«I boss speculano sui rifiuti»

Palermo, sette persone in carcere nell'inchiesta sullo smaltimento delle sostanze tossiche Palermo, sette persone in carcere nell'inchiesta sullo smaltimento delle sostanze tossiche «I boss speculano sui rifiuti» Un business da 14.500 miliardi PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La mafia è dentro fino al collo nel business italiano dei rifiuti tossici nocivi, stimato in 4500 miliardi l'anno. I boss continuano a mettere le mani sugli affari più remunerativi e infatti stanno partecipando alla divisione della torta delle «ecomafie» su appalti pubblici, cementificazioni, ecc., per 14.500 miliardi l'anno. Sette persone sono state arrestate ieri dalla polizia che prosegue gli accertamenti per risalire a chi tira i fili di questo «affare» che minaccia anche la salute della gente. L'inchiesta è decollata dopo la scoperta in una cava di Montanaro, a 25 chilometri da Torino, durante l'ultima alluvione, di fusti con materiale tossico proveniente da industrie del Nord Italia. Un «carico» che aveva rischiato di spandersi nel territorio circostante. Hanno contribuito le rivelazioni del pentito trapanese Pietro Scavuzzo che ha dipinto un quadro inquietante, chiamando in causa il siciliano Pietro Di Falco, 47 anni, che è stato ammanettato a Genova, dove abita da anni e che sarebbe un grand comis delle cosche. E da Di Falco, gli uomini del questore Alessandro Pansa, direttore del Servizio centrale operativo della polizia, sono risaliti a Torino a Piercarlo Borra, di 57 anni; Felice Prestianni, di 54 e Giovanni Alberto Gammicchia, di 28, arrestati in Piemonte, e agli al¬ tri tre incriminati che la polizia ha prelevato a Reggio Calabria (Vincenzo Falduto, di 44 anni) e a Bergamo (Tiziana Svizzero e Carmelo Meoli, di 29 e 46 anni). «E' stata evitata una catastrofe», ha commentato Pansa ieri mattina a Palermo incontrando i giornalisti in questura, presenti il procuratore aggiunto della Repubblica, Luigi Croce, che coordina l'inchiesta affidata al sostituto Nino Napoli, e al questore Arnaldo La Barbera. E il portavoce siciliano dei Verdi, Aurelio Angelini, ha ricordato le tante denunce degli ambientalisti che il Consiglio dei mmistri, proprio venerdì scorso, ha raccolto decretando lo stato d'emergenza a Cirio, Tortona e Piossasco, in Piemonte, e in due Comuni della Lombardia, Lacchiarella e Dresano. Si sta cercando, in effetti, di non stare con le mani in mano e il 20 giugno a Montecitorio è stata istituita una Commissione presieduta dal verde Massimo Scalia che ha il compito di vigilare su questo delicato settore. Sul ruolo della mafia, d'altronde, è al lavoro da 2 anni un gruppo di funzionari e esperti della Direzione nazionale antimafia, diretto da Alberto Maritati e stanno indagando anche i magistrati di svariate procure della Repubblica. Gli accertamenti riguardano anche una società svizzera. L'Eurispes ha recentemente calcolato che il 61 per cento dello smaltimento illegale dei rifiuti tos¬ sici-nocivi in Italia è concentrato in cinque regioni del Sud tra le quali la Campania ha il record tutt'altro che invidiabile di 316 imprese non in regola. Tuttavia il decreto della scorsa settimana ha confermato l'esistenza di stoccaggi abusivi anche nel Nord Italia. E, sempre secondo l'Istituto di ricerca, la metà dei rifiuti nocivi prodotti nelle industrie nel nostro Paese (circa 1.750.000 tonnellate) viene smaltita senza che si tenga conto delle norme a garanzia della tutela ambientale e della salute dei cittadini. Una puntata della Piovra televisiva, anni fa, si snodò proprio attorno a un treno con vagoni carichi di materiali tossici inviati dai mafiosi. Dalla fiction alla realtà, il passo è ben più breve di quanto si possa immaginare, con buona pace dei nemici dichiarati della serie televisiva, fra i quali Franco Zoffirelli, preoccupati per i riflessi negativi sull'immagine della Sicilia. Antonio Ravidà Un grande business della mafia: lo smaltimento dei rifiuti