terrorista è cambiato, assicura il suo avvocato Marina Magistrelli, «nel senso che è diventato collaborativo. Agra vuole aiutare a fare chiarezza sul caso Orlandi e quindi si è messo a disposizione della magistratura». «Non chiedo nulla in cambio», continua a ripetere Ali, ma nei contatti avviati il mese scorso • ha ri¬ velato il settimanale Epoca - Adnan Agca ha fatto sapere che suo fratello sarebbe disposto ad adoperarsi por rintracciare Emanuela Orlandi in cambio della possibilità di scontare la pena dell'ergastolo nel suo Paese, la Turchia, oppure di una grazia o di sconti di pena concessi dallo Stato italiano. Agca smentisce questa ricostruzione, dice che non vuole contropartite, ma gli inquirenti aspettano ancora di conoscere da lui una verità che sia attendibile. Il confronto che doveva svolgersi tra Agca e Pazienza riguarderebbe proprio l'inchiesta sull'attentato al Papa, ma «l'atto non ha avuto seguito - hanno comunicato i giudici per l'assenza della persona indicata da Agca, non comparsa per precedenti impegni lavorativi indicati nel telegramma inviato ai magistrati». Nell'ambito di quell'istruttoria, il nome di Pazienza era già comparso, e l'uomo fu interrogato, come testimone, dall'ex giudice istruttore Ilario Martella. [gio. bia.] Emanuela Orlandi, scomparsa nel 1983, e l'attentatore del Papa, Ali Agca
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